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Quando si parla di Olocausto molto spesso vi si abbina un'altra parola: Memoria. L'accezione però con cui si usa tale termine è perlopiù riferito a una memoria collettiva, al dovere di ricordare, al non dimenticare, all'esser tutti consapevoli di quello che è accaduto, perchè la Shoah deve esser parte di noi se vogliamo essere uomini migliori. Come una singola persona impara dai propri errori così l'intera umanità, in senso lato, deve farlo dai suoi. C'è un'altra memoria però, quella dei protagonisti, aguzzini e sopravvissuti, una memoria più intima, più vera, più vissuta, un orrore passato in prima persona che per quanto possa essere tramandato non potrà minimamente restituire in chi non l'ha vissuto ciò che realmente è accaduto.
Adam Resurrected è la storia della memoria privata di Adam Stein, un clown-cabarettista ebreo vissuto a Berlino nei primi anni 20 e poi deportato in un campo di concentramento. Adam sopravviverà al campo perchè un gerarca nazista deciderà di usarlo come suo cane di compagnia, letteralmente, con tanto di camminata a 4 zampe, cibo in scodelle e abbai anzichè parole.
Anni dopo si ritrova a Tel Aviv in un centro recuperi (in pieno deserto) per sopravvissuti ai campi di concentramento colpiti da vari traumi psicologici. Adam è la "star" del centro, vera e propria presenza catalizzatrice grazie al suo carisma, le sue abilità e una sensibilità e sesto senso che sfiorano la veggenza. Il suo problema però è il non aver dimenticato, portare dentro di sè il cancro dell'Olocausto, dell'umiliazione subita e il fatto di esser sopravvissuto alla sua famiglia, sterminata dai nazisti. Ecco però che (non si capisce bene se ciò sia casuale o dovuto a una precisa terapia dei medici) nel centro fa la conoscenza con un ragazzino che crede anch'esso di essere un cane (terribili le scene con il lenzuolo che lo avvolge). Adam prova un sentimento incredibile per lui, come un contrappasso si ritrova, lui che ha vissuto (in maniera coercitiva però) la stessa esperienza, ad avere tutte le conoscenze, abilità e affinità per aiutare il ragazzo.
Un Goldblum straordinario interpreta Adam in una maniera che restituisce tutte le sfaccettature del personaggio, carismatico, attraente, intelligente ma al tempo stesso debole, martoriato, ossessionato. La narrazione procede in maniera perfetta con l'alternanza di flashback sulla vita di Adam. Ottimo anche tutto il resto del cast e una regia che alterna classicismo e mestiere con leggere punte di visionarietà e di ispirazione.
Adam è come se fosse quel ragazzino che cerca di aiutare e, un'indimenticabile finale (con la camminata storpia sul deserto), capiremo che soltanto quando il piccolo sarà riuscito ad alzarsi in piedi, Adam sconfiggerà i demoni del suo passato. Entrambi erano cani, nel senso meno nobile e più servile che si possa immaginare, entrambi, insieme, si alzeranno in piedi, chi fisicamente chi metaforicamente e si riscopriranno uomini.
Film difficile, intimo, probabilmente colto. Anche se non lo si comprende appieno però, restituisce tutte le emozioni che cercava di raccontare.
E ancora una volta la memoria, quella di Adam, diviene Memoria, quella mia, di chi sta leggendo questo commento e di tutti quelli che sono disposti a tenerla con sè.
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