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Il ritratto di un paese sospeso tra il desiderio del progresso e la nostalgia del passato firmato da un grande autore della letteratura classica sudamericana.
L’autore racconta la vita dello spirito di una popolazione cittadina che sente il terreno franare sotto i piedi e si aggrappa a una spensierata serietà che talvolta rischia di rendere la vita meno luminosa di come potrebbe essere, ma ancor più interessante da raccontare, perché quello che conta per lo scrittore è stare nell’anima di tutti, assieme a tutti. Da qui la grande allegria: sapere di non essere solo.
Roberto Arlt nasce a Buenos Aires nel 1900, da una famiglia di origini prussiane. Scrittore, drammaturgo e giornalista, ebbe una vita tormentata e ricca di avventure, segnata dalla sofferenza per la severa educazione impostagli in famiglia e da un profondo conflitto con la figura paterna. Espulso a otto anni dalla scuola perché troppo indisciplinato, continuò a studiare da autodidatta, svolgendo i più disparati lavori: imbianchino, commesso, facchino, e cominciando poi a scrivere per diversi giornali, fino a fare del giornalismo narrativo la sua unica professione, raccontando i maggiori eventi politici del suo tempo, tra cui la guerra civile spagnola, e divenendo un insuperato modello per gli scrittori della generazione del boom, tra i quali Gabriel García Márquez, Isabel Allende e Jorge Luis Borges. Acqueforti di Buenos Aires, pubblicato da Del Vecchio, sarà in libreria a settembre.