8 poesie di Adam Ważyk tradotte da Paolo Statuti
Il mare
Adam Ważyk
Porti sono ovunque.
Anche Varsavia è una marina.
Ogni giorno aspettando il tranvai,
Guardo lo yacht in vetrina.
E domani o dopo ci sarà
L’Atlantico o l’Aviatico blu.
Come gli occhi – la nave mi porterà
Sopra o sotto, correndo sempre più.
Chi dice che dodici anni dopo il naufragio
Non si può sul Titanic viaggiare?
Ogni sera, ogni notte salpiamo,
Partiamo senza salutare –
Ed or che scrivo di nuovo, dopo il lungo abbandono,
Il mar non ci divide, credi. Con te io sono.
1924
Gli uccelli di Varsavia bruciata
Gli uccelli, di Varsavia bruciata spettatori,
volano e piangono nel secolo-squallore.
La verità nel loro becco è una festuca,
al sole guizza la loro ombra minuta.
Una figlia di Varsavia guarda scalza gli uccelli,
che non faranno il nido nei suoi capelli.
Un uccello le invidia la spina nel piede,
e canta la città dell’amore e della fede.
Posando i mattoni in terra l’uomo costruisce
la città, che da sotto le palpebre conosce.
1945
Orfeo
Tutti ma tutti gli alberi lungo la strada
tendono su di me i neri gracili rametti
in incredibili orditi di trina
come se altri colori non avesse mai visto la terra
ma essi sono essi splendono in questo viale estremo
davanti a me va come Euridice
una fanciulla già donna
con un berretto di lana rossa
coi guanti di lana rossa
e il paltò coi polsi d’agnello
Questa scena si rinnova dinanzi a me da anni
la scena si ripete ma ogni volta è qualcun’altro
irripetibile
Lo so anche senza vedere il suo volto
E’ per me il più bel sapere
la più bella discesa lungo il pendio del tempo
è per me la disperazione
1963
Giugno di sangue 1956
Appendete le coscienze nell’armadio
appoggiatevi con un braccio all’aria
sprofondate nelle rovine dei sogni
discutete pure
Una vecchietta porta nel fazzoletto due pani
forati dai proiettili
la radio trasmette un mazzetto di suoni
il segnale geodetico
che nessuno capisce
Così dev’essere
le parole non contano più
troppe ne sono cadute
giugno finisce
come questi versi
nel silenzio
Ibico
Svegliato nel cuore della notte
sei come Ibico aggredito dai ladri
ma non hai testimoni in cielo
non ci sono le tue gru
soltanto un cieco pipistrello vola qua e là
Cieco e reale
e da nessun’altra parte che
dal sogno o da vecchi versucoli
E il risveglio è sempre continuamente sogno
Alla memoria di A. W.
Passando un ponticello tutti gli sguardi
si perdono nell’acqua tersa
Passando le rotaie corrose dalla ruggine
tutte le speranze muoiono
Passando dal sogno all’interpretazione
tutte le chiavi si spezzano
Tra il ricordo e l’allucinazione
tutte le coscienze tacciono
Romanticismo
Alla memoria di Nerval
Nel parco a primavera dove il poeta un tempo
pensava triste che la gioia lo scansava
quando una bella donna gli passava accanto
sconosciuta lontana e chissà chi amava
sedevo avendo davanti a me il viale
così deserto ed oltre il gioco del destino
quando lei passò rincorrendo l’irsuto spaniel
col suo casco di capelli nero corvino
e il rosso vestito sull’agile figura
il volto da pallide efelidi macchiato
e negli occhi aveva la prodiga natura
è risonato un riso e il tempo s’è fermato
Lo sbaglio
Ho alzato il ricevitore
ho fatto il numero di conoscenti
dall’altra parte s’è inserita
una vocina infantile interrogante
era la mia voce che giungeva da un passato lontano
la mia voce distante di anni irreparabili
Posando il ricevitore borbottai ho sbagliato
Era colpa del telefono
o era guasto il meccanismo del cosmo?
(C) by Paolo Statuti