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Adolf Hitler e il suo odio anticristiano e anticattolico

Creato il 23 febbraio 2011 da Uccronline

Adolf Hitler e il suo odio anticristiano e anticattolicoRecentemente è stato ristampato un interessante libro: “Conversazioni a tavola di Adolf Hitler” (Goriziana 2010). Quest’opera, riporta lo scrittore Francesco Agnoli su Il Foglio, non dice nulla di sostanzialmente nuovo per chi abbia affrontato testi fondamentali del nazismo, come il “Mythus” di Alfred Rosemberg, le memorie di Albert Speer, i diari di Goebbels, le conversazioni di H. Rauschning, i discorsi di Walter Darrè ecc.. Hitler era un fierissimo avversario della visione biblica, cioè dell’idea di un Dio Creatore del cosmo, come della dottrina cristiana della fratellanza fra gli uomini, figli di un unico Padre. Sono idee ben conosciute dallo storico, ma non dalla vulgata, se è vero come è vero che non di rado si può sentire qualche anticristiano contemporaneo ripetere, come un disco rotto: “Ma Hitler era battezzato e ha avuto un’infanzia cattolica!” (come d’altraparte l’ha avuta anche Odifreddi, se è per questo). Citiamo qualche frase del dittatore contenuta nel libro, pronunciata non in modo pubblico ma quando era impegnato ad istruire i suoi ospiti, in tutta libertà, cioè non vincolato da considerazione di opportunità politica o di strategia mediatica. Nelle sue conversazioni a tavola egli ricordava il suo professore di religione, l’abate Schwarz: «Lo provocavo ponendo domande imbarazzanti sulla Bibbia, poiché non potevo sopportare tutte quelle ipocrisie. Ho ancora dinnanzi quello Schwarz col suo naso lungo. Guardandolo vedevo rosso. E ricominciavo peggio di prima. Appena mia madre venne a scuola, egli si precipitò su di lei per spiegarle che ero un’anima perduta». La notte tra l’11 e il 2 luglio 1941, Hitler dichiarava: «Il colpo più duro che l’umanità abbia ricevuto è l’avvento del cristianesimo. Il bolscevismo è un figlio illegittimo del cristianesimo. L’uno e l’altro sono un’invenzione degli Ebrei». Il cristianesimo -proseguiva, dopo aver esaltato “Giuliano il Grande” e deplorato “Costantino l’Apostata”-, è «un’invenzione di cervelli malati», un insieme di «mistificazioni ebraiche manipolate dai preti», la «prima religione a sterminare i suoi avversari in nome dell’amore»; è intollerante, inganna il popolo, contraddice la ragione e «lo sviluppo scientifico»; proclama un egualitarismo iniquo, diffonde l’idea pericolosa e nociva dell’aldilà e di un Dio trascendente (in contrasto, a suo dire, con «la teoria dell’Evoluzione»); venera «il volto contorto di un crocifisso»; separa l’uomo dalla materia, mentre «non esiste alcuna frontiera tra l’organico e l’inorganico»… Quanto ai preti, sono «aborti in sottana», «brulichio di cimici nere», «rettili»: è la Chiesa cattolica stessa che «non ha che un desiderio: la nostra rovina». Così parlava Hitler, mentre tesseva l’elogio del vegetarianesimo e descriveva l’uomo come «il microbo più pericoloso che si possa immaginare». Una domanda, conclude Agnoli: dopo i lager e i gulag atei e anticristiani, dopo il comunismo e il nazionalsocialismo (nato dall’anticristiana rivoluzione francese), è ancora possibile fare a meno di Dio?


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