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Alcuni chiarimenti sul fondamentalismo religioso italiano

Creato il 26 gennaio 2016 da Alby87

Spesso leggo, da parte di chi critica i fondamentalisti religiosi che fanno capo a Sentinelle in Piedi e Manif Pour Tous, una serie di argomenti che hanno significato se esposti a gente esterna al movimento stesso, ma che scivolano completamente addosso ai diretti interessati. Non dico che tali critiche non vadano usate, anzi, sono assolutamente valide in linea generale. Ma bisogna capire perché per loro non funzionano, perché serve a capire come pensano. Quindi chiariamo alcuni assunti silenziosi, o a volte anche non silenziosi, di questo movimento che oggi “difende la famiglia”. Cominciamo da quello più importante:

Non è un movimento in difesa delle famiglie, ma “Della Famiglia”.

Il popolo del family day non ha mai fatto nessuna battaglia politica per portare beneficio concreto alle famiglie, tradizionali o non tradizionali che siano. Nel 2007 fecero “la mossa” di raccogliere le firme per una proposta di aiuto alle famiglie, che di fatto però era una vera cazzata e cadde nel vuoto, perché lo scopo dell’evento non era l’aiuto alle famiglie, ma la lotta ai DI.CO.
Ma come, penserete; com’è possibile che si disinteressino completamente di politiche della famiglia? E invece è esattamente quello che c’è da aspettarsi. Non sono le famiglie concrete ciò che essi lottano per difendere; oserei dire che non gliene fotte una sega delle singole famiglie, o perfino che essi vanno attivamente contro le famiglie concrete. Lottano per difendere l’idea della Famiglia (con la maiuscola per distinguerla). Ciò che gli preme è esclusivamente questo: preservare un’ideale eterno di Famiglia con certe caratteristiche. Si vede nel loro logo: un padre, una madre, un figlio maschio, una figlia. La simmetria, l’ordine. È solo idea.
È ciò che vogliono difendere, l’idea e nient’altro. E per difendere l’idea platonica, si possono anche ignorare o addirittura affossare deliberatamente le singole, imperfette realtà familiari reali, che di essa sono solo un’imitazione, per di più malriuscita.
Può sembrare assurdo un simile baccano per difendere una vuota immagine astratta, tanto più alla luce del fatto che l’idea di famiglia di cui parlano in realtà è vecchia di non più di qualche decennio, altro che eterna e divina. Ma è così che ragionano i platonici, e come disse Nietzsche, il Cristianesimo è platonismo “per il popolo”. Il che ci porta a comprendere il punto successivo:

Il movimento non è interessato a “vincere” la battaglia.

Ok, il movimento favoleggia di vincere la crociata e di portarci tutti in un nuovo medioevo. Ma favoleggiare qualcosa non significa che poi ce lo si ponga come obbiettivo concreto; non possono “vincere”, e lo sanno benissimo. Ma è la lotta che li galvanizza, e perfino un certo masochistico desiderio di perderla, la lotta.
Il paragone migliore che mi viene in mente è, non me ne vogliano i miei concittadini, con i tifosi del Catanzaro. Il Catanzaro è stata una grande squadra di calcio, che giocava in serie A. Molto, molto tempo fa. Oggi è una squadretta di serie C2 che festeggia quando passa in C1. Ma aveste un’idea di quanti sono i suoi tifosi!
Ma perché tifare con tanta passione per una squadra che obbiettivamente dà così poche soddisfazioni?
Per la gloria. Solo per la gloria. Il concetto è quello del “molti nemici, molto onore”: tifare per una causa persa attribuisce al proprio ego un certo qual senso di grandiosità.
Io mi scoccio sempre parecchio ai Pride, eviterei di andarci, potendo; ci vado per dovere, perché è una lotta che mi riguarda … ma essenzialmente io mi eviterei di lottare, se potessi avere ciò di cui ho bisogno senza sforzo, lo preferirei. Per questo ho bisogno di successi come l’aria, è per i successi che mi batto, sono la mia ragione. E una volta avutili, potrei fermarmi. Il cattofascista, che ha il prototipo nel forzanuovista, ragiona diversamente: è proprio la lotta che lo eccita, e si è scelto la squadra perdente proprio perché quando tanto perdi sempre, ti puoi concentrare di più sul brivido della lotta.
Come un tifoso, alla fine non saprebbe che farsene se vincesse davvero; ricordate che per alcuni anni la Ferrari fece delle macchine così straordinarie che vinceva praticamente in tutti i circuiti di formula uno? In quel periodo la trovai noiosissima e smisi di seguire quello sport, e come me fecero tanti altri. Quante emozioni, invece, quando la McLaren ci teneva testa! Che scossa di rabbia, quando alla fine ci ha pure battuti, e di parecchio!
Io mi rompo i coglioni a fare le manifestazioni per i miei diritti; vorrei averli e basta, come tutti gli altri. Il fondamentalista cattolico invece lotta per la lotta, e se vincesse si spomperebbe come uno pneumatico bucato.
Se cercate una metafora più colta, un noto attivista gay italiano che ho avuto l’onore di conoscere (cui darò credito se me lo domanderà), ha paragonato la battaglia dei fondamentalisti a quella degli ebrei di Masada.
Si racconta che piuttosto che consegnare la città, essi si fossero suicidati ammazzandosi tutti a vicenda. Fino all’ultimo uomo, bambini inclusi.
Quanto onore.
Chissà se i bambini erano d’accordo.

I fondamentalisti della Famiglia non danno alcun valore alla coerenza.

Alessandra Mussolini, col marito che ha vissuto quella roba lì. Maurizio Gasparri con le sue ben note abitudini notturne. Formigoni col suo coinquilino. Il divorziato e risposato Adinolfi. Sgarbi: basta il nome. A suo tempo, perfino Berlusconi! Questi membri eccellenti del popolo del family day nel 2007. Ci rendiamo conto?! Impresentabili, non è vero? Offensivo che pontifichino di famiglia, incoerente, buffonesco!
Sì, per noi. Per loro no. Ricordate cosa abbiamo detto prima? Non è una lotta per le famiglie reali, è una lotta per La Famiglia. Un’idea, una divinità. È perfettamente normale che le famiglie reali facciano schifo, o addirittura che ci si presenti gente che una famiglia non ce l’ha, vuoi perché omosessuale o perché puttaniere o perché, come tanti altri, un matrimonio l’ha avuto ma è naufragato. Ma queste non sono l’idea di Famiglia, l’idea di Famiglia è pura ed eterna. Non ci viene chiesto di eguagliarla, perché è impossibile! Ci viene solo chiesto di riconoscerne la divinità. È tipicamente cattolico, come modo di pensare: non importa peccare o non peccare, ciò che conta è confessarsi, ovvero fare il gesto di sottomissione alla Chiesa.
Mi spingo a dire questo: per il fondamentalista cattolico, se hai una famiglia sfasciata, o sei gay o puttaniere, e vai comunque al family day, è meglio! Tanto di più vale il tuo gesto di sottomissione!
Ancora una volta: per noi il fatto che le famiglie siano tante imperfette e problematiche ci pone la questione delle alternative cui si possa accedere, e ci fa legittimamente dubitare di questa santità e di questa perfezione attribuita al concetto di famiglia. Per loro è solo la conferma ulteriore che la Famiglia, come idea,  è perfetta. Il confronto con lo schifo che vediamo nella realtà la fa solo splendere di più per contrasto.
Un riassunto efficace del loro punto di vista è nella seguente disuguaglianza:

Idea > Fatti

Non hanno nessuna posta in gioco concreta in questa battaglia.

Facciamo un altro confronto. Dunque, se non passa il ddl Cirinnà, per me sorgono alcuni problemi. Nel senso, potrei sperare che più in là passi un progetto anche migliore, e verosimilmente accadrà, e per ora posso aspettare; ma posso correre il rischio di arrivare un giorno a ritrovarmi legato lavorativamente, e forse anche emotivamente, ad un paese in cui non potrei vedere tutelata la mia relazione, e nemmeno avere dei figli, se un giorno dovessi desiderarne (come spesso accade raggiunta una certa età)?
Questi sono problemi cui è meglio pensare in anticipo. Se i miei diritti non mi vengono concessi, io faccio meglio a iniziare a pensare già da ora di lasciare l’Italia, definitivamente stavolta. Un bel problema. Forse non il più grosso problema del mondo, ma è un problema concreto; e io sono un ricercatore, una persona fortunatamente molto sveglia, con un’ottima conoscenza dell’Inglese e un CV abbastanza appetitoso. Se fossi un povero operaio cassaintegrato con la licenza media, che farei?
Questi sono i problemi della comunità LGBT. Sono grossi? Sono piccoli? Non importa l’entità, per ora: sicuramente ci sono problemi e sono reali.
Se invece il ddl Cirinnà passa, che problemi concreti dovranno affrontare i suoi oppositori, che tanto ci si affannano contro?
Nessuno. Neanche minimo. È obbiettivo e indiscutibile che la loro vita non cambierebbe di una virgola.
Questa è la ragione per cui si formula contro di loro l’argomento, valido, “ma a te che ti cambia se i gay si sposano?”; perché la risposta non può che essere “niente”.
Ma ancora una volta, ricordiamo la disuguaglianza:

Idea > Fatti

Di fatto non gli cambia niente. Ma se immaginaste quali spettri mostruosi si agitano nella loro mente, capireste, anche se non giustifichereste ovviamente, ogni cosa che fanno. Nella loro testa si sta violando un’idea sacra, e le idee sono più importanti dei fatti, teniamolo sempre presente.

Sono spinti dal narcisismo

Questo argomento lo conosco molto bene, perché sono stato adolescente. E ora non lo sono più. E mi ricordo com’era esserlo. Sono tre cose che è abbastanza raro trovare tutte insieme nella stessa persona.
Voi pensate, lettori miei, specialmente LGBT, che la cosa peggiore che possiamo fare ad un omofobo sia isolarlo, farlo sentire escluso e non accettato. Lo pensate perché è quello che hanno fatto a voi, perché vi hanno escluso contro la vostra volontà. Ma non è quello che sente un fondamentalista religioso, almeno non qui in occidente.
Pensate a come eravate da adolescenti. Vi ribellavate, giusto? Sì, lo facevate, lo fanno tutti gli adolescenti . Ma che cos’è la ribellione adolescenziale? Pensiamoci un attimo, pensiamo al caso classico: i genitori ti dicono “che brutti i piercing”. Immediatamente senti una voglia strana di mettere il piercing. A che serve? Solo ed esclusivamente a dire ai genitori “io non ti appartengo, non sono un prolungamento di te, ma un’entità autonoma!”; insomma serve a costruire un’identità propria. La verità, però,  è che fare esattamente il contrario di quello che ti dicono i genitori è ancora una forma di dipendenza da loro. Non hai un’identità, se fai così, sei solo uno che si sta sforzando di averla. E infatti appena sarai con i tuoi amici, farai quasi tutto quello che fanno loro: mentre coi genitori sei un ribelle, col “branco” dei tuoi pari sarai plastilina.
Questo può accadere anche al contrario: nel mio caso personale, non sentivo ribellione verso i genitori. Mi premeva molto distinguermi dai miei coetanei … ma nel fare ciò, mi appiattivo sui miei genitori. Questo, signori, è il narcisismo degli adolescenti, persone che ancora non hanno un’identità propria, e allora si puntellano attraverso il meccanismo dicotomico della ribellione/omologazione. Ribellarsi da un lato per affermare in negativo “io non sono un semplice prolungamento di un’altra entità”, appiattirsi dall’altro, perché di fatto positivi ancora non hai niente di preciso da affermare in positivo. Le due cose vanno sempre insieme. E si chiamano “narcisismo”.
L’affermare la differenza fra sé è il prossimo è un momento essenziale nella costruzione dell’identità, ma non può essere il narcisismo l’unica funzione a sostenere in piedi un’identità. Dall’adulto ci si aspetta che superi il narcisismo e diventi sé stesso, ovvero una persona che sa cosa vuole e vuole essere come individuo,  e non ragiona in termini di ribellione/omologazione.
Ora leggete un po’ di articoli dei siti dei fondamentalisti. “Noi non ci omologhiamo”, “noi ci ribelliamo”, “noi siamo contro il politicamente corretto”, “noi siamo gli ultimi difensori della verità e non ci piegheremo”… E frattanto vanno lì in manifestazione, vestiti tutti con le stesse magliette, a dire le stesse cose, a ripetere gli stessi slogan, a informarsi sempre sugli stessi siti senza neanche un’esitazione, bevendosi anche le peggiori bufale senza l’ombra del pensiero critico. L’unico modo per questi tizi di mandare il messaggio in maniera più chiara sarebbe stato dirlo esplicitamente: “siamo ancora in fase di ribellione adolescenziale”.
Isolarli è spesso necessario: i narcisisti sono persone che generalmente fanno danni finché non le hai estromesse dalla tua vita, con le buone o con le cattive. Ma non pensiate che il fatto di metterli in minoranza, farli sentire strani o pazzoidi possa scalfirli in senso psicologico: insistere su questo aspetto, anzi, porta a un’iperattivazione della funzione narcisistica. Il meccanismo di difesa che si attiva è il seguente “mi insultano, mi isolano e mi odiano, proprio perché sanno che io ho ragione e loro torto”.
Se si vuol dire qualcosa che abbia effetto su uno che ha un meccanismo di difesa di questo tipo, bisogna agire in altro modo. Pensate a qual è la cosa che vi dava più fastidio quando eravate adolescenti e giocavate a fare i “ribbbelli”; quella che vi faceva imbufalire. Sì, quella lì, sapete tutti qual è. Quella è la cosa che manda fuori dai gangheri anche i fondamentalisti religiosi, perché ferisce il loro narcisismo.

Ricapitoliamo, dunque, quali argomenti non ha senso usare con loro, anche se sono di per sé stessi assolutamente validi:

“Sei bugiardo: dici di difendere la famiglia, ma in realtà per la famiglia non fai niente”.

“Sei incoerente: manifesti a favore della famiglia quando tuo marito sfrutta la prostituzione minorile”.

“Ma perché ce l’hai contro le unioni civili/matrimonio gay? A te non toglie niente!”

“Ma guarda che sei rimasto l’unico fesso a pensarla così, tutto il mondo civile si sta adeguando ormai”.

Quali saranno invece gli argomenti che funzionano?

Be’… divertitevi a scoprirlo da soli!

Ossequi



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