Accordo PokerStars-DoJ sull’acquisto assets di Full Tilt Poker. Tutti felici? Forse no!

Da Poli @PoliPoker_

Dopo le indiscrezioni della scorsa settimana considerate con cautela dalla comunità pokeristica internazionale visto i precedenti, anche se questa volta le fonti erano particolarmente ben informate, PokerStars ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il DoJ per l’acquisto degli assets dell’ex acerrimo rivale Full Tilt Poker.

L’accordo prevede il rimorso dei players americani per 547 milioni di dollari e di quelli non US per $184 milioni per un totale di ben 731 milioni di dollari.

PokerStars metterà i fondi a disposizione degli aventi diritto entro 90 giorni dalla chiusura del deal.

Unico “downside” per la poker room monopolistica la richiesta da parte del DoJ di dimissioni da ogni posizione dirigenziale all’interno della società del suo fondatore Isai Scheinburg, lasciando a suo figlio Mark Scheinberg, attualmente presidente del cosiglio di amministrazione di PokerStars, il compito di guidare l’azienda verso la conquista del mercato americano e dunque del sogno della poker room globale.

Come ampiamente anticipato, l’accordo tra PokerStars e il DoJ per l’acquisto di Full Tilt Poker è parte di un accordo extragiudiziale in virtù del quale decadono i capi di accusa civili e penali  nei confronti della società, mentre rimango in essere le accuse penali personali contro gli undici soggetti incriminati in occasione del Black Friday, tra i quali è presente lo stesso Isai  Scheinberg.

Inoltre sembra che PokerStars potrà fare richiesta di licenza per offrire servizi di poker online (anche cash game) a livello statale e federale, quando e se verrà mai regolato il mercato del gambling online. Nel comunicato stampa rilasciato dalla società si legge che l’accordo extragiudiziale riconosce esplicitamente che entrambe le poker rooms PokerStars e Full Tilt Poker hanno agito legalmente nel mercato americano nel periodo precendente il Black Friday.

Eric Hollreiser, Head of Corporate Communications di PokerStars ha accolto con entusiasmo la nuova opportunità di business per la società dichiarando che PokerStars porterà enorme valore al mercato Americano in termini di esperienza normative, credibilità e integrità finanziaria.

Nonostante la notizia dell’acquisto di FTP sia stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità pokeristica internazionale, riportando un senso di giustizia e fiducia in un settore in sofferenza che nell’ultimo anno è stato caratterizzato da fallimenti societari e buchi finanziari, sarebbe ingenuo negare che tutti gli attori del mercato gambling online considerano l’outcome un successo.

Il rimborso dei giocatori è sicuramente una conquista e sarà di enorme beneficio per i players in primis e per l’intera economia del settore, ma il principio della certezza della legge tanto cara agli americani (e in teoria alla base della società civile) ne esce con le ossa rotte.

Basterebbe domandare a coloro che nel rispetto della famigerata UIGEA lasciarono il prospero mercato americano del 2006, lasciando libero campo ad entrambe PokerStars e Full Tilt Poker capaci di crescere a ritmi ineguagliabili in nessun altro mercato.

In una intervista rilasciata dall’Amministratore Delegato del colosso Bwin.Party Jim Ryan in occasione della presentazione di nuovi accordi di joint venture con partners americani in California e New Jersey in vista del ritorno nel mercato USA, lo stesso ammise che l’abbandono del mercato statunitense da parte di PartyPoker fu un grave errore che favorì l’ascesa di Stars e FTP a leaders incontrastati del poker online mondiale e procurò un grave danno economico all’azienda.

Le parole di Jim Ryan, considerare un grave errore il rispetto di una legge federale (UIGEA), considerate improprie qualche mese fà, vengono oggi giustificate dall’accordo extragiudiziale tra PokerStars e il DoJ in virtù del quale decadono accuse civili e penali nei confronti delle due aziende e che porta con se importanti aspetti giurido, politico e finanziari.

Soddisfazione e felicità per le migliaia di players in attesa dei rimborsi, ma la giustizia ne esce azzoppata e schiava ancora una volta dell’interesse economico.


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