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Addio a Richie Havens, il re del Festival di Woodstock

Creato il 23 aprile 2013 da Webnewsman @lenews1
Richie Havens durante la sua esibizione a WoodstockRichie Havens durante la sua esibizione a Woodstock

Woodstock, venerdì 15 agosto 1969. Si apre quello che viene definito il concerto rock di protesta, e tra gli artisti viene chiamato il musicista americano Richie Havens. Accompagnato dalla sua chitarra acustica, alle ore 17.07 apre il mega-concerto evento, la cui parola chiave, sostanzialmente, è “improvvisazione”.

Per questo, alcuni degli altri artisti che devono esibirsi arrivano in ritardo, e Havens è costretto a suonare ininterrottamente per ben 3 ore. 28 anni appena compiuti, questa è la sua prima grande avventura su un vero palcoscenico, e per l'occasione passa in rassegna il suo intero repertorio maturato suonando nelle chiese del suo quartiere, Brooklyn, e nei club del Greenwich Village, in cui aveva iniziato ad esibirsi.

Inizia con il brano High flyin’ bird, per poi proseguire poi con alcune cover dei Beatles. Il suo cavallo di battaglia, pezzo con cui conclude la sua performance, è Motherless Child, un celebre spiritual che parla dei giovani schiavi neri strappati dalle braccia dei genitori e venduti ai bianchi al mercato. Una di quelle canzoni che avrebbero potuto rientrare nella soundtrack di Django Unchained, giusto per intenderci.

Con la sua voce roca, che sembra quasi un lamento soul intonato in una qualche piantagione di cotone, lo sguardo spento e gli occhi socchiusi, Havens ipnotizza e conquista il pubblico, che chiede più volte il bis. Da qui in poi viene consacrato come una leggenda, e diventa presto uno dei simboli della beat generation, tanto che John Lennon, durante una storica intervista, afferma: “Credo ci sia un ragazzo di nome Ritchie Valens, no, Richie Havens. Suona la chitarra in modo strano? È un ragazzo nero che a un concerto cantò “Strawberry Fields” o qualcosa del genere. È come se lui suonasse con una sola corda tutto il tempo. Suona una chitarra molto funky. Ma non sembra in grado di suonare nel vero senso della parola. Io sono così”.

Il suo stile inconfondibile, frenetico e vigoroso lo portano a duettare con i grandi della musica, tra cui Peter Gabriel e Bob Dylan, due grandi artisti della sua generazione, e Pino Daniele, con il quale canta, negli anni '80, Gay Cavalier, inserita nel suo album Common Ground.

Quarant'anni di successi, tra cui l'indimenticabile esibizione durante la cerimonia di insediamento dell'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton alla Casa Bianca, che lo portano ad entrare, nel 2006, nella Long Island Music Hall of Fame.

Ieri, 22 aprile 2013, la salute di Richie Havens gli tira un brutto scherzo, stroncandolo con un infarto all'età di 72 anni. Nonostante il suo cuore abbia smesso di battere, il ritmo insostenibile della sue canzoni continua ad essere ben presente nel repertorio della musica contemporanea internazionale.

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