Adozioni gay, risposta a Roberto Saviano

Creato il 21 gennaio 2013 da Uccronline

E dopo la banale presa di posizione del filosofo Bernard-Henri Lévy, a cui abbiamo già risposto, ecco che per sostenere le adozioni da parte di persone delle persone dello stesso sesso scende in campo anche lo scrittore Roberto Saviano.

Un suo articolo è infatti comparso sull'Espresso il 17 gennaio ed ha avuto il grande merito di mostrare ancora una volta quanto inconsistenti siano le ragioni addotte a sostegno della genitorialità omosessuale, così come aveva già fatto notare l'intervento del prestigioso (ma non in quel caso) filosofo francese Lévy. Innanzitutto Saviano ha usato la classica strategia di ridurre coloro che dicono "no" alle adozioni gay alla sola Chiesa cattolica: avere come nemici i cattolici serve per accaparrare consensi, indipendentemente da quel che si dice. E' evidente a tutti, tuttavia, che assieme alla Chiesa condividono tale posizione anche leader di altre religioni (di recente anche il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni), laici e non credenti (citiamo l'esempio recente di Galli della Loggia), scienziati e intellettuali (importante il recente pronunciamento del presidente dell'Associazione Nazionale Sociologi) e diversi omosessuali e militanti pink, i quali basandosi sulla ragione naturale riconoscono che il matrimonio è formato da uomo e donna, ed è con queste due figure che i bambini hanno il diritto di crescere.

Concentrandoci su Saviano, si nota che anche lui ha scelto di usare i due tipici argomenti che scattano come riflesso pavloviano appena si affronta questa tematica, ovvero "l'argomento orfanotrofio" e "l'argomento in nome dell'amore".

1) "Argomento orfanotrofio": scrive Saviano: "preferiamo davvero che ci siano bambini che vivano in situazioni di abbandono o in strutture di accoglienza piuttosto che dare possibilità a nuove forme di famiglia?". In queste affermazioni si nasconde uno scorretto ricatto sentimentale ("chi è contro l'adozione gay vuole che i bambini stiano in orfanotrofio!!") , ma fallace perché nessuno preferisce una condizione di abbandono, tuttavia non si capisce perché ovviare a questa situazione aprendo all'adozione gay piuttosto che promuovere culturalmente l'adozione tra le coppie eterosessuali.

La cosa curiosa è che vogliono farci credere che il sostengo alle adozioni per gli omosessuali serva, non tanto per estendere alle coppie dello stesso sesso altri presunti diritti (nessuno ha diritto all'adozione), ma solo per diminuire il numero di bambini orfani. Scrive infatti Saviano: "le coppie etero spesso seguono iter lunghi e complicati. L'obiettivo dovrebbe essere snellire le pratiche e permettere che nuove famiglie possano nascere". Vogliamo dunque tranquillizzare Saviano e gli omosessualisti, così tanto preoccupati per gli orfanelli: la fila di coppie eterosessuali interessate ad adottare è sufficentemente lunga, nel 2010 -ad esempio-, la crescita delle adozioni del +7,9% rispetto all'anno precedente, lo si è visto anche nel recente caso del neonato abbandonato al McDonald's di Roma o nell'ultimo caso di bimbo lasciato alla "Culla della vita" a Milano. Anzi, in certi casi il vero problema è il numero esiguo di minori adottabili rispetto alle domande di adozione. E' vero tuttavia che nel 2012 in Italia, anche a causa della crisi, si è assistito ad una crisi delle adozioni, ma il problema sembra essere l'eccessiva rigidità degli operatori sociali che devono certificare l'idoneità delle coppie e il sempre più frequente ricorso alla provetta.

2) "Argomento in nome dell'amore": scrive Saviano: "è raro trovare coppie stabili. Spesso ci si separa e si cresce in famiglie allargate [...]. Esiste l'essere cresciuti bene e l'essere cresciuti male [...]. Sono convinto che le coppie gay e i single che chiedono di poter adottare dovrebbero avere il diritto di farlo perché la loro è una richiesta in nome dell'amore". Innanzitutto pare poco attinente il riferimento alla frequente instabilità delle famiglie, anche perché c'è una fortissima differenza tra il crescere con un genitore single piuttosto che con un doppione, due padri o due madri. Inoltre, come ha spiegato il filosofo Adriano Pessina, " ci sono bambini equilibrati che sono stati allevati da famiglie poligamiche, o che sono cresciuti in orfanotrofio. Il problema resta un altro: qual è il contesto ideale nel quale pensare lo sviluppo della persona?". Nessuno mette in dubbio la capacità genitoriale degli omosessuali, ma non è questo il punto decisivo: una coppia omosessuale, pur con tutta la sua buona volontà, nega la differenza fra maschile e femminile e questa è una violenza alla natura, come spiegano gli psicologi e come mostrano gli studi scientifici.

Infine, la richiesta di genitorialità da parte di omosessuali è senza dubbio fatta in nome dell'amore, a questo ha però risposto Claude Halmos, psicanalista e una dei massimi esperti riconosciuti in età infantile: " ignorando un secolo di ricerche, i sostenitori dell'adozione si basano su un discorso basato sull"amore", concepito come l'alfa e l'omega di ciò che un bambino avrebbe bisogno". Ma queste affermazioni, ha continuato la psicanalista, "colpiscono per la loro mancanza di rigore" perché "un bambino è in fase di costruzione e, come per qualsiasi architettura, ci sono delle regole da seguire se si tratta di "stare in piedi". Quindi, la differenza tra i sessi è un elemento essenziale della sua costruzione". Inoltre, ha proseguito Anne-Marie Le Pourhiet, docente di diritto pubblico presso l'Università di Rennes, " l'amore non ha nulla a che fare con il codice civile. Questo argomento è sciocco, ma anche pericoloso", perché se l'amore è il criterio che viene usato per legittimare l'adozione a coppie dello stesso sesso, allora per coerenza non si potrebbero escludere tutte le altre relazioni sentimentali umane in cui tale richiesta viene fatta "in nome dell'amore", come ad esempio possono essere quelle incestuose, poligamiche e addirittura -estremizziamo- quelle tra due pedofili aspiranti genitori. Il vero criterio, invece, è identificare quale sia la condizione ideale per crescere un bambino ed è ovviamente quella naturale (decisa dalla natura) formata dal padre e dalla madre biologica, anche perché, come ha spiegato Pierre Lévy-Soussan, psichiatra specialista in adozione, "anche se sa che i suoi genitori adottivi non sono i suoi genitori biologici, il bambino deve essere in grado di immaginare che "potrebbero" esserlo, deve fantasticare una scena di nascita possibile [...] e credibile. Tuttavia, una coppia dello stesso sesso, non offrirà mai una genitorialità credibile".

Roberto Saviano non ha chiuso l'articolo definendo i cattolici dei "retrogadi" o degli "omofobi", tuttavia anche lui ha mostrato quanto intollerante sia il laicismo. Ha affermato infatti: "La Chiesa non ha alcun diritto di condizionare le leggi e le istituzioni dei paesi laici. I cattolici possono dire la loro, ma non influenzare o boicottare nuove leggi. Questo è profondamente ingiusto". Secondo Saviano dunque, come si è ironizzato su Tempi.it, i cattolici possono esprimere la loro opinione a patto che nessuno li ascolti. Non possono quindi impegnarsi in politica perché così facendo influenzano senza dubbio le leggi e le decisioni e anche la loro presenza pubblica o mediatica (blog, siti web ecc.) è "ingiusta" perché rischiano di convincere o condizionare chi li ascolta. Per evitare di influenzare la scena mediatica e politica, i cattolici dovrebbero stare rinchiusi nelle loro case?

Ancora una volta constatiamo che gli argomenti a sostegno dell'agenda LGBT sono decisamente carenti di ragioni adeguate, stupisce sempre più quindi la loro popolarità.


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