Magazine Asia
“[Address Unknown] è il film che più assomiglia alla mia vita”Kim Ki-duk
è una visione completamente permeata dalla disperazione. quella messa in scena da Kim, sembra- anzi, per certi versi è- la negazione della vita. i personaggi sono dei morti e non lo sanno: manichini condannati a reiterare un percorso di sopraffazione e auto-distruzione, senza alcun premio finale, senza alcuna catarsi.
I. All'inferno e ritorno
la morte dei protagonisti si sintetizza simbolicamente in una scena-emblema: i tre giovani che camminano sulla strada sterrata, tutti e tre con un occhio bendato (chi per un motivo, chi per un altro). se guardare- e, quindi, essere guardati- è la condizione fondamentale e imprescindibile per esistere, allora i nostri stanno conducendo un’esistenza a metà- del tutto svuotata, monca, deviata.
I.a – Chang-guk
è il figlio bastardo di un soldato americano di stanza nella base militare- che è poi il centro nevralgico, geografico e narrativo, della storia. dalla nascita, vive in una condizione di invisibilità e ostilità: non conosce l’accettazione dei suoi pari e simili (per via dell’apparenza fisica), sconta la vergogna della madre isterica e frustrata dal limbo (geniale la trovata dell’autobus, immobile) in cui è relegata. sfoga la sua rabbia proprio sull’unica persona che gli vuole bene, quella madre che ha inciso sul seno il nome del soldato che l’ha concupita, che tollera le angherie di quel figlio ostracizzato perché è tutto ciò che le è rimasto.
I.b – Eun-ok
lei è guercia per via di un assurdo incidente con una pistola rudimentale. è considerata un mostro (la scena con i bambini), cerca di sopperire alla sua totale mancanza di fiducia concedendosi ai maschi del villaggio, accorgendosi solo alla fine di quell’unico cuore puro che riusciva a spogliarla delle sue insicurezze e ad amarla. prima ci sarà il concubinaggio con il soldato americano sull’orlo di una crisi di nervi che le restituirà quella normalità (la sottoporrà a un’operazione all’occhio) che rifiuta come uno snaturamento, uno svilimento, una prostituzione.
I.c – Ji-hum
vive col padre rimasto sciancato dalla guerra di Corea, nella costante ricerca di quella medaglia al valore che non gli hanno ancora dato. è vessato dai bulletti del paese e trova un alleato nel mezzosangue Chang-guk, ma cova anche lui- forse più degli altri- una rabbia profonda per quella vita che non è vita, spesa a testimoniare le ingiustizie, le sopraffazioni, le barbarie (la mattanza dei cani): un gioco al massacro straripante di sangue, ma senza vincitori.
II. conclusioni
la guerra (di Corea: 1950-1953) ha rivoltato dal di dentro un paese, una società intera, rovinandola, togliendo a loro e alle generazioni future qualsivoglia speranza. violentati dalla vita, i personaggi abusano a loro volta dei loro simili: senza accorgersi di essere loro le vere, immonde bestie continuano a vivacchiare ai piedi della dignità, vendendo carne di cani ai ristoranti, gridando al mondo un lamento illogico- muoiono come gli animali di cui si considerano tanto migliori. senza che il sole venga mai a baciare le loro teste, senza che la luce penetri mai nei loro cuori, senza mai aver assaporata l’ebbrezza di vivere.
titolo originale: Suchwiin bulmyeongun film di Kim Ki-duk2001