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"Adventures in Babysitting": vado matto per Tutto Quella Notte

Creato il 21 settembre 2013 da Dejavu
Ha una delle migliori aperture cinematografiche che la gioventù possa sognare.  Ha dentro la freschezza di Elisabeth Shue e una colonna sonora da incanto. Porta con sé l'irrinunciabile fragranza degli anni '80 unitamente ad una giovane spensieratezza. E mostra il fascino di una Chicago notturna. Tutto in una notte. Tutto... quella notte.

Di questo film non mi stancherò mai di vedere né la cima né il fondo. Appartiene ai miei anni migliori - sentirete sempre dire e non a torto che gli anni '80 furono i migliori - ed ai miei ricordi più dolci e a quell'America che oggi non le somiglia per niente. Ma anche all'apertura del blog poiché fu uno dei primi argomenti che trattai, ma soltanto di striscio. Adventures in Babysitting è sicuramente un film senza pretese e tuttavia in grado di riempirti il cuore come una pellicola natalizia. Si apre sempre con la deliziosa Chris Parker - diretta da Chris Columbus - che zompetta per la sua stanza sulle note di Then He Kissed Me un motivo vintage delle Crystals, mentre si prepara per l'arrivo del suo Mike. E' un evidente sabato pomeriggio a casa sua. Lei ha indosso il vestitino delle ambizioni e la messa in piega delle migliori occasioni, ma quando Mike suona alla porta dicendole che un imprevisto ha fatto saltare la loro cenetta romantica la vicenda ha già cominciato ad imboccare la traversa che ci porterà verso tutt'altro genere di programma.


Chris, la liceale della porta accanto che ha una strana somiglianza con la Miss Marzo di Playboy, accetta di fare la baby-sitter dagli Anderson: madre un po' gallina, padre un po' tonto, figlio neanche a dirlo con cotta abominevole per Chris e figlia più piccola fanatica di Thor, il supereroe.

Ma Chris ha anche un'amica del cuore, Brenda, che proprio quel pomeriggio ha deciso di scappare di casa e che adesso si trova bloccata in una stazione degli autobus che pare più un manicomio senza un soldo per partire, senza un soldo per rincasare e con il disperato bisogno di un passaggio.

Colta dal panico di essere uccisa dai genitori, Brenda chiama Chris perché venga a tirarla fuori dalla bolgia suburbana e la costringe a partire per la città portandosi appresso anche i ragazzini. 












Girato tra Toronto - lì si trovano le case innevate dei Parker e degli Anderson nonché il ristorante del "tradimento" - e Chicago ove si svolgono per lo più le avventure cittadine, Adventures in Babysitting è un emozionante after hour in notturna fatto di inseguimenti, equivoci, incontri inaspettati e percorsi rischiosi. 

Il tutto avvolto da una velina d'ironia e di lieto fine che sdrammatizza i folli contrattempi dei protagonisti: dal soccorritore con la mano a uncino, al ladro di macchine ("ehi io amo il pericolo", "e allora prova a fare il babysitter"), ai trafficanti d'auto, alle bande di chicanos pronte a contendersi la città accoltellandosi sulla metropolitana con in testa il "moro di Chicago che nessuno può fottere", al meccanico (Vincent D'Onofrio) che è la reincarnazione sputata di Thor e che dice "piccola, questa è Chicago e io aiuto solo me stesso", agli allupati ammiratori di Miss Marzo che ammicca dalla copertina di Playboy con il volto di Chris, al ragazzo dagli occhi trasparenti che ha invece il volto dell'Amore.

In questa versione giovanile di quel "Fuori Orario" che Martin Scorsese firmava due anni prima, si rincorrono le lancette delle ore piccole, metafora dell'adolescenza che vola verso la consapevolezza e la maturità delle luci del giorno. 

Chris, ragazza da rivista, si ritrova tradita ma ripagata di un altro principe. Brenda avrà meno voglia di fuggire da sola. Brad Sara e Daryl conserveranno il ricordo di un'indimenticabile esperienza.

E noi avremo la conferma che si è negli anni '80 se la tua ragazza si veste per bene anziché svestirsi per un appuntamento e se il tuo ragazzo per disdirlo viene a dirtelo di persona anziché tramite un misero sms.

Chissà poi che penserebbe oggi Sara di Thor se lo vedesse con l'aspetto di Chris Hemsworth.



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