Non sai più, non sai.
Non eri abituata alla casa vuota, al sonno del mattino, al camminare sola per la strada. Non conoscevi la strada lenta del vagare senza meta. Fino a ieri eri tu, erano loro, ancora ragazzine. Camminavano dandoti la mano e le tenevi strette. Se chiedevano il gelato, se dicevano di andare più piano, se volevano tornare a casa subito: erano loro a segnare il ritmo del tuo passo, la traiettoria del tuo sguardo.
Non sai più: ora devi riprenderti altra strada, altra fatica: il tuo passo che non ricordi, il sederti al tavolo di un bar e chiamare il cameriere con la tua voce sola, l’andare al supermercato e non riempire il carrello; basta una borsa piccola, adesso. Basta un caffè da sola al tavolo di un bar ed è già colazione.
Non ci sono più le corse sino a scuola con gli zaini, il bacio affrettato per poi lasciarle davanti al portone e non salire perchè è tardi. Non c’è il tavolo apparecchiato: puoi mangiare in piedi vicino al lavandino un pezzo di pane secco, bere un sorso d’acqua; adesso più nessuno dice: “Mamma, ho fame! Ma non è ancora pronto?” e si siede impaziente afferrando la forchetta.
Non sai che ore sono quando vai a riposare, se suona la sveglia ed è l’ora di partire: il tempo è solo tuo, è tuo lo spazio. La primavera fuori non ti chiama e il cielo è ancora freddo, fuori.
Poi torneranno i giorni – loro torneranno a casa – ma adesso c’è il silenzio, c’è l’attesa; c’è il rimpianto di aver avuto poco tempo, un tempo corto che è finito.
Adesso che il tempo sembra tutto mio
Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.PATRIZIA CAVALLI
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