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Acqua in bocca: lettere di un omicidio

Creato il 12 agosto 2010 da Scrid

Se non fosse un romanzo epistolare, sembrerebbe proprio di guardare un poliziesco in Tv. Infatti, gli “sbirri” dello schermo ci sono praticamente tutti: Grazia Negro, il Commissario Montalbano e persino una fulminea incursione dell’Ispettore Coliandro.

Non a caso l’editore, MinimumFax, ha deciso di chiudere il volume con dei veri e propri titoli di coda, in perfetto stile cinematografico. Ma di certo, al principio, nessuno si aspettava che sarebbe stato questo l’esito di un incontro organizzato tra Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri.

Guido Di Gennaro racconta ancora con sorpresa gli eventi che hanno portato alla nascita del libro “Acqua in Bocca”: i due scrittori chiusi in un salotto per le riprese di un documentario, ad un certo punto raccolgono la sfida: “Come si comporterebbero Grazia Negro e Salvo Montalbano con un cadavere in mezzo ai piedi?”

Inutile darvi anticipazioni sulla trama, l’indagine è appassionante e quanto mai curiosa, ma l’apetto più interessante sta nel modo in cui Lucarelli e Camilleri hanno concretamente scritto Acqua in Bocca: i due poliziotti vivono fisicamente distanti – Montalbano a Vigata e Grazia Negro a Bologna – ed escogitano l’espediente dei pizzini per aiutarsi nelle indagini, così come gli stessi due autori si spediscono di volta in volta tramite posta, i nuovi risvolti dell’intreccio. L’uno senza mai sapere dove l’altro avrà deciso di andare a parare.

Per coloro che molto spesso hanno lamentato la difficoltà di scrivere un racconto a più mani senza una linea guida ben precisa, Acqua in Bocca può essere una lettura illuminante. Camilleri e Lucarelli non hanno seguito una tabella di marcia, sapevano solo che c’era un caso di omicidio che i loro personaggi avrebbero dovuto risolvere.

I due scrittori si sono divertiti a scoprire le reciproche reazioni, scatenandosi in quella che Di Gennaro definisce una vera e propria competizione a chi scriveva la “botta” più grossa.

A volte basta solo divertirsi.


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