Magazine Arte
ACCROCHAGE
a cura di Patti Campani
Opening: sabato 8 giugno dalle 19 alle 23
spazio UN1CO, via baruzzi 1\2 Bologna
Claudio Alba, Marco Ara, Aseret Marille, Giampaolo Atzeni, Angelo Barile, Pietruccia Bassu, Lancillotto Bellini, Mauro Bellucci, Davide Bonazzi, Barbara Bonfilio, Carmine Calvanese, Silvia Camagni, Totò Cariello, Daniele Carnovale, Luna Cesari, Daniele Contavalli, Corti Manuela, Michele D’Agostino, Laura della Gatta, Federica De Ruvo, Luca Di Martino, Fernando Di Nucci, Roberta Fanti, Fathi Hassan, Massimo Festi, Roberta Filippelli, Maria Grazia Galatà, Raimondo Galeano, Alberto Gallingani, Marina Gasparini, Anna Girolomini, Vittorio Gui, Piotr Hanzelewicz, Holly Demetra Heuser, Gabriele Lamberti, Marco Lavagetto, Paolo Maggi, Bruno Mangiaterra, Luigi Mastrangelo, Viviana Mauriello, Antonella Mazzoni, Gianfranco Milanesi, Mauro Molle, Monalisa Tina, Daniela Montanari, Sabrina Muzi, Emilio Nanni, Nieddu Gianni, Marilena Pasini, Simone Ponzi, Loredana Raciti, Nicola Rotiroti, Mauro Sambo,Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Mike Sigurtà, Gabriele Talarico, Vania Elettra Tam , Danilo Vaiz, Vittorio Valente, Samantha Vichi, Stefano Scheda, Sozzi Valentina, Xel, Roberto Zizzo
“Il problema della nostra epoca è che è tutta piena di cartelli e priva di destinazioni” questo l’appunto trovato a bordo pagina di quaderno e, come spesso mi succede, senza autore o riferimenti: fiducia in una memoria che è da tempo vagabonda. La cosa particolare è che alcuni giorni fa, in tempi perfetti per questo progetto, un’amica mi ha suggerito involontariamente l’autore inviandomi un link sulle previsioni astrali … coincidenze. Ma tant’è. A ben vedere però farei una piccola, ma significativa, variante al testo di Kronenberger e direi piuttosto che “Il problema della nostra epoca è che è tutta piena di cartelli che indicano destinazioni”. Personalmente preferisco gli indizi alle indicazioni: quanto poco spazio resta altrimenti all’attenzione, all’intuito e alla scoperta se si segue una traccia certa. Meglio perdersi un poco lungo il percorso. Del resto Walser, amato maestro dell’eterno vagabondare nella natura così come nella vita e nell’arte, mi ha insegnato, senza mai deludermi, che in “… un’avventura nomade, dissociata e abbandonata agli incontri più incongrui, casuali e sorprendenti, si abbraccia ogni particolare del circostante e insieme lo si osserva da una invalicabile distanza … “
E questo pensiero mi ha condotta attraverso Accrochage: non volevo dare o avere indicazioni, passare un filo di lettura orientato, ma piuttosto mischiare le carte e dare l’opportunità ad autori diversi tra loro per ricerca ed espressione, di convivere, di confrontarsi e di unirsi in imprevisti incontri. Del resto questo è il tempo o il modo delle espressioni contemporanee, mutanti e aperte, nel quale i confini tra i vari linguaggi sono sempre più labili, difficili da definire e capire, perché si trasformano in continuazione. Accrochage, quindi, un bisticcio o schermaglia, un confronto di lingue, pensieri e poetiche, che rappresenta nel suo insieme una parte dell’espressione artistica attuale, acuta e presente a dispetto di alcuni vuoti propositivi che ci circondano.
Difficile costruire i limiti di una mostra con l’intenzione di non volerla improntare seguendo un tema specifico. Come definire un limite del campo all’interno del quale poter rappresentare l’ordine o il disordine del senso del discorso? Ho scelto di dare un ruolo fondamentale all’insieme cercando di evitare di racchiudere le opere di ogni artista in una situazione di definizione ed invitando artisti in grado di attraversare liberamente ogni contesto espressivo, abbattere generi di appartenenza o correnti e creare una sorta di rebus nel quale poter rintracciare una soluzione, possibile solo tenendo conto dell' insieme.
Ho chiesto espressamente agli artisti invitati di partecipare con più lavori e su un formato contenuto per poter realizzare un’onda multiforme di immagini che andasse ad invadere in maniera serrata lo spazio, li ho invitati a lasciare andare un’ immediata leggibilità personale per puntare sulla forza di una coralità a più voci.
Un’opera unica, quindi, ad occupare i limiti fisici del locale in una proposizione senza soluzione di continuità tra un autore e l’altro, tra una tecnica e l’altra. Più di sessanta artisti a rappresentare pittura, fotografia, grafica, illustrazione, installazione, video, mail art e quanto nasce dalla contaminazione dei singoli ambiti.
Un flusso continuo che contenga , spavaldo, dissonanze e armonie di questa modalità nomade e inquieta . E da questo flusso bisogna lasciarsi assorbire, prestargli attenzione, dare senso e presenza ad ogni singolo passaggio ad ogni frame che lo compone. Del resto le relazioni e le intersezioni si possono strutturare solo attraverso il dettaglio o il frammento, appunto. E qui naturalmente si entra nel merito dei singoli lavori, dell’opera nella sua unicità, nel filo armonico della poetica di ogni singolo artista che possiamo riconoscere e rintracciare, come una voce amata, all’interno del coro di commistioni di segni e linguaggi.
La partecipazione così numerosa rende impossibile dedicarmi con parole ad ogni singola presenza senza cadere in una sintesi parziale e vaga; solo la visione accurata delle opere stesse può accompagnarci in questa conoscenza. E se l’incessante bombardamento di immagini e di informazioni spesso portano la vista ed insieme il pensiero ad essere distratti e superficiali, qui, forse, le dissonanze possono esserci d’aiuto: farci da inciampo per condurci a rallentare il movimento e salvarci dal battere il naso contro la disattenzione.
per info:3336419333
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