Il circolo di Rifondazione Comunista di Cremona si è già espresso pubblicamente contro l’attuale dirigenza dell’azienda ospedaliera, che a suo parere sta demolendo pezzettino per pezzettino la sanità pubblica cremonese ubbidendo ai feroci diktat della giunta regionale (peraltro per metà in galera o indagata).
Ma è proprio vero il detto “non c’è mai fine al peggio”, perché quando si pensa di aver toccato il fondo c’è sempre qualcuno che prende una pala ed inizia a scavare.
E’ proprio quello che sta facendo la dirigenza dell’Azienda Ospedaliera. Voci che provengono dal nosocomio cremonese danno per ufficiale la chiusura della palazzina esterna all’ospedale occupata attualmente dalle Unità Operative Malattie Infettive e Riabilitazione Generale.
L’U.O. Malattie Infettive verrebbe trasferita nel corpo centrale dove attualmente sta la Neurochirurgia, la quale Neurochirurgia verrebbe a sua volta trasferita al piano terra dove è allocata la Neurologia, formando con essa un’unica U.O.
E la Riabilitazione Generale? Semplicemente dismessa… Avremo quindi l’ospedale di Cremona privo di un reparto di importanza strategica (oltre che di remunerazione elevata) la mancanza della quale, non occorre essere dei “tecnici” per capirlo, darà un colpo mortale all’Azienda Ospedaliera che, in presenza di un blocco operatorio all’avanguardia, non avrà più un reparto di appoggio per la riabilitazione dei pazienti.
Si tratta di un autentico regalo non solo alla sanità privata accredita del territorio, ma pure a quella privata del tutto.
Si tratta dell’ennesimo “tradimento” sia del principio della concorrenza tra strutture pubbliche e private accreditate sia del criterio della “libera scelta”, tanto sbandierati dal “celeste” governatore della Lombardia, che si rivelano ancora una volta delle autentiche bufale e comunque studiate a tavolino per avvantaggiare il privato di “Comunione e Fatturazione”.
Ma soprattutto si tratta dell’ennesima mannaia su chi ha un bisogno di riabilitazione che sarà costretto a rivolgersi non alla struttura pubblica ma in quella privata accreditata che ne avrà i relativi vantaggi anche economici (a cui, ripetiamo, l’Azienda Ospedaliera rinuncia).
Per l’appunto, come si diceva, “non c’è mai fine al peggio”.
Dopo la chiusura dell’Ex Inam (con i Poliambulatori delle Figlie di San Camillo che stanno ancora festeggiando adesso), dopo la defenestrazione di fior di professionisti che hanno dato lustro alla sanità pubblica cremonese, dopo la privatizzazione del servizio di cucina con il “pacco dono” di 29 lavoratori alla ditta appaltatrice, dopo il progetto di privatizzazione dei due laboratori analisi dell’Azienda, adesso anche questo “capolavoro”, ed in neanche due anni di “cura Mariani”.
C’è né abbastanza per dire “adesso basta”. La madre di tutti i problemi è che nella sanità pubblica vengono calati dall’alto manager completamente scollati dal territorio di competenza a cui è permesso tutto (anche i “capricci” più curiosi) senza che i rappresentanti diretti dei cittadini possano dire ne ai ne bai.
Però a questo punto Rifondazione Comunista chiede alla politica cremonese tutta (csx e cdx) uno scatto d’orgoglio.
L’Azienda Ospedaliera, la più grande azienda pubblica provinciale che dispensa servizi costituzionalmente garantiti, è in pericolo a causa di una dirigenza che la sta portando scientificamente al collasso. Chiederne le dimissioni alla Giunta Regionale è, prima di un diritto, un dovere nei confronti di tutta la collettività cremonese.
Federazione della Sinistra – Rifondazione comunista
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