Finite le romanticherie al buio del web 1.0 e quelle ancora opache del 2.0, ci si dirige con passo certo, verso il crudo e crudele realismo delle video community.
Il nuovo plug in che sarà applicato a Facebook metterà molti utenti in crisi, toglierà a tutti (bellissimi inclusi) “quel pizzico di fascino in più” costringendoci a mostrarci così come siamo, sempre.
Sono secoli che la rete offre l’opportunità di scoprire diversi mondi e soprattutto modi nuovi di relazionarsi e forse, un po’, anche di amare.
Dico un po’ perché ho sempre pensato all’amore come a una conseguenza naturale dell’attrazione fisica in primo luogo e poi, di quella mentale.
Ai cosidetti amori “di testa”, ho sempre ceduto con entusiasmo essendo una donna più che razionale e anaffettiva, ma non ci ho mai creduto fino in fondo; non che ci sia niente di male, ma di tanto in tanto, un saltello nella realtà fa bene a chiunque. E poi, e lo dico per esperienza diretta, dietro certe storie che si trascinano per anni senza che si concretizzino mai, si nascondono esseri patologicamente incerti che, se riportati nel reale, sono anche pericolosi.
Comunque, adesso la rete è alla portata di tutti, anche di mia madre che fino a qualche anno fa non sapeva nemmeno accendere il PC e che adesso legge i quotidiani e prenota on line anche i viaggi.
Però io ricordo con una certa nostalgia il brivido di navigare in anonimato e di conoscere personaggi sempre fuori dal comune.
Allora, parlo della metà degli anni novanta, la rete era inaccessibile a molti e forniva certamente spunti più interessanti, direi autenticamente “hot”.
Sui newsgroup di musica, di jazz o di teatro potevo scambiare opinioni con critici e musicisti che, oggi come oggi, si fanno gestire le pagine sulle community da qualcun altro o peggio, non rispondono.
Le community esistevano anche allora ma erano frequentate fondamentalmente da “esperti” da pionieri dei “generi” e non dalla massa: il sado maso, per esempio, e tutta la famiglia del BDSM, ho avuto modo di scoprirlo nella maniera più giusta, chattando e scambiando opinioni con veri esperti del genere. Oggi ho fatto un giro da quelle parti per dare un’occhiata alle novità, e ho trovato solo ridicoli e pudici annunci di novizie e pseudo Master in cerca di roba light e vanilla, vocabolari del bondage e spiegazioni elementari di certe pratiche basilari.
La rete è ormai piena un sapere diffuso e caotico, superficiale e troppo spesso poco interessante.
Sì, la rete non è più quella di una volta.
Un tempo, per scovare qualcosa di veramente “in” dovevi farti consigliare da gente proprio “cool” e che conoscesse a fondo il “net” oggi, la rete è piena di cadaveri, di vecchi siti in decomposizione, di contenuti e di notizie inutili.
Le relazioni che prima, nel preistorico seppure così vicino 1.0, si protraevano in chat per mesi e mesi e prevedevano carteggi assai lunghi, poetici e ricercati -e anche rari, visto quanto complicato era avere una connessione a portata di mouse-, oggi si consumano nel giro di poche ore. Quelle “liason” che ci lasciavano sognare per mesi, e che solo se abbastanza convincenti si tramutavano in notturne ed estenuanti conversazioni telefoniche e poi, forse, in un emozionante incontro “al buio”, si esauriscono oggi alla prima video chiamata.
E poi vogliamo paragonare il batticuore e il senso di sfinimento dell’attesa di una “snail mail” con quello ben più breve e deludente dell’e mail?
Ma ormai ci siamo dentro da anni, e io mi rendo conto di appartenere a un’antiquata elite.
E in fatto di relazioni, i tempi si accorceranno ancora di più, a discapito, come accade sempre più spesso, di sensibilità e belle intelligenze fisicamente inadeguate, almeno per certi canoni TV.
E se prima potevamo passare dei mesi a sognare e “cristallizzare” l’oggetto del nostro desiderio, oggi ci troviamo costretti a fare giornalmente i conti con il suo insensibile disinteresse e la sua cupa distanza, anche se è lì, magari on line, che chatta da ore con chissà chi.
Oggi, infatti, possiamo sapere in qualsiasi momento quando il nostro “oggetto di attenzioni” è on line: tutte le attività svolte lasciano una traccia, foto e brani postati, stati e amicizie, e la fredda passione via pixel si svolge fra ipotesi e tesi, botta e risposta rapidi e talvolta troppo istintivi, di cui spesso ci pentiamo.
Il soggetto “x” e il soggetto “y” di calviniana memoria, già messi sotto scacco dalla telefonia mobile, non potranno mai più vedere prolungarsi a dismisura l’attesa di un incontro d’amore a causa di un appuntamento sbagliato, del ritardo del treno o di un problema improvviso.
Il dubbio corrosivo, quello ahimè assai romantico della passione non corrisposta, lascia spazio all’autentico e inequivocabile “non ti voglio” espresso attraverso il semplice ignorare un’e mail o un breve messaggio in chat.
L’offesa è dietro l’angolo, nascosta da un’indifferenza mai provabile concretamente.
Lo sviluppo delle tecnologie e il web democratico hanno portato all’afflusso delle masse nelle community e all’imbarbarimento della rete prima auto regolamentata da una lista precisa di diritti e doveri, dettati dai pionieri del network. Oggi la gente ti chiede l’amicizia e nemmeno saluta, non ringrazia e se hai qualcosa da ridire, ti cancella senza dare spiegazioni e tira via.
Sarà complicato da ora in avanti, trovare on line qualcuno che ci piaccia per come è ma anche per ciò che pensa e dice, e se prima potevamo tirare avanti per un po’ illudendoci di aver sconfitto la nostra fisiologica solitudine, adesso ci troveremo a fare i conti con la cruda realtà.
Meglio quindi tornare in strada, perché fra barbarie e barbarie preferisco l’umanità di un “vaffanculo” detto a voce.