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L'astronave di zio Paperone

Creato il 09 gennaio 2014 da Einzige
L'astronave di zio Paperone
Incominciamo col dire che, questo discorso, è inutile farlo.Le cosiddette (autonominatesi) persone con coscienza politica non reagiranno mai.Esse saranno le ultime a reagire, forse.Vivono nella coscienza d'essere "forze produttive", in confronto a tutti gli altri - quelli persi nella vita contemplativa, nel precariato dello studio, della ricerca, nelle aspirazioni creative - sia pure pagando il dazio dello sfruttamento, sanzionato e organizzato dal capitale. E, proprio per questo, questi lavoratori, i tizi e caio che incontriamo tutti i giorni in mezzo alla strada e, alla cui categoria, il più delle volte apparteniamo, sono l'incredibile baluardo (ideologico) del sistema. Poiché esse vivono nell'illusione indotta di produrre VALORE, rafforzano e corroborano le istanze della materia stimolandola a un sempre maggior perfezionamento degli ingranaggi produttivi e di sudditanza. Parafrasando bocche oramai decomposte da secoli di sepoltura, non sarò mai libero io finché non lo sarete tutti.
La loro (nostra) sindacalizzazione, le battaglie in piazza, gli scioperi e le manifestazioni di dissenso riproducono la dialettica contraddittoria del capitale: tutto questo convalida il grado di sfruttamento che sono (siamo) disposti ad accettare. Spessi si fregiano (ci fregiamo) del titolo di critici in quanto attenti lettori e ascoltatori della lezione di Marx: è la (loro\nostra) pretesa autonomia che permette di meglio riprodurre la struttura della società di classe, è la loro militanza, la formulazione pratica e teorica stessa delle loro lotte che riproduce il dominio: è la loro antitesi che fa il gioco della tesi e produce questa sintesi oscena che, in un solo giorno, ti porta robe tipo il metodo stamina, il traffico di rifiuti, esplosioni in industrie chimiche eccetera eccetera. Il ruolo dell'analisi marxista nel disegno del capitale, svelandone il funzionamento, la meccanica e i difetti, gioca a favore di un suo perfezionamento.
Prendiamo le banche.
L'astronave di zio Paperone
Noi siamo interessati a quel che tu hai in tasca, se me la dai io ti do la possibilità di profittare del mio servizio: logica del do tu des base.La strategia di captatio del pinco pallino medio è cristallina. Via tutte i ghirigori estetici, via le fascinazioni ideali che sono poi ideologiche, via la cosmesi disneyana di carità, compassione e amichevolezza cristiane. Nel post-moderno, nessuno se la può permettere, men che meno le banche. Ti mettono le carte in tavola, non si celano dietro la morale umanistica dello scambio, ti dicono la banca è una banca, i soldi sono soldi, e tu non puoi farci niente. Le cose stanno così, o ti adatti o muori. Il risultato è produrre una
FEDE.Funziona a livello di credibilità: dal momento in cui tu credi, l'immagine diventa realtà. E si riproduce.
La distruzione non passa quindi per il materiale (il capitale, le sue banche, l'economia politica, ecc.) ma per l'immateriale (la fede, il codice, i simboli) che fa riprodurre il sistema.Il perpetuo simulacro di crisi.Per rimetterti in sesto, devi lavorare, produrre, riprodurre: di qui, il continuo bisogno di penuria. Ti bersagliano di mancanze. Persino il revival del gusto ascetico (dello slow-food\slow-economy, della decrescita), della gravità, rigenera e ricicla lo stesso sistema di segni imperante, stimolando il coinvolgimento patetico: lo spettro della crisi ambientale, della crisi energetica, della catastrofe imminente, crea automaticamente la paura, l'orrore, per il momento in cui il sistema finirà.
L'opposizione dialettica è semplice alternanza strutturale.L'esercizio del potere si serve di entrambe, dell'antagonismo, della destra e della sinistra.Nessuno si pone la fatidica domanda sulla realtà, sull'identità della realtà: per noi, l'illusione è il reale - e non può essere altrimenti, giacché inviluppati da sempre in un cosmo simbolico non possiamo che articolare pensieri (e quindi critiche) che solamente coi termini e gli strumenti del sistema economico-simbolico in cui viviamo.
La nostra chance di prendere atto del codice di manipolazione a cui siamo costantemente sottoposti può avvenire solo abbandonando i termini del sistema, il nostro antagonismo sarà reale quando smetteremo di credere, di porci dubbi, di auto-psicanalizzare costantemente anche il nostro subconscio nell'incertezza di essere noi, quelli sbagliati, i non-integrati. Questa volontà ci annichilisce, ancor prima di aver organizzato un tentativo di resistenza, ponendoci dei semplici dubbi incosciamente ammettiamo la stessa legittimità del sistema.
Nessuna paura, nessuna speranza: la rivoluzione umana passa soltanto da un processo di ripulitura di noi stessi, senza pensare che costi troppo rispetto alla comodità di mantenersi in questo perenne stato di quiescenza "per non saper cosa fare". La purezza dell'uomo non è mai scomparsa, ci abbiamo solo buttato sopra ettolitri di inchiostro del sistema.

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