Magazine Cultura

Acqua privata o pubblica? Acqua autogestita, è la risposta

Creato il 21 dicembre 2010 da Stampalternativa

Acqua privata o pubblica? Acqua autogestita, è la risposta Acqua pubblica o acqua privata? La propaganda di sinistra, quella sterile e inutile è riuscita a ridurre un dibattito di eccezionale valore a semplice scontro, nei fatti inesistente. Perché inesistente? L'acqua privata in questo Paese non è mai esistita, tra i cultori del "no al mercato" nessuno denuncia che queste politiche non sono altro che sistemazioni di posti per politici e per partiti che attraverso aziende e compagine amiche tengono vivo un corporativismo devastante.
La sinistra continua a rincorrere l'acqua statale, dimenticandosi che proprio grazie a tale gestione le condutture perdono 104 litri d'acqua per abitante al giorno (pari al 27%), un terzo degli italiani non ha un accesso regolare all'acqua potabile, ma ogni italiano consuma 237 litri di acqua al giorno. Salerno è la città che ne consuma di più con una media di 264 litri a testa al giorno. Il rubinetto dell'Italia perde il 30% dell'acqua immessa e nelle regioni meridionali e nei mesi estivi il 15% della popolazione scende al di sotto della soglia minima di fabbisogno giornaliero a persona (50 litri al giorno), senza dimenticare anche il business dell'acqua minerale che vale 5,5 miliardi di euro all'anno. La gestione statale produce e produrrà solo perdite, ma evidentemente ai difensori dello statalismo questo non interessa.
Allora cosa fare? Partendo dal presupposto che proprio grazie agli statalisti di destra e di sinistra le liberalizzazioni serie in questo Paese non prendono avvio e ne si ha intenzione di farle, a noi libertari tocca sviluppare e con gioia, fantasia, fantasia che poi insegna la storia. La sinistra del Partito democratico ha lanciato una campagna contro la privatizzazione dei gestori dell'acqua per conservare o riaffermare una gestione pubblica. Dimenticando, forse, che già diverse municipalizzate sono quotate in Borsa. Se l'acqua è un bene che il cittadino deve tutelare, controllare e gestire, pubblico o privato italiano, diventando due facce della stessa medaglia.
L'acqua non potrebbe essere gestita da chi la consuma? Si può, attraverso i modelli di gestione partecipata, per le piccole realtà, attraverso cooperative o fondazioni ad azionariato diffuso, ove gli azionisti non sono altro che i cittadini stessi che l'acqua la consumano, la usano e la vivono. L'autogestione degli acquedotti diventa necessità, da subito, per non sprecare altro bene prezioso. Ecco la mia risposta a destra e sinistra, l'autogestione come una forma di mercato vero, partecipato, con buona pace di chi corre dalle clientele o di chi propone inutili e costosi referendum.

Domenico Letizia, libertarian, Maddaloni CE

Di Redazione. 21 dicembre 2010 | Archiviato in Echi quotidiani

Commenti


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :