Ultimamente, il pensiero di chiudere il blog si è fatto molto insistente.
Il Codice mi ha dato tutto quello che poteva darmi. Anche grazie a queste pagine virtuali (che tra un paio di settimane compiranno 4 anni) sono arrivata ad essere una donna normale, con problemi normali e una vita normale, cosa che, quando ti affacci all’età quasi adulta nel reparto di ematologia, non è un’ambizione da poco. Non vivo più con il fantasma del cancro. Ho la mia stanza chiusa a doppia mandata dove non entro ma non sento più la Iena che cerca di sfondare la porta, se questo può rendere l’idea.
Il blog ha portato persone meravigliose sulla mia strada, e il pensiero che i nostri percorsi si siano incrociati partendo dal mio dolore è quasi catartico. Mi dà un senso per tutto. Mi è stata concessa la benedizione di poter dare un senso al dolore, alla follia, alla paura di morire, al vomito che ti toglie ogni forza, ai vent’anni rubati per sempre. Ogni volta che mi sono mostrata su questa home page, l’ho fatto con il cuore sul bavero della giacca. Mettendolo in mostra, aprendo angoli della mia mente che sanguinano, offrendo ricordi intimi e mostrando la mia debolezza, la mia arroganza, la mia gioia, il mio bisogno fisico di comunicare. Quello che mi avete saputo dare in cambio è spaventosamente grande. Qualcosa che io non potevo immaginare.
Il pannello di controllo di questo blog mi è familiare come il salotto di casa mia, solo che è molto più ordinato. Ma c’è un ma. Sempre più spesso ho l’impressione che il Codice abbia fatto il suo tempo, che non possa più darmi niente. Che non rimanga altro se non la sua funzione secondaria, il soddisfacimento di un mio piacere edonistico nel raccontare, nel creare qualcosa. D’altra parte, anche io sento di non aver più molto da dare, come cancer blogger. Molte cose che ho raccontato sulla mia malattia le ho raccontate non solo perché fosse necessario ai fini di una visione d’insieme completa della Storia o perché servisse a me metterle nero su bianco per poterci scendere a patti. Le ho raccontate perché dentro di me sapevo che potevano servire a qualcuno. E vi garantisco che ha fatto male. Tanti dettagli che avrei potuto serenamente omettere li ho scritti perché qualcuno potesse farne tesoro. E non avete idea di quante lacrime mi abbiano portato certi racconti, né di quanto sonno mi abbiano tolto. Ma sono qui, sono felice e ho offerto tutto quello che potevo offrire: la mia esperienza.
La decisione di chiudere tutto, di dire addio piuttosto che continuare su una lunghezza d’onda completamente diversa, piuttosto che privare il Codice della sua natura, in un certo senso era presa da tempo. Ma poi…ma poi capita che qualcosa ci faccia riflettere, no?
Circa un mese e mezzo fa (non metto il link perché il mio computer ora è nel paradiso dei PC e questo attrezzo che usa Maschio Alfa mi fa venir voglia di disintegrarlo con una mazza ferrata) vi parlai del mese della prevenzione LILT e delle visite gratuite presso i vari centri in Italia. Il post è stato letto da una ragazza che, negli anni, è diventata per me qualcosa più di una lettrice del Codice. Ha preso appuntamento e ieri ha fatto la visita. Piccola cistina al seno. Assolutamente niente di che. Ma ora sa che c’è e sa che tra un anno la dovrà controllare. Il medico le ha insegnato l’autopalpazione. Non ha paura, non è preoccupata ma è CONSAPEVOLE. E io sono molto contenta che attraverso il blog abbia appreso del mese della prevenzione LILT.
Altro fattore che ha dirottato i miei pensieri, è la tesi di una ragazza che si è appena laureata in scienze infermieristiche con una tesi dal titolo “La narrazione della malattia oncologica attraverso i blog: percezione dei bisogni di assistenza infermieristica da parte della persona assistita”. La trovata pubblicata su Oltreilcancro, non metto il link altrimenti mi tocca imprecare in sedici lingue. Comunque, andatevela a leggere perché davvero merita. Francesca Martina, se passi di qui, sappi che appena troverò un attimo, ti scriverò due righe perché voglio veramente ringraziarti a tu per tu…
Perché le infermiere non sono persone normali. Le infermiere sono angeli custodi con gli zoccoli. Volete sapere cosa fanno le infermiere? Che potere emotivo hanno? Quanta capacità di amare il loro lavoro, di legare con i pazienti, di strappargli un sorriso, di aiutarli nelle loro difficoltà e al contempo sopravvivere alla sofferenza che vedono? Mesi fa vi ho raccontato di essere andata con Claudia in ospedale per un controllo. Vi ho anche raccontato che praticamente tutto il personale del reparto è uscito a salutarmi. Bene…un’infermiera in particolare mi ha stretta fino a togliermi il respiro e continuava a piangere e a ripetere “sei diventata una donna, sei diventata una donna…!”
Visto che, dunque, recenti avvenimenti mi portano a verificare che: 1) con il mio continuo blaterare posso ancora servire a qualcosa per quanto attiene alla prevenzione al rispetto verso il proprio corpo 2) leggere la tesi mi ha dato una “visione dall’alto” di quanto la blog terapia può aiutare anche le nuove leve dei reparti di oncologia…la mia conclusione è: ADDIO UN CORNO!