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Accostarsi al paesaggio. Con rispetto

Da Marcoscataglini
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"...A un'intera generazione è stato fatto credere che il bisogno di un contatto con la natura fosse tutto sommato un lusso o una velleità estetica di scarsa importanza. Il valore dell'ambiente per l'armonico sviluppo dell'uomo è stato degradato alla percezione esterna ed epidermica del "paesaggio": una scenografia pittoresca da consumare secondo i soliti modelli stereotipati del consumismo e non da vivere come  uno dei necessari catalizzatori delle potenzialità espressive dell'Io". Così si esprimeva Carlo Alberto Pinelli nel 1980. Cosa c'entra questo con la fotografia? C'entra, eccome. Perché c'è un modo consumista e superficiale di fare fotografia, soprattutto "turistica": è quel modo tipico di coloro che si limitano a scalfire appena la superficie delle cose, e vivono la natura, l'ambiente, il paesaggio secondo i "soliti modelli stereotipati del consumismo". Ed invece occorrerebbe accostarsi al paesaggio (nel suo significato più ampio e profondo) come, appunto, ad una "catalizzatore delle potenzialità espressive dell'Io". Questo vale, naturalmente, per il fotografo che scatta la foto, ma anche per coloro i quali quella foto guarderanno e -attraverso di essa- si accosteranno al luogo che vi è rappresentato. Il paesaggio, l'ambiente, la natura non sono semplici "immagini" da riprendere, sono dei "significanti", dei simboli, dei ponti protesi verso il vero senso dell'Universo. Come diceva Ralph Waldo Emerson, filosofo trascendentalista americano nel suo saggio "Natura", "vi è una minima differenza tra un paesaggio e l'altro, ma grande è la differenza tra un osservatore e l'altro", spostando la "responsabilità" della rappresentazione dal paesaggio in sé a colui il quale lo riprende. D'altra parte, sostiene Emerson, "la natura non si fà mai sorprendere in vestaglia. La bellezza irrompe dappertutto". Sta solo a noi saperla riconoscere, comprendere e infine "catturare" nel breve volgere di un battito d'ali, o nel sollevarsi di una tendina, nel chiudersi di un otturatore. Attimi, in grado di regalare parvenze di eternità.
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