“Tre persone hanno deciso a nome di una provincia intera, non lo accettiamo: c’era un assente, e un voto contrario”. Claudio Silla è ancora molto deluso dalla decisione repentina, improvvisa, ma molto temuta dal comitato acqua pubblica, presa dal Cda dell’ufficio Aato. Oggi si è tenuta una riunione a porte chiuse dei sindaci del Pd, una trentina, con la presenza di Giuseppe Tadioli (responsabile enti locali del partito) e di alcuni esponenti del Comitato acqua pubblica. “Stiamo valutando la possibilità di un ricorso al Tar, perché i sindaci hanno espresso un parere e il Consiglio dell’Aato ha proceduto autonomamente, senza accordo. Poi il comportamento del Comune di Cremona si è dimostrata particolarmente deludente e contraria alla volontà popolare. Il Pd reagisce con grande amarezza e decisione: si era parlato anche della possibile presenza di avvocati amministrativi per scrivere direttamente il ricorso al Tar, opportunità rinviata per una valutazione di merito in più.
Molti sanno ormai che 102 sindaci su 115 non hanno affatto accettato la delibera del Consiglio Aato che proponeva la società mista, e il Piano d’Ambito che, con quell’importo assai elevato, rende necessaria la presenza di un socio privato.
“E poi sono state dette menzogne, cui non possiamo credere – ha aggiunto Claudio Silla – come quella sulla bancabilità”.
In passato Giuseppe Torchio aveva insistito su questo aspetto in consiglio provinciale. Del resto chi conta sul pagamento delle bollette può fare investimenti.
Claudio Silla ha annunciato anche una riunione del tavolo idrico: la questione non può chiudersi così.
Sorge poi la possibilità di una diversa lettura. I comitati per l’acqua pubblica non sono solo uno. Sono tre. Pare che non ci sia una regia, come sostenuto qui qualche ora fa, e che questo caos non generi una stella. Però potrebbe generare un ricorso al Tar.
Il comitato acqua pubblica va sempre avanti, con spirito assai battagliero. Un altro “comitato” può essere considerato il Pd, che però non ha scelto gli avvocati, e procede con una certa calma e un po’ di lentezza. Sarà efficace questo modo di fare? Se lo augurano veramente in tanti.
Nel frattempo la battaglia di Giuseppe Torchio procede, eccome. Alberto Sciumè: questo avvocato, tramite il proprio rappresentante, ha informato male i sindaci sulle opportunità da seguire. Li ha indirizzati verso la società mista, quando altri pareri legali sostenevano tutt’altro e altre province, nello stesso tempo sceglievano la società in house, tutta pubblica, proprio perché praticabile, non “residuale”, come scriveva in una relazione l’avv. Guffanti dello Studio di Alberto Sciumè. Oltretutto, come afferma il consigliere provinciale Giuseppe Torchio: “Chi gestisce le informazioni ai sindaci per effetto di un incarico ricevuto è al contempo referente per l’Italia di una premiata società privatizzatrice: la Suez – gaz de France”.
Questa clamorosa contraddizione, dunque, che Torchio già ha segnalato, di fatto costituisce una terza via, con un terzo gruppo di lavoro intento all’opera. C’è una “contraddizione nel rapporto fra amministrati e amministratori”, aggiunge Giuseppe Torchio, indicando un legame di fatto privatizzato, come se l’amministrazione provinciale dovesse dipendere da decisioni private e non tener conto della volontà popolare. Lo studio legale milanese di A. Sciumè è un incaricato e non un eletto, lavora per chi privatizza e consiglia ai sindaci di privatizzare.
Chi dice allora che Giuseppe Torchio non si rivolga alla Dda di Brescia (Direzione distrettuale antimafia), come in passato, con la quale collabora da anni?
Intanto il Pd prepara per lunedì un consiglio comunale di fuoco. Gli altri gruppi d’opposizione sono in linea.
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