Quando intervistai il professor Ahmet Insel per un articolo sui 10 anni di successi dell’Akp, lo scorso anno, rimasi colpito da una sua considerazione: la rivalsa nei confronti di chi aveva ucciso l’ex premier Adnan Menderes – il blocco di potere kemalista – come una delle ragioni della popolarità del partito guidato da Erdoğan. Nell’anniversario della sua impiccagione – il 17 settembre – decisa dopo un processo farsa dagli organizzatori del colpo di stato del 27 maggio 1960, la solenne e rituale commemorazione nel mausoleo eretto a Istanbul ha avuto uno sviluppo di grandissima rilevanza simbolica: la visita del leader del Chp Kemal Kılıçdaroğlu, che conversando coi giornalisti di fronte alle telecamere ha parlato di lezioni della storia, di esecuzioni come omicidi, dei grandi servizi resi al paese dai leader politici uccisi nel 1961 (oltre a Menderes, il ministro degli esteri Fatin Rüştü Zorlu e il ministro delle finanze Hasan Polatkan). Un gesto sincero? Una svolta politica? Ma se aspira a guidare sul serio la Turchia, il Chp è obbligato a fare i conti col proprio passato filo-golpista: un passato drammaticamente recente.
Filed under: politica interna, Turchia Tagged: Adnan Menderes, Ahmet Insel, Akp, Chp, colpi di stato in Turchia, Erdogan, forze armate turche, Giuseppe Mancini, golpe, Kilicdaroglu, Tsk