Nella sentenza 3572 depositata ieri, la Corte di Cassazione sembra proprio voler aprire una breccia all’adozione da parte dei single. La Suprema Corte è stata chiamata a giudicare sul caso di una donna di Genova, che aveva chiesto l’adozione pienamente legittimante di una bambina con la quale aveva vissuto per due anni prima in Russia e poi negli Stati Uniti, ottenendo anche un certificato di adozione da parte del Tribunale della Columbia. Rientrata in Italia, la donna ha chiesto il medesimo riconoscimento ottenendo, però, soltanto una parziale “vittoria”. La Cassazione ha poi “esortato” il legislatore italiano a intervenire, ritenendo maturi i tempi affinchè i single possano adottare, con meno difficoltà, i bambini rimasti soli o abbandonati dai genitori naturali.
Giulia Paola De Nicola, docente di Sociologia della famiglia all’Università di Chieti e attenta osservatrice di ciò che avviene oltre i confini nazionali, ha dichiarato: «La Cassazione è in linea con la pericolosa china su cui pare incamminato l’Occidente. Mi riferisco all’ideologia di genere secondo cui ciascuno, uomo o donna che sia, è legittimato a scegliere il genere che più gli aggrada. Una deriva davvero pericolosa. Non ci vuole molto a capire che la vera “battaglia” che s’intravvede sullo sfondo è aprire alle adozioni anche per gli omosessuali». Occorre, ribadisce la sociologa, «insistere sulla necessità che un bambino abbandonato o orfano abbia la possibilità di ricominciare una nuova vita in una famiglia, con una mamma e un papà». Inoltre, questa decisione potrebbe comportare ulteriori tagli ai fondi, già scarsi, destinati alla famiglia, e ciò «avrebbe ricadute negative sull’intera società. Laddove, infatti, la famiglia viene indebolita, a patirne è la collettività».
Il professor Gabriel Levi, neuropsichiatria infantile dell’università «La Sapienza» di Roma, ha dichiarato: «Un bambino non è solo una persona in formazione, destinataria di una educazione, ma è da subito un soggetto attivo titolare di diritti… tutti lo dicono e lo sottoscrivono ma non sempre tutti lo ricordano quando si dovrebbe. La condizione ideale è indubbiamente una coppia di genitori in buona salute, giovani, che possibilmente vadano d’accordo, psicologicamente maturi e motivati. Più ci si allontana da quel punto e da quella ipotesi, più la forbice si allarga magari in nome di interventi legislativi, più oggettivamente si rischia di non rispettare quel diritto supremo e prevalente del bambino, cioè di crescere nelle migliori possibilità». Sulla dittatura dei desideri individuali dice: «Io posso essere un uomo solo, addirittura avere 78 anni, parlo sempre in via teorica, e desiderare un figlio. Il diritto oggettivo c’è. Ma in questo caso, e non possono esserci dubbi, deve prevalere quel diritto del bambino che supera tutti gli altri. Il diritto egoistico dell’adulto di diventare genitore ha il suo spazio. Ma deve sempre e comunque cedere il passo alle ragioni del bambino. Cioè al suo buon diritto di essere allevato al meglio». In conclusione: «Visto il gran numero di coppie che desiderano adottare un bambino e visto il numero limitato di bimbi da adottare, se ora si aumenta il campo, sarà bene combattere la nascita di mercati di adozione»
Giorgio Cavalli, responsabile per l’adozione di Famiglie per l’accoglienza, un’associazione nata nel 1982 che ogni giorno affronta i problemi dei genitori adottivi, ha dichiarato: «Conosco le obiezioni di chi dice: meglio avere un genitore single che lasciare il minore in un orfanotrofio. Ma per esperienza sappiamo che un bambino abbandonato ha bisogno di un padre e di una madre sposati. Non si può proporgli una famiglia dimezzata». Non è un tipo da cadere nel tranello del cosiddetto “male minore”. «La nostra legislazione è già molto chiara: salvo casi particolari legati all’affido, chi adotta sono le famiglie e non i single. La legge 184 risponde infatti al diritto dei minori di avere una propria famiglia, un padre e una madre. Sappiamo benissimo che oggi le relazioni familiari sono molto più labili e ci sono tante separazioni. Ma non mi sembra che l’ideale sia riproporre una situazione altrettanto precaria e instabile come quella di un single. Mi pare soltanto il tentativo di aggirare la famiglia monogamica e quindi aprire in futuro alle pretese adottive di omosessuali singoli o in coppia. Ci sarebbe una maggiore precarietà della struttura familiare: un single incontra difficoltà più grandi nella vita quotidiana, mentre in due ci si aiuta di più. E siamo sicuri che poi unendosi con un’altra persona questa sia disposta ad accettare il bambino? Io non voglio demonizzare i single e il loro desiderio di essere genitori. Non voglio giudicare negativamente la sua situazione, se si è single per scelta o perché la vita l’ha portato ad esserlo: può essere che abbia un profondo desiderio di paternità e maternità che non va disprezzato. Però l’adozione è pensata non per i genitori, ma come risposta al bisogno innanzitutto dei figli di trovare una famiglia e il minore ha il diritto naturale di appoggiarsi a una figura maschile e una femminile sposati». Anche lui conferma che «ci sono moltissime famiglie regolarmente sposate che fanno fatica a ottenere l’adozione. Non è facile ottenere l’idoneità. E forse si può lavorare per migliorare queste pratiche anziché “aprire” ai single. Stiamo attraversando un momento di crisi molto forte, in cui vengono messi in discussione i fondamenti della famiglia. E c’è il tentativo di ridurre anche la famiglia a fatto privato: “Io voglio esser padre/madre”. Anche l’adozione viene ridotta a consumo. La famiglia non è il luogo del privato e basta. Noi continuiamo a testimoniare che sia il luogo primario dell’educazione della persona, affinché sia responsabile e aperta agli altri. Per questo sosteniamo le difficoltà delle famiglie. Un minore abbandonato ha bisogno di una famiglia e non del desiderio della tua generosità».
Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Consiglio per la famiglia ha espresso il suo parere. Nei procedimenti di adozione, «in linea generale, la priorità è il bene del bambino, che esige un padre e una madre: questa dovrebbe essere la normalità».
Perplessa anche Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei Minori di Roma: «Ritengo, come ogni giudice minorile, che un bambino abbia diritto a una famiglia composta da un padre e da una madre. L´attuale legislazione già prevede l´adozione alle persone singole ma soltanto in casi particolari. Vale a dire che non le mette alla pari con la coppia ma se questo bambino ha un rapporto molto forte, molto significativo con una persona singola, quel rapporto viene salvaguardato e viene concessa l´adozione alla persona singola. Quindi non c´è bisogno di colmare alcun vuoto normativo».
Francesco Belletti, presidente del Forum delle famiglie, ha sottolineato che «in Italia ci sia una grandissima disponibilità di coppie pronte all’adozione sia nazionale che internazionale. Non esiste un diritto dell’adulto all’adozione ma esiste soltanto il diritto del bambino ad essere educato in una famiglia. Per questo va garantita la completa genitorialità, il fatto cioè di avere un padre e una madre, a chi è già stato così duramente colpito dalla vita».
Alda Maria Vanoni, giudice ed ex-presidente dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, ha dichiarato che non c’è nulla di nuovo, poiché «il legislatore italiano fin dal 1983 aveva ammesso, in situazioni precise e numericamente marginali, la possibilità che un minorenne venisse adottato da una persona singola, così prevedendo un’eccezione alla generale e sottolineata previsione degli adottanti come coppia unita in matrimonio. Un’eccezione, cui tuttavia, non sono collegati tutti gli effetti dell’adozione legittimante ammessa solo per una coppia sposata. Quello che lascia perplessi è la considerazione finale – non necessaria nell’economia della decisione – con cui la suprema corte si fa insistente suggeritore di una riforma che spetta solo al legislatore e che coinvolge valutazioni assai delicate e controverse sull’istituto familiare in generale, e sull’adozione in particolare. Il punto di vista da cui valutare ogni eventuale riforma è quello dell’interesse dell’adottando, e non quello del desiderio dell’adottante. Non sembra contestabile che per un bambino è meglio avere due genitori anziché uno solo; la “tenuta” del requisito del matrimonio è, in quest’ottica, fondamentale, e ogni riforma che più o meno surrettiziamente lo aggirasse sarebbe in ultima analisi contro il vero interesse degli adottandi».
Cristiano Gatti scrive un interessante articolo su Il Giornale: «Abbiamo code sterminate di coppie affrante che aspettano un bambino in adozione, eppure già abbiamo deciso di affidare i bambini anche a un genitore solo. Saranno molto lieti, sicuramente lieti, i coniugi che da anni subiscono analisi e interrogatori molto rigorosi, al limite della violenza psicologica, per dimostrare d’essere all’altezza del ruolo cui ambiscono: quello di padre e madre. Li renderà euforici apprendere che un solo genitore può essere persino meglio di loro due messi assieme. La loro interminabile attesa, troppo spesso interrotta imboccando equivoche scorciatoie, ora sarà più leggera e più sopportabile. Avranno una nuova certezza: dalle nostre parti, chiunque può fare il genitore. Che la Cassazione ancora una volta ci metta il becco, sollecitando il Parlamento a disegnare la nuova legge, fa parte ormai di un costume sociale e istituzionale tutto nostro, dove sembra che ciascuno si senta in diritto di ordinare a qualcun altro cosa e come fare.inutile che arrivino i soliti illuminati a spiegarlo «in linea di principio»: sì, un genitore bravo è certamente meglio di due genitori cretini. Ma non è su questa ipotesi accademica che bisogna costruire il bene comune. Il bene comune andrebbe costruito sulle – poche – certezze che le generazioni si tramandano. In questo caso, sembrerebbe solare e indiscutibile che ogni bambino abbia bisogno, dunque diritto, a un padre e una madre. Chi l’ha detto? Chi crede in Dio sa che lo dicono le Sacre scritture, chi non crede sa che così vuole la natura.Tutto è possibile e pensabile, perfino che uno sia più di due.Nell’epoca che ha abbattuto tutti i dogmi, soltanto uno ne è rimasto: il bambino ha bisogno di un padre e di una madre. Non c’è Convenzione, non c’è Cassazione, non c’è nulla che ancora sia riuscito a dimostrare il contrario».
Carlo Giovanardi, presidente della Commissione adozioni internazionali, è anche lui contrario alla sentenza della Cassazione: «É il solito uso dei magistrati che vogliono fare i legislatori ma dimenticano che la legge sulle adozioni è stata approvata all’unanimità dal Parlamento ed è destinata alle coppie sposate nell’interesse del minore. Inoltre, i giudici non dicono nulla di nuovo perché in casi eccezionali la legge premette già ad un single che abbia vissuto all’estero per più di due anni di adottare un bambino sia pure in forma affievolita. Noi abbiamo in Italia migliaia di coppie italiane in attesa da anni. Ora, se alla lista si aggiungono anche i single non se ne esce più, diventa una battaglia ideologica controproducente che incrina anche l’immagine dell’Italia all’estero: il nostro paese ottiene 4000 bambini in adozione perché noi garantiamo regole ferree e molto affidabili, tra cui la presenza di un papà e di una mamma»