Magazine Cultura
di Stefano Mordini (Italia, 2012)
con Matilde Giannini, Anna Bellezza, Michele Riondino, Vittoria Puccini
VOTO: ***/5
Per un beffardo scherzo del destino, Acciaio esce al cinema nel momento storico più nero della siderurgia italiana: inutile ricordare la drammatica vicenda dell'Ilva di Taranto e l'altrettanto drammatica situazione degli stabilimenti Lucchini di Piombino, a rischio chiusura e senza reali prospettive per il futuro. La vicenda di Acciaio è ambientata circa una decina di anni fa, quando il lavoro c'era ancora ma la crisi già si faceva sentire, lasciando preludere quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
E' raro che in Italia si parli ancora degli operai e del lavoro in generale. Non ne parlano quasi mai i media nè tantomeno il cinema. Per questo bisogna dare atto a Stefano Mordini di aver avuto coraggio a cimentarsi in un' 'impresa' del genere... se sarà riuscita questo lo diranno solo le cifre degli incassi, ma intanto il film ha registrato una buona accoglienza alla Mostra di Venezia, nient'affatto scontata per un prodotto italiano così diverso dai consueti canoni nazionali e piuttosto 'scomodo' per ciò che racconta.
Va infatti reso merito al regista di riportato, nel suo piccolo, l'attenzione e l'interesse del pubblico verso la lotta di classe e verso la crisi economica che colpisce le fasce più deboli, condizionandone in negativo anche la vita sociale. Tratto da un mediocre romanzo della bolognese Silvia Avallone, inspiegabilmente best-seller di qualche stagione fa, la versione cinematografica di Acciaio può dirsi riuscita proprio in quegli aspetti dove il libro falliva miseramente. Mordini ha infatti apportato piccole ma sostanziali modifiche alla trama, smussando molto gli aspetti pruriginosi relativi alla sessualità delle due giovanissime protagoniste, e spostando invece l'attenzione dello spettatore verso la fabbrica, autentico microcosmo specchio della deriva civile e culturale che stiamo vivendo.
Le vite di Anna e Francesca infatti sono irrimediabilmente condizionate dai fumi delle ciminiere e dalle fiamme dell'altoforno della Lucchini: viene fin troppo facile il simbolismo tra l'inferno dantesco e quello che si trova all'interno dello stabilimento, dove dei lavoratori che stanno al livello più basso della scala sociale si guardano in cagnesco tra loro per paura di perdere uno dei mestieri più umili e sottopagati che esistano. L'egoismo che deriva dall'ignoranza e dall' in-cultura sarà la molla che farà scattare la tragedia e, nel contempo, la disperata voglia di scappare delle due ragazzine.
Acciaio è tutto sommato un discreto prodotto, sincero, snello, semplice e senza fronzoli nella realizzazione. Certo non si può fare a meno di notare un certo stampo 'televisivo' di fondo, ma le convincenti prove delle due adolescenti (al loro debutto assoluto nel cinema) nonchè quella del sempre più bravo Michele Riondino contribuiscono non poco alla riuscita del film.
Non saremo dalle parti di Ken Loach, e nemmeno da quelle di Elio Petri. Però il risultato è più che sufficiente. Abbastanza per potervelo consigliare.
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