Aereo malese scomparso: tante piste e molto mistero
Aereo malese scomparso, molteplici le piste da seguire e infinitesimali ormai, secondo le autorità, le possibilità di ritrovare il velivolo.
Dopo diciannove giorni di ricerche il Primo Ministro malese Mohammad Najib Abdul Razak ha annunciato alle famiglie dei 239 passeggeri che non c’è ragione di credere che vi siano superstiti.
Il Boeing della Malaysian Airlines, durante la rotta da Kuala Lumpur a Pechino, é scomparso dai radar lo scorso 8 Marzo a circa un’ora dal decollo.
Il Primo Ministro afferma che nonostante il velivolo sia rimasto in volo per oltre sette ore dall’ultimo contatto radio, si sono perse le sue tracce nei pressi delle coste del Vietnam, sull’Oceano Indiano dunque, dove nelle ultime ore un satellite ha localizzato alcuni oggetti di dimensioni e forme tali da poter essere identificati con pezzi dell’aeromobile.
Anche se non é ancora possibile stabilire con certezza se siano effettivamente resti dell’aereo scomparso, dalle immagini satellitari risultano essere 122 oggetti lucenti e galleggianti, dei quali il più grande ha una lunghezza di 23 metri.
La notizia però non basta a placare i sospetti nati dalle informazioni discordanti che si sono susseguite nei giorni scorsi.
Continuano intanto le proteste dei familiari delle vittime davanti l’ambasciata malese a Pechino, proteste disperate e rabbiose, basate sull’accusa di mantenere riservate informazioni fondamentali circa la fine che il destino ha riservato ai loro familiari.
Le stesse autorità cinesi hanno ufficialmente richiesto più precisione e maggiori chiarimenti relativi alle comunicazioni e sul B777 svanito nel nulla. E se i cinesi non esitano nel sostenere la tesi dell’occultamento dei fatti e manifestano ostentando cartelli con scritte ingiuriose, le altre teorie e sulla scomparsa del Boeing non sono meno ardite: spaziano dall’emergenza a bordo al terrorismo islamico, da un fallimentare tentativo di ammaraggio a giochi di potere internazionale.
Media di tutto il mondo e fonti istituzionali hanno diffuso e continuano a diffondere notizie contraddittorie che hanno scatenato l’allarme terrorismo e la preoccupazione per l’eventualità di un ‘secondo Triangolo delle Bermuda’ che avrebbe inghiottito il velivolo. La professionalità del pilota non é, inoltre, mai stata messa in discussione, pertanto una delle possibili spiegazioni, tolto l’attacco terroristico, resta un guasto che potrebbe aver causato la morte di tutti i passeggeri e dei membri dell’equipaggio lasciando che l’aeromobile andasse alla deriva.
Le primissime piste partivano però dallo strano spegnimento dei sistemi di localizzazione e dall’impostazione di cambio rotta sul computer di bordo e riconducevano alla possibilità di una precisa volontà del pilota di dirottare il volo. Questa probabilmente dovuta a ‘problemi psicologici’ o peggio, ‘sabotaggio e dirottamento’, a quanto dice l’ispettore generale della Polizia malese Tan Sri Khalid Abu Bakar. È anche stato rinvenuto nell’abitazione del pilota un simulatore di volo risultato sospetto agli occhi degli investigatori. Le agenzie americane però non sono riuscite ad ottenere i permessi necessari alla perquisizione.
Sul web é già possibile trovare indagini home made e trattati (pseudo)scientifici che sosterrebbero la tesi dell’insabbiamento da parte delle autorità oltre a decine blog che riportano articoli fake corredati dalle immagini delle videocamere di sicurezza dell’aeroporto di Kuala Lumpur.
Adesso, secondo il Ministro dei Trasporti Hishammuddin Hussein, per avere maggiori chiarimenti sull’accaduto e posto che l’aereo malese sia davvero inabissato nell’Oceano Indiano, é fondamentale il reperimento della scatola nera entro due settimane.
Cina e Kazakistan proseguono le indagini esaminando i radar nel tentativo di trovare l’aereo sulla terra ferma mentre lasciando ad Australia e Indonesia il compito di scandagliare i mari. Inoltre dodici aerei e due navi, tra i quali anche unità Americane e Neozelandesi, sono tornati alla ricerca del Boeing scomparso dopo l’interruzione dovuta al maltempo e al ciclone Gillian.