Una minaccia oscura incombe sulle isole Tremiti
Con il decreto n. 126 del 29 marzo 2011 il governo Berlusconi ha dato il via libera alle trivellazioni nel mare Adriatico a pochi chilometri dalle isole Tremiti. A violare il fondale marino delle Tremiti – di uno dei più fragili paradisi naturalistici italiani, sarà la Petroceltic Elsa s.r.l., che per conto del governo dovrà verificare l’eventuale presenza di idrocarburi nel sottosuolo marino.
Aleggia negli umori di Puglia, Molise e Abruzzo lo spettro del peggior disastro ambientale della storia del petrolio, avvenuto al largo delle coste della Louisiana estesosi a tutto il golfo del Messico. E’ passato appena un anno, da quando, la British Petroleum (BP), in seguito all’incidente avvenuto alla piattaforma di estrazione affondata nell’Atalantico, ha causato un danno economico e soprattutto ambientale incalcolabile. Una catastrofe naturale epocale nonostante sia avvenuta in mare aperto. Ancora non si calcola quanti decenni ci vorranno per recuperare i danni inferti all’ambiente e all’economia di quella parte dell’Atlantico.
Nonostante il pressing ad oltranza di comuni, provincie e regioni rientranti nell’area d’interesse, per far desistere il governo dal compiere l’ennesimo scempio ai danni dell’Adriatico, i ministri Prestigiacomo e Galan non hanno perso tempo nel firmare il decreto tutto tesa a favorire gli interessi della Petroceltic, multinazionale irlandese del petrolio con sede a Dublino e con interessi in Algeria, Italia, Tunisia e Irlanda. Tra le operazioni della Petroceltic c’è quella con Enel che rileverà il 18,375% dei diritti di sfruttamento di un giacimento di gas nel sud est dell’Algeria. Un investimento del valore di circa 180 milioni di dollari. Sarà un caso che la Prestigicomo – ministro dell’ambiente – appartiene all’omonimo gruppo industriale che investe nel petrolio? Si profila l’ennesimo conflitto d’interessi di questo governo.
Scrigno naturalistico
Le isole Diomedee, meglio conosciute come isole Tremiti, appartengono al patrimonio ambientale italiano, costituite in Riserva Marina con il decreto interministeriale il 14 luglio 1989. Si tratta di un vero e proprio paradiso naturalistico, uno scrigno unico di biodiversità oggi minacciato dalle indagini geosismiche e dalla ricerca di idrocarburi sul fondale marino. Non vorremmo mai immaginare le conseguenze di un incidente, come quello accaduto in pieno Atalntico, qualora dovesse accadere in un bacino ristretto come l’Adriatico. Preoccupa, poi, il fatto che siamo in un area geografica a rischio sismico. E’ dello scorso martedì 26 aprile, la scossa del 2,7 magnitudo della scala Richter registrata dall’Istituto nazionale di geofisica a 5,3 chilometri di profondità e a 10 chilometri dalle isole Temiti.
Il governo, nonostante le annose avvisaglie, le istanze dei territori e la sua stessa propaganda federalista, persegue nella sua azione autoritaria senza dare ascolto alle istanze dei territori e delle istituzioni. <<Ci rendiamo conto, che le politiche del governo centrale non tengono in alcuna considerazione le preoccupazioni delle comunità e le scelte responsabili per uno sviluppo ecosostenibile>>. Sono le parole di Onofrio Introna, presidente del consiglio regionale pugliese. E infatti, il governo ignora del tutto l’esubero di energia prodotta da regioni come la Puglia, autosufficiente anche grazie alle politiche innovative in materia di energie alternative.
<<L’Adriatico è uno ‘stagno’, quasi un lago chiuso sul quale si affacciano milioni di cittadini, balcanici e italiani. La preoccupazione, che penso non potrà sfuggire ad un’autorevole rappresentante del governo nazionale come il ministro Prestigiacomo, è che un incidente come quello del golfo del Messico condannerebbe a morte milioni di europei>>. E’ sempre Introna che parla, dopo il rifiuto del governo alla richiesta di fermare le trivellazioni.
La mobilitazione
Sabato 7 maggio, le delegazioni di Puglia, Molise e Abruzzo di istituzioni, associazioni ambientaliste, movimenti cittadini, Pro Loco, comitati, sindacati, enti per il turismo e ancora, FAI, Emergency, Legambiente, Lipu, Slow Food, Ambiente e Vita, e tanti cittadini si ritroveranno alle 10,00 in Piazzale del Porto a Termoli per una grande mobilitazione contro le trivellazioni e a tutela dell’Adriatico.
E’ necessario che l’Italia, tutta, si mobiliti, fermi la marea nera, prima che sia troppo tardi. L’alternativa alle trivellazioni e al petrolio è la ricchezza del nostro mare. Difendiamolo!
giuseppe vinci