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Adramelch – Opus

Creato il 22 maggio 2015 da Iyezine @iyezine

Adramelch – Opus

Opus, nuovo ed ultimo lavoro (la band ha annunciato il ritiro dalle scene) dei milanesi Adramelch, è un sunto della situazione che viviamo da sempre nel nostro paese che, in ambito musicale ha regalato realtà di elevato spessore ma lasciate nelle mani di pochi appassionati e completamente ignorate dal pubblico medio, lobotomizzato da decine d'anni di canzonette e sottocultura tutta made in Italy.

Fortunatamente la storica band epic/prog nata nella seconda metà degli anni ottanta, guidata dal talentuoso vocalist Vittorio Ballerio, ha sempre avuto un buon seguito oltre confine e non è un caso che il nuovo album sia il secondo lavoro uscito per la Pure Prog Records, arto "progressivo" della tedesca Pure Steel, etichetta che fa del supporto ai suoni rock/metal classici la sua missione, regalandoci band e album di altissima qualità.
Famosi per il loro debutto del 1988, "Irae Melanox", devoto all'epic metal e considerato uno dei capolavori del metallo guerresco ed eroico, la band si fermò per tornare nel 2005 con un altro full lenght, "Broken History", uscito per Underground Symphony, dove il tiro si spostava verso lidi più propriamente progressive, mantenendo la vena epica confermata nello stupendo "Lights Of Oblivion" di tre anni fa, primo per la Pure Prog e dal sound più orientato al prog rock.
Opus è stato registrato da Guido Block (The Event, Lauroja, Noize Machine, Neon Karma) nei Lo Studio di Milano e masterizzato da Luigi Stefanini ai New Sin Studio, e vede la partecipazione al microfono dell stesso Block e della vocalist Aileen Pala, ex Thought Machine e nuova entrata nella line up degli Holy Shire (autori del bellissimo "Midgard" lo scorso anno).
L'epicità degli esordi ha lasciato spazio alla componente prog rock nel sound della band, aleggiando tra i solchi di quest'opera che ha nelle ariose melodie di cui è composta il punto di forza, sostenute dalla bellissima voce di Ballerio e supportata dall'immensa tecnica strumentale degli altri componenti della band.
Non mancano momenti in cui il metal più nobile si impossessa dell'anima di Opus, come se l'eleganza del new prog britannico fosse resa più veemente da iniezioni di quelle sfumature epic metal care alla band, anche se rimangono confinate ad attimi, momenti, dettagli che affiorano con gli ascolti di questo lavoro musicalmente e concettualmente senza confini.
Ci si confronta con musica da far propria con il dovuto tempo, dedicandole la giusta attenzione, lasciando che melodie acustiche, tappeti tastieristici di scuola ottantiana e chitarrismo raffinato, a tratti graffiante, ma sempre sopra le righe, ci rapiscano e ci portino in un mondo dove le sette note sono le regine incontrastate e la poesia senza tempo di canzoni come Long Live The Sun, Northern Lights, Ostinato e Forgotten Words (tanto per nominare alcune di queste dodici perle incastonate che formano questa pietra preziosa chiamata Opus), ci inducano a sognare.
Un vero peccato che una band così in forma e assoluta padrona della propria musica abbia deciso di lasciare: non si può che prenderne atto sperando in un ripensamento dei protagonisti, alla luce di un album di una bellezza disarmante.

Tracklist:
1.Black Mirror
2. Long Live The Son
3. Pride
4. Northern Lights
5. Only By Pain
6. A Neverending Rise
7. Fate
8. Ostinato
9. As The Shadows Fall
10. Forgotten Words
11. Trodden Doll
12. Where Do I Belong

Line-up:
Vittorio Ballerio - voce
Gianluca A. Corona - chitarra
Fabio Troiani - chitarra
Sigfrido Percich - batteria
Sarmax - basso

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