Apre oggi al pubblico, al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, a Milano, la prima retrospettiva italiana dedicata a Jeff Wall, artista canadese nato nel 1946 a Vancouver.
Del fotografo canadese, tra i più influenti degli ultimi anni, saranno presentate quarantadue opere, alcune delle quali per la prima volta nel nostra Paese.
Wall è diventato famoso e apprezzato soprattutto grazie ai cosiddetti “lightbox”; per dirla in parole povere, fotografie di grande formato retroilluminate per creare un effetto di profondità molto superiore e un notevole senso di straniamento nella trattazione degli spazi interni all’opera fotografica. Parliamo, com’è intuibile, di Staged Photography, settore in cui spicca su tutti il nome della visionaria Sandy Skoglund.
Il curatore della mostra, Francesco Bonami, ha ribadito il valore di Wall nel tirare via a forza la fotografia dal proprio mondo, spesso chiuso; dovremmo fare attenzione, inoltre, alle capacità di postproduzione digitale, passaggio che conferisce agli scatti un’aria a metà tra l’apocalittico e l’arcadico.
I temi affrontati, poi, sono svariati e spaziano tra rappresentazione del presente e ricordo della Storia. Ed è questo probabilmente il modo più opportuno di recuperare il valore originario della fotografia, allo stesso tempo documentaristica ma anche piena di senso. Viene da pensare a un fotografo sui generis come Oscar Rejlander.
La mostra sarà aperta fino al 9 giugno, e accompagnata da numerose attività collaterali. Il biglietto intero costa 8 euro.
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