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Adozioni gay: quel passo in più fra tolleranza e amore.

Da Alby87

La gente ormai, in generale, è disposta ad accettare la regolamentazione per legge delle coppie gay. Bene, era ora, è sempre troppo tardi; direi che questo è il minimo standard per un paese civile, e ci stiamo arrivando a stento adesso. Se certe associazioni si facessero i cazzi propri, avremmo già con ogni probabilità una buona legge per la regolamentazione delle coppie di fatto, anche omosessuali. Fin qui non ci dovrebbe essere nessun problema. Eppure per ottenere quel poco che finora si è ottenuto in questo senso, quanto si è dovuto faticare… e quanto si è dovuto puntare sul naturale menefreghismo di molta gente. Insomma, due sono gay, si amano, vogliono stare insieme … lasciamoglielo fare.

Quel “lasciamoglielo fare” dovrebbe essere assolutamente banale, un punto di partenza, non di arrivo. All’arrivo c’è l’accettazione piena, la comprensione e l’amore. Ma così non è stato, anzi, si è dovuto lottare duramente anche per quel “lasciamoglielo fare”, e tutt’ora questa lotta non si è tradotta in un riconoscimento autentico dei diritti. Perché questo?

Il motivo è che solitamente l’appoggio che viene dato alla regolamentazione delle coppie gay non deriva da vera accettazione ed amore, ma da tolleranza. È un differenza base: chi tollera, tollera. Sopporta, spesso con fastidio, e fa forza su sé stesso per resistere al fastidio (sai che fastidio, vedere due ragazzi che si tengono per mano per strada; ti sconvolge proprio la vita). Chi “tollera” non deve fare lo sforzo di superare i propri pregiudizi e capire l’altro, non deve fare lo sforzo di amare. Chi ama condivide e comprende, anche se deve lottare contro le proprie paure per riuscirci. La tolleranza è il punto di partenza, l’amore è il punto di arrivo; tollerare è uno sforzo del cazzo, è quando si tratta di amare e di abbracciare sinceramente che molti tendono a tirarsi indietro spaventati.

Questo lo si vede in particolare quando si va a vedere le reazioni della gente alla proposta di concedere l’adozione a coppie gay. Molti cosiddetti “moderati” (leggi “moderatamente omofobi”), tolleranti, amabili e per altri aspetti anche marcatamente “omofili”, appena sentono parlare di adozione ai gay si irrigidiscono e iniziano a fare distinguo. Come si spiega questo comportamento? Non si era detto che i gay sono come gli etero e possono anche sposarsi? E perché i figli invece non possono averli?

A dire il vero i figli già li hanno, ma andiamo con ordine. Tanto per cominciare, bisogna subito mettere in evidenza come questo comportamento non abbia giustificazione razionale. Le più importanti associazioni di psicologi del mondo, una su tutte l’APA, hanno promulgato dichiarazioni in favore dell’omogenitorialità, e nei paesi dove ciò è concesso non si contano gli studi, con esito positivo, sul benessere psicologico dei bambini e giovani cresciuti in queste condizioni. È fatto frequente che figli avuti da precedenti relazioni eterosessuali di uno dei due partner, o ottenuti tramite fecondazione in vitro (all’estero, of course, da noi un’ottima legge lo impedisce) in seguito crescano perfettamente all’interno di una famiglia arcobaleno, ovvero vengano nei fatti allevati da due genitori dello stesso sesso. Inoltre, i bambini candidati per l’adozione hanno di fronte l’unica alternativa dell’orfanotrofio; insomma, invece di due padri o due madri, nessuna. Non è un ragionamento da Einstein: se anche davvero due genitori dello stesso sesso non fossero bravi come un maschio e una femmina (e tutti sappiamo che il requisito base per fare il genitore è avere i testicoli o le tette), sarebbero comunque meglio di nessun genitore.

Messi di fronte a questi dati, coloro che sono contrari all’omogenitorialità non hanno risposte. Nel peggiore dei casi alcuni di loro inventano di sana pianta degli studi “alternativi” che diano ragione a loro (pratica comune presso il MOIGE, il comitato Scienza e Vita e altre piacevoli compagnie); ovviamente sono studi sempre privi di fonte e non verificabili … grazie al cazzo, sono inventati. La tendenza più frequente invece è di arroccarsi su posizioni di altro tipo (e più in buona fede), che di solito sono le seguenti:

1)  Non sappiamo cosa aspettarci da una cosa di questo tipo, mai vista prima nella storia.

2)  I figli di una coppia gay saranno gay anch’essi.

3)  Non c’è bisogno di discussioni e studi scientifici, è evidente che abbiamo ragione noi.

Il primo tipo di argomentazione mette in evidenza due carenze importanti. La prima è il desiderio di continuare ad ignorare le argomentazioni presentate; la seconda invece è la base xenofobica dell’opinione che è stata espressa. Cinquant’anni fa si sarebbe potuta dire la stessa cosa del voto alle donne; la si sarebbe potuta dire parlando della fine della schiavitù, dell’invenzione di internet, dell’industrializzazione. L’argomento del “non sappiamo cosa aspettarci” e “non si sa dove andremo a finire” è tipico della reazione, della paura del diverso, del nuovo, del futuro. Xenofobia, razzismo, omofobia, sono tutte manifestazioni dello stesso tipo di paura. Portano ad un giudizio morale corretto e razionale? Lo lascio giudicare al lettore. Ma a me sembra palese che non è certo “razionale prudenza” (come spesso la si vuole far passare) affermare che un orfanotrofio sia meglio di una coppia gay; è solo razzismo.

Il secondo tipo di argomentazione mette ancora più in evidenza le medesime carenze. Tanto per cominciare, non c’è proprio nessuna prova che i bambini cresciuti in una situazione di omogenitorialità tendano a diventare omosessuali (ignoranza). Ma soprattutto, la risposta naturale a questa accusa è: “e allora?”.

Sì, lo sanno anche gli omofobi: la risposta più sensata è proprio “e allora?” Mi è capitato di leggere uno di loro che concludeva affermando di sapere già che avrebbe avuto quella risposta. Bello mio, se lo sai già, potresti fare anche lo sforzo di spiegare dove sta l’errore in questa risposta; solo che farlo ne rivelerebbe chiaramente il sostrato omofobico. Sì, i gay sono buoni e bravi, persone meravigliose e perfettamente inserite nella società, però … non buone, brave e meravigliose come gli etero. Sempre meglio essere etero, e facciamo di tutto per evitare che la gente sia gay. Be’, sì, son tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Un capolavoro.

Ma la terza argomentazione che ho mostrato è la più potentemente rivelatrice di origine e natura dell’opposizione all’adozione ai gay.

Non c’è bisogno di studiare, leggere, conoscere, analizzare per poter esprimere un parere sulla vita di gente che neanche conosciamo; certe cose sono evidenti. Be’, sì, come la nozione che la Terra è piatta e intorno ad essa gira il sole; è evidente. È evidente che la famiglia è formata solo da un uomo più una donna; è evidente che un bambino ha bisogno di modello maschile e femminile; è evidente che essere un modello maschile o essere femminile dipende dall’avere o meno gli attrinuti (purtroppo intesi solo in senso fisico). Un sacco di cose davvero evidenti, evidenti a tutti; l’aspetto curioso è che la gente che le trova così evidenti non ha mai conosciuto nessuna alternativa ai propri preconcetti per poter fare un confronto, e quando si fa notare che c’è chi invece l’ha fatto e non ha visto tutta questa “evidenza”, la risposta è … boh. Credo nessuna, se non qualcosa tipo “Ma insomma, è evidente!”. È bello quando le cose sono così evidenti che si può evitare di portare argomenti a favore.

Ora, dopo quanto abbiamo detto è evidente il vizio di irrazionalità alla base di queste argomentazioni, eppure esse vengono spesso mascherate con sembianze pseudo-intellettualoidi, citazioni a sproposito di manuali di psicologia (di solito ottocenteschi), e in generale una bella maschera di perbenismo e tolleranza.

Falsità, falsità evidenti, bugie a se stessi e agli altri. Non c’è niente di razionale, tutto ciò si origina da un qualcosa di irrazionale e di animalesco, una paura primordiale: l’omofobia. Mascherare paura ed ignoranza, però, non le renderà mai migliori. Qusto va spiegato ai “moderati”che tanto spesso cadono vittime dei pregiudizi propri e della disinformazione degli altri. Una miscela pericolosa:  la paura irrazionale viene giustificata dalle menzogne, e al contempo funge da scudo contro la verità.

Eppure, devo dire, nonostante questa forma di omofobia sia così subdola e crudele, spesso fatico a biasimare chi ne è affetto, perché è evidente che dietro di essa c’è un vero è proprio “blocco psicologico-culturale” che impedisce di impostare sull’argomento una discussione seria e basata sui fatti.

Non posso dire di esserne stupito. Non dimentichiamoci che viviamo nel paese in cui la più importante “associazione di genitori”, quella che decide cosa vedono i vostri figli in TV, è costituita da estremisti cattolici e opusdeisti che dichiarano senza problemi che l’omosessualità è una malattia da cui si guarisce. Queste persone decidono quali cartoni vanno in onda, come devono comportarsi i boy scout, entrano nelle scuole a tenere conferenze, gestiscono case dello studente e associazioni universitarie, ricevono l’attenzione di personalità della politica e plauso dei governi.

Io, come al solito, non posso fare molto al confronto. Ovviamente, però, mi mantengo coerente con la mia “missione”; dire le cose come stanno e mettere a nudo la vera natura di alcuni pensieri e atteggiamenti; si tratta di passi indispensabili per la loro rimozione. E io, nel mio piccolo, qualche tentativo lo faccio.

Ossequi.

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