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Addio a Topazia Alliata, una vita per l’arte e l’avventura

Creato il 24 novembre 2015 da Trescic @loredanagenna

(ANSA) - All'arte ha dedicato un tratto fondamentale della propria vita, come pittrice e come gallerista. Ma Topazia Alliata, morta a Roma a 102 anni, era anche altro: una donna anticonformista, scrittrice, intellettuale cosmopolita, personaggio ricercato nel mondo della cultura, imprenditrice vinicola. La madre di Dacia Maraini era nata a Palermo da una famiglia aristocratica. Il padre, il duca Enrico di Salaparuta, attento alle nuove colture e convinto naturista, aveva rilanciato la casa vinicola di famiglia, la "Corvo" di Casteldaccia, e lei stessa aveva inventato il vino "Colomba Platino", etichetta di prestigio delle cantine. La madre, Amelia Ortuzar Olivares detta Sonia, figlia di un diplomatico, era una celebre cantante d'opera che lasciò una promettente carriera artistica. Da giovane Topazia Alliata seguì gli studi artistici ritrovandosi accanto a un gruppo di giovani che sarebbero poi diventati personaggi famosi come Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Elena Pirrone, Giovanni Rosone e Giovanni Barbera. Guttuso e un altro collega, Michele Dixitdomino, hanno ritratto Topazia Alliata scegliendola come modella. Con Guttuso l'amicizia proseguì fino alla morte dell'artista bagherese.


Nel 1935, a soli 22 anni, Topazia incontrò a Firenze Fosco Maraini, etnologo impegnato nello studio delle culture orientali. Li legava, tra l'altro, la comune passione per la cultura, i viaggi e le escursioni (famosa quella delle Dolomiti). E non a caso si ritrovarono in piena guerra in Giappone. Dal loro matrimonio erano nate tre figlie: Dacia, Toni e Yuki. L'intera famiglia finì in un campo di concentramento giapponese perché Fosco e Topazia si rifiutarono, dopo l'8 settembre 1943, di aderire alla Repubblica di Salò. Fu una scelta che diede un senso politico a una vita basata sulla scoperta, sulla ricerca e sulla libertà di pensiero e di espressione artistica. Fosco Maraini e Topazia Alliata furono liberati dopo la fine della guerra e tornarono a Bagheria nel 1946. Andarono a vivere nella villa Valguarnera, un gioiello del barocco settecentesco, che Dacia Maraini descrive nel suo libro "Bagheria" come un fortino assediato dalla speculazione edilizia. Nel 1955 Topazia Alliata si separò dal marito e si trasferì a Roma con la figlia Dacia. Qui continuò il suo rapporto con l'arte. Aprì nel 1959 una galleria d'arte in Trastevere che subito divenne un punto di riferimento per i pittori dell'avanguardia e per critici come Giulio Carlo Argan, Gillo Dorfles, Peggy Guggenheim, Fagiolo Dell'Arco, Palma Bucarelli.

Si dedicò alla promozione di talenti italiani tra i quali Pupino Samonà e di artisti stranieri, soprattutto americani e inglesi.
Successivamente diede il suo contributo alla creazione del museo Guttuso a Bagheria che raccoglie molte opere dell'artista. Tutto il rapporto con la vita culturale del Novecento è raccontato da Anna Maria Ruta nel libro "Topazia Alliata. Una vita nel segno dell'arte". A 100 anni compiuti ha pubblicato un libro fotografico, "Love holidays. Quaderni d'amore e di viaggi", edito da Rizzoli, una sorta di diario di viaggio nel Novecento. Ma anche il bilancio illustrato di una vita spesa per l'arte e l'avventura. (ANSA).

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