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Addio a Sandra Mondaini. L’attrice si è spenta a Milano a 79 anni

Creato il 21 settembre 2010 da Mondocom
Addio a Sandra Mondaini. L’attrice si è spenta a Milano a 79 anni

Sandra e Raimondo, il 28 maggio del 1962, giorno delle nozze

Sandra Mondaini non ce l’ha fatta a superare un dolore più grande di lei e che piano piano l’ha consumata. Dalla morte del marito non si è più ripresa appieno ed è stato un continuo di ricoveri in ospedale. Non voleva più vivere senza Raimondo; nemmeno l’affetto di Raymond e Gianmarco, i figli adottivi, era servito a consolare l’altra metà di Raimondo: una coppia perfetta, insieme per cinquant’anni (si erano sposati il 28 maggio del 1962, la foto è di quel giorno). Un amore infinito e sincero, come quello tra Giorgio Amendola e la moglie Germaine, scomparsa poche ore dopo il marito, stroncata dal dolore. Sandra se n’è andata cinque mesi dopo Raimondo. Malata da tempo, da dieci giorni era ricoverata al San Raffaele di Milano.
Si erano incontrati nel 1958, lei soubrette di Macario; nel 1962, raccontano le cronache, davanti a una cotoletta, a cena insieme a Gino Bramieri (altro grande indimenticabile), lui le aveva fatto la più irrituale richiesta di matrimonio, ma Sandra non aveva riposto: “Non avevo capito se parlava seriamente: scherzava sempre”. Quella volta il ragazzotto ironico, che sembrava un lord inglese e aveva appeso al chiodo la laurea in Giurisprudenza per fare il comico, aveva fatto sul serio. “Sono stata gelosa, certo – spiegava lei – ce n’erano tante più belle di me, ma alla fine eccoci qua. Oggi dove vuole che vada?”.
Sandrina, come amava chiamarla Raimondo, era nata a Milano nel 1931; il padre Giacinto era pittore e umorista del Bertoldo. Piccola, graziosa, nel 1955 entra nella compagnia di rivista di Erminio Macario come soubrette. Ha un successo particolare, che la fa amare subito dal pubblico, perché è diversa dalle donne dell’epoca: è umile, non è una vamp, ha la battuta pronta, conquista i telespettatori con una vena comica irresistibile.
Addio Sandra, ci mancheranno i tuoi “che barba, che noia” ed il tuo guardare Raimondo con quello sguardo che, se pur nella finzione televisiva, era animato da amore sincero.

foto (c) Repubblica.it


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