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Addendum al post-operatorio: le dilatazioni

Da Carlas73

Grazie al positivo stimolo degli interventi e delle domande che vengono posti in questo blog, così come privatamente, mi sono resa conto di aver tralasciato un importante aspetto del post-operazione: le dilatazioni anali. Anche in questo caso, le tratterò in forma assolutamente personale e probabilmente poco scientifica, come ho fatto per gli altri aspetti.
Al momento delle dimissioni, ci si deve preparare a calibrare l’ano del piccolo paziente in modo che sia continuamente elastico, né sottoposto a possibili stenosi dovute alla cicatrice di ricollegamento del colon rimasto con l’ano. Anche in questo caso, come per la colostomia, ritengo ci si debba riparare bene lo stomaco con un bello strato di pelliccia. In sostanza, bisogna fare delle dilatazioni anali secondo la frequenza indicata al momento delle dimissioni con un  calibro Hegar di dimensione proporzionata all’età e, quindi, alla crescita fisica del bambino. Questo calibro, come potete vedere qui sotto, sembra più che altro uno strumento di tortura, poiché è fatto di acciaio e lievissimamente ricurvo verso un lato, con l’impugnatura lievemente più appiattita.

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La dilatazione consiste nell’infilare il calibro nell’ano del bambino abbastanza profondamente ed aspettare che il bambino in modo assolutamente autonomo lo spinga fuori. Ovviamente, prima di infilarlo lo si ricopre di un lieve strato di gel anestetizzante (es. Luan), sempre secondo consiglio e prescrizione medica, il che comunque non riduce il fastidio dell’operazione nel bambino.
Nel caso di mio figlio, operato molto piccolo a 5 mesi e che non aveva praticamente mai evacuato autonomamente prima dell’operazione, gli sono state prescritte circa 2-3 dilatazioni al giorno, se non ricordo male cominciando con un calibro 12, successivamente siamo passati al 13 e gradatamente sono state ridotte prima ad una dilatazione al giorno, poi a giorni alterni, fino ad arrivare ad una volta a settimana con il calibro 14, quello della foto. Praticamente questa operazione l’abbiamo fatta dai suoi 5 mesi fino a quando non ha compiuto l’anno o quasi, quindi, per circa 6 mesi.
Tale pratica, però, non so se potrebbe non essere prescritta nel caso di bambini operati da più grandi, o nel caso di bambini che hanno, comunque, evacuato abbastanza autonomamente nel periodo precedente all’operazione. Ritengo rimanga un’operazione utile per garantire che non ci siano stenosi all’altezza della cicatrice interna di ricongiunzione del colon con l’ano, per mantenere elastici gli sfinteri e per assicurarsi che lo stimolo di spingere da parte del bambino permanga.
Resta intatta la cicatrice nel vissuto personale psichico ed emotivo del bambino di quanto gli viene fatto, per quanto possa essere piccolo all’epoca dei trattamenti: dolente di dover spaventare, ma questo è uno di quei tanti trattamenti che si è deboli di cuore conviene delegare a qualcuno che sia maggiormente resistente. Ancora oggi, mio figlio non sopporta l’idea della supposta di tachipirina quando ha la febbre, per fortuna molto raramente, ed anche noi siamo restii a doverlo sottoporre a esami invasivi o trattamenti che possano ulteriormente scalfire la serenità che possiede, come clisma opaco o clisteri. Ma come dico sempre in questi casi, se una cosa si deve fare si fa, per quanto faccia male fisicamente o moralmente si potrà sempre superare con molta calma, serenità e l’affetto compensatore che solo i genitori possono dare al proprio figlio.


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