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4 giugno: la cittĂ  di Roma salva grazie al Vaticano

Creato il 04 giugno 2014 da Uccronline

Liberazione romaIl 4 giugno di settant’anni fa terminò l’occupazione nazista di Roma, all’alba le prime pattuglie statunitensi entrano in città mentre i tedeschi lasciarono Ponte Milvio e la periferia settentrionale della città, quasi senza scontri con i partigiani.

Lo scontro si evitò, salvando numerose vite e la città di Roma. Oggi la tesi prevalente tra gli storici conferisce il merito all’intervento del Vaticano: «Fu concordata un’uscita pacifica delle truppe tedesche da Roma, con l’importante mediazione del Vaticano e il consenso delle componenti moderate della Resistenza», sostiene Davide Conti della Fondazione Basso.

«Le trattative diplomatiche con i tedeschi, condotte da Pio XII durante il periodo dell’occupazione, miravano non solo a salvare le persone ma anche a salvare la città, evitando la battaglia su Roma. Fu l’oggetto dell’incontro a maggio tra il Papa e il generale Rainer Stahel», afferma Anna Foa, docente ebrea di storia moderna all’Università La Sapienza. Una chiave di lettura che convince anche Alessandro Portelli, docente universitario e autore del libro “L’ordine è già stato eseguito” sulle Fosse Ardeatine: «Le forze monarchiche e la Chiesa operarono in maniera di evitare l’insurrezione, avendo paura che ne traessero vantaggio i comunisti e le sinistre e che ci fossero danni e sofferenze per la città».

Massimo Rendina, vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi), aggiunge: «L’intesa fu promossa dal Vaticano, che garantì ai tedeschi che potevano uscire dalla città senza essere attaccati. Infatti gli scontri armati furono pochissimi. Io ritengo che il Comitato di Liberazione Nazionale (Cln) si pronunciò a favore della non insurrezione, anche non sono state finora trovate documentazioni che lo provino».

Durante l’occupazione nazista Pio XII e la Chiesa cattolica hanno fatto moltissimo per proteggere gli ebrei romani, e non solo, nascondendoli nei conventi e nelle residenze vaticane. Lo ha testimoniato in questi giorni su “Repubblica” anche Giacomo Limentani, che allora aveva 9 anni e vide andarsene i tedeschi nascosto in un convento in piazza di Spagna. Tanto che il rabbino David G. Dalin ha affermato: «Durante il ventesimo secolo il popolo ebraico ha avuto un grande amico. Pio XII ha salvato più vite di ebrei di chiunque altro, anche più di Oskar Schindler e Raoul Wallenberg. Mentre l’80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Solo a Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a 5000 ebrei. Almeno 3.000 vennero nascosti nella residenza pontificia di Castel Gandolfo. Seguendo le istruzioni dirette di Pio XII, molti preti e monaci resero possibile la salvezza di centinaia di vite di ebrei, rischiando la propria stessa vita. Il suo silenzio era una strategia efficace per proteggere il maggior numero di ebrei dalla deportazione. Un’esplicita e dura denuncia contro i nazisti sarebbe servita come invito alla ritorsione, e avrebbe peggiorato le disposizioni sugli ebrei in tutta Europa».

Lo storico Martin Gilbert, di origine ebraica e biografo ufficiale di Winston Churchill, nonché tra i più noti studiosi dell’Olocausto, ha a sua volta sostenuto: «Come storico ebreo ho a lungo sentito il bisogno di rivelare pienamente l’aiuto cristiano agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale e la storia degli uomini che sono stati coinvolti nel salvataggio». Pio XII «ha ritenuto, a mio parere correttamente, che l’intervento diretto avrebbe avuto conseguenze disastrose nelle forme di rappresaglia e un’escalation di persecuzione. Quando le SS vennero a Roma, la Santa Sede prese sotto la sua protezione centinaia di migliaia di ebrei, accogliendoli in Vaticano e incoraggiando nel contempo tutte le istituzioni cattoliche a fare altrettanto. Grazie a queste iniziative meno di un quarto di tutti gli ebrei romani furono imprigionati o deportati. La Chiesa cattolica è stata al centro di questa grande operazione di salvataggio. Io la definisco un’opera sacra». Anche la già citata storica ebrea Anna Foa ha riconosciuto che «gli studi degli ultimi anni stanno mettendo sempre più in luce il ruolo generale di protezione che la Chiesa ha avuto nei confronti degli ebrei durante l’occupazione nazista dell’Italia».

La redazione


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