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Addio Darwin

Da Straker
Addio Darwin
Fra gli innumerevoli argomenti addotti contro la teoria dell’evoluzione di Darwin i più persuasivi non provengono dallo studio degli ominidi né da quello degli animali, ma dalla botanica.
Sappiamo che le Spermatofite (piante con semi) si distinguono in Gimnosperme ed Angiosperme: il primo gruppo comprende specie con semi nudi, ossia visibili, in quanto provenienti da ovuli posti sulla faccia superiore o sui margini di carpelli aperti (che non si saldano, cioè, a formare un ovario a differenza di quanto avviene nelle Angiosperme); il secondo include essenze legnose o erbacee in cui gli ovuli sono raccolti in un involucro chiuso formato dai carpelli da cui fuoriescono come semi maturi, dopo che l’ovario da solo o con altre parti del fiore, si è trasformato in frutto. [1]
Anche prescindendo dall’incredibile complessità e varietà del mondo vegetale, non facilmente spiegabile per mezzo della selezione naturale e di mutazioni genetiche fortuite (Neodarwinismo), resta da capire sulla base di quale necessità evolutiva ed in che modo piante in sé già perfettamente adattate ad un ecosistema, come le Gimnosperme, cambiarono le loro caratteristiche morfologiche ed ereditarie in guisa da diventare Angiosperme, ossia vegetali con fiori. Si potrebbe pensare che tale impulso evolutivo sia dipeso dall’urgenza di favorire l’impollinazione entomofila, ossia tramite gli insetti. Esistevano già gli insetti quando sul pianeta prosperavano le Gimnosperme? Come potevano sopravvivere gli insetti impollinatori, se non nascevano ancora piante con fiori? Insetti impollinatori e fiori sono interdipendenti: chi venne prima, come e perché? Sono forse concomitanti “ideazioni” della Natura? Sono domande cui è quasi impossibile rispondere: certo non può replicare il Neodarwinismo. Questo non significa aderire ipso facto al Creazionismo, ma esibire le contraddizioni insanabili di uno schema interpretativo a torto considerato ancora valido. [2]
Hanno probabilmente ragione i biologi statunitensi Eldredge e Gould: essi, pur essendo considerati evoluzionisti, intaccano i fondamenti del Darwinismo con la loro teoria degli equilibri punteggiati, secondo cui molte specie sono immutate da milioni di anni, mentre altre compaiono ex abrupto (speciazione), non come risultato di un lentissimo e graduale processo. Perché all’improvviso compaiano nuove “forme” viventi non è per nulla chiaro, ma è ragionevole pensare che nel corso delle ere passate numerose specie apparvero e si avvicendarono, mentre altre si estinsero.
Siamo comunque di fronte ad un puzzle: non si può escludere nella Natura operino forze che non abbiamo ancora scoperto sicché la stessa teoria di Lamarck, sebbene oggi sia per lo più reputata rozza ed inverosimile, potrebbe avere una sua ratio. Si potrebbe pensare ad un agente recondito che soggiace ai presunti cambiamenti dei modelli vegetali ed animali. Ecco, il termine “modelli” è significativo: esiste un paradigma, un archetipo platonico di ciascuna specie, per cui possiamo affermare che nacque prima la gallina dell’uovo?
E’ molto improbabile che, seguendo Lamarck, un giorno all’uomo spuntino le ali, giacché Homo sapiens sapiens è spinto da un’esigenza incoercibile a volare. Tuttavia, come si accennava, si potrebbe ipotizzare un influsso di energie oggi ignote, anche se, per quanto ci consta, un pino è tale da tempo immemorabile e, in un futuro lontanissimo – se non si sarà estinto - continuerà ad essere un pino, a produrre pigne e pinoli e non corolle dai colori vivaci.
[1] Il carpello nelle Spermatofite è ciascuna delle foglie fiorali che formano il pistillo, la parte femminile del fiore.
[2] La teoria elaborata da Charles Darwin è “scientifica”? Valutandola da un punto di vista popperiano, sì: infatti essa è falsificabile ed è stata falsificata, sebbene continui ad essere proposta ed insegnata come Verità negli ambienti accademici e nelle scuole. Qui notiamo l’infinita ignoranza e malafede di chi si ostina ad ammannirla come aletheia: infatti le teorie scientifiche, pure quelle più plausibili, sono pur sempre dei sistemi esegetici della realtà o di parte di essa, non la realtà stessa.

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