Come due labbra
che zuppe di baci
perdono l’ennesimo treno,
ridendo,
ti porto all’acquario
(posso chiamarti amore?)
ma non entreremo.
E avremo paura
e andremo a pancia vuota,
ci terremo stretti al centro dello stomaco
la nostra nerissima A
e le nostre poesie-molotov.
E chissà se serviranno a qualcosa.