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Acqua e vino di Trilussa

Da Anginapectoris @anginapectoris

Carlo Alberto Salustri, meglio noto con lo  pseudonimo di Trilussa,  anagramma del suo cognome - (Roma, 26 ottobre 1871 –Roma21 dicembre 1950), è stato un poeta italiano, noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.

Carlo Alberto Salustro - Trilussa

Carlo Alberto Salustri – Trilussa

Fu il terzo grande poeta dialettale romano comparso sulla scena dall’Ottocento in poi: se Belli con il suo realismo espressivo prese a piene mani la lingua degli strati più popolari per farla confluire in brevi icastici sonetti, invece Pascarella propose la lingua del popolano dell’Italia Unita che aspira alla cultura e al ceto borghese inserita in un respiro narrativo più ampio.

Infine Trilussa ideò un linguaggio ancora più prossimo all’italiano nel tentativo di portare il vernacolo del Belli verso l’alto.

Trilussa alla Roma popolana sostituì quella borghese, alla satira storica l’umorismo della cronaca quotidiana.
Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi nominò Trilussa senatore a vita il 1º dicembre 1950, venti giorni prima che morisse (si legge in uno dei primi numeri di “Epoca” dedicato, nel 1950, alla notizia del suo decesso, che il poeta, già da tempo malato, e presago della fine imminente, con immutata ironia, avesse commentato: “M’hanno nominato senatore a morte”; resta il fatto che Trilussa, benché 79enne al momento del trapasso, si ostinava con civetteria d’altri tempi a dichiarare di averne 73). cfr wikipedia

Recentemente Michele Placido ne ha ricoperto il ruolo nella fiction televisiva, trasmessa su Rai 1 dal titolo Trilussa storia d’amore e di poesia.

Monica Guerritore e Michele Placido interpreti della fiction dedicata al poeta romano

Monica Guerritore e Michele Placido interpreti della fiction dedicata al poeta romano

Acqua e vino,  1944
Se certe sere bevo troppo e er vino
me fa quarchiduna de le sue,
benchè sto solo me ritrovo in due
con un me stesso che me viè vicino
e muro-muro m’accompagna a casa
pe’ sfuggì da la gente ficcanasa.

Io, se capisce, rido e me la canto,
ma lui ce sforma e pe’ de più me scoccia:
- Nun senti che te gira la capoccia?
Quanno la finirai de beve tanto?
- E’ vero, – dico – ma pe’ me è una cura
contro la noja e contro la paura.

Acqua e vino

Acqua e vino

Der resto tu lo sai come me piace!
Quanno me trovo de cattivo umore
un bon goccetto m’arillegra er core,
m’empie de gioja e me ridà la pace:
nun vedo più nessuno e in quer momento
dico le cose come me la sento.

- E questo è er guajo! – dice lui – Più bevi
più te monti la testa e più discorri
e nun pensi ar pericolo che corri
quanno spiattelli quello che nun devi;
sei sincero, va be’, ma ar giorno d’oggi
come rimani se nun ciai l’appoggi?
Impara da Zi’ Checco: quello è un omo

ch’usa prudenza e se controlla in tutto:
se pensa ch’er compare è un farabutto
te dice ch’er compare è un galantuomo,
in modo ch’er medesimo pensiero
je nasce bianco e scappa fôri nero.

Tu, invece, quanno bevi co’ l’amichi,
svaghi, te butti a pesce e nun fai caso
se ce n’è quarchiduno un po’ da naso
pronto a pesà le buggere che dichi,
che magara t’approva e sotto sotto
pija l’appunti e soffia ner pancotto.

Stasera, a cena, hai detto quela favola
der Pidocchio e la Piattola in pensione:
ma te pare una bell’educazzione
de nominà ‘ste bestie proprio a tavola
senza nemmanco un occhio de riguardo
pe’ l’amichi che magneno? E’ un azzardo!

Co’ tutto che c’è sotto la morale
la porcheria rimane porcheria:
e se quarcuno de la compagnia
se sente un po’ pidocchio, resta male.
Co’ la piattola è peggio! Quanta gente
vive sur pelo e nun sapemo gnente?

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Le verità so’ belle, se capisce,
ma pure in quelle ciabbisogna un freno.
Eh! Se ner monno se parlasse meno
quante cose annerebbero più lisce!
Ch’er Padreterno te la manni bona
da li discorsi fatti a la carlona! –

E ammalappena er vino che ciò in testa
sfuma nell’aria e me ritrovo solo
capisco d’avè torto e me consolo
che in un’epoca nera come questa
s’incontri ancora quarche bon cristiano
che, se sto pe’ cascà, me dà una mano.

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