Dopo i fiori piantati
quelli raccolti
quelli regalati
quelli appassiti
Ho deciso
di perdermi nel mondo
anche se sprofondo
lascio che le cose
mi portino altrove
non importa dove
non importa dove
Morgan, “Altrove”
E questo, Patrizia, giuro che è l’ultimo post o articolo che scriverò su di te.
E’ trascorso un anno da quando, arresosi il corpo a quella terribile malattia che ti aveva colpito, te ne sei andata.
Hai lasciato tuo marito e i tuoi due ragazzi, uno poco più che adolescente, coetaneo di mia figlia, l’altro ancora ragazzino.
Hai lasciato i tuoi genitori, i tuoi fratelli, le cognate, i nipoti, le persone che ti amavano,ed erano, e sono tante, lo dice il numero di accessi quotidiani al gruppo creato su FB per ricordarti.
Hai lasciato le tue amiche, e tra queste c’ero anche io, che ti ho sempre considerata come una sorella, più che una amica, e sapevo che ero ricambiata.
E’ stato un anno duro, provare a vivere, andare avanti senza di te. Senza la telefonata del sabato mattina, in cui combinavamo il nostro incontro settimanale. Senza le tue parole di conforto o di consiglio, senza le risate che ci facevamo su piccole cose, anche senza importanza. Come perdere un arto, un organo. Tal è il dolore dell’assenza.
Più duro è stato quest’anno per i tuoi familiari.
Ed io ho scelto di continuare con loro quel dialogo di amicizia che c’era già in nuce per non spezzare il nostro legame. Sapevo che tu avresti voluto così. E mi conforta trovare tanto di te a casa tua, quando ritorno lì.
Nello sguardo senza parole di tua madre anziana ho rivisto i tuoi occhi, in quelle rughe scavate l’aspetto che forse avremmo avuto insieme tra qualche anno. Nei discorsi con tuo marito e tua sorella ho ritrovato parte del tuo spirito, e tanti ricordi. Nel sorriso dei tuoi figli c’è la speranza del domani, il senso per tutti noi del dover andare avanti, senza dimenticare il passato.
Se tornassi da quel luogo incerto, mi chiederesti: come stai? Come sto? E’ stato un anno difficile e lungo, ma alla fine mi sono ritrovata. Ne saresti contenta, ne sono sicura, e sorrideresti del tuo sorriso dolce.
Ecco, io non ti dimenticherò mai, questo è certo. Di tanto in tanto verrò ancora a portare i fiori nel cimitero di collina in cui dicono riposi il tuo corpo esausto. Ma lo sai che resto poco, lì, il tempo di lanciare un bacio, di dare un saluto alla tua foto, di disporre i fiori disordinatamente, come sono io, e sorridere pensando a tua madre che sicuramente si spazientirà un po’ a vedere compromessa la complicata architettura floreale che in questi mesi ha prontamente elaborato, garantendo una perenne fioritura sulla tua tomba.
In effetti, non è in quella terra di cipressi ed ombre che penso a te, tutt’altro. Ti sento con me tutti i giorni, vicina come non fossi tu lontana. Sei nell’aria, nel cielo, nel candore di quella neve che, come un anno fa quando te ne andasti, si ostina a tornare in questi giorni sulle nostre colline solitamente verdi di olivi e di prati.
Sei nei pensieri, negli occhi di chi ti ha voluto bene e non ti dimentica.
Si, come in quella canzone di Morgan, il tuo, il nostro cantante preferito, “sei andata Altrove”. Ma questo Altrove non è così lontano da noi, è solo che con gli occhi non si vede, ma con la mente forse c’è una finestra che ci permette di restare connessi.
Forse è la via del cuore, forse è l’Anima del mondo, non so, ma posso dire che mai morirai nel cuore di chi ti ha amato.
“Hai il cuore pulito
come appena nevicato
ma caldo e forte…”
Eugenio Finardi, Patrizia
Il post che le ho dedicato 1 anno fa :
http://anangelinthecity.wordpress.com/2012/02/13/patrizia-altrove/