Stefano Cavanna
Dopo la mazzata impartita con i Black Propaganda, la Nadir ci propone una nuova interessante realtà nostrana.
Questa volta però, con gli Aeternal Seprium, ci allontaniamo dai lidi più estremi per prendere in esame sonorità decisamente prossime al metal classico.
Il monicker della band è un omaggio alle proprie radici che attingono appunto al Seprio, una delle aree a maggiore densità di testimonianze storico-artistiche del territorio varesino.
Nati sotto il nome di Black Shadows nel 1999, i nostri nei primi anni di vita si affacciano sulle scene come cover band proponendo brani dei gruppi appartenenti alla NWOBHM, ma a metà dello scorso decennio si trovano ad un bivio : continuare a riproporre all’infinito gli stessi brani negli anni a venire, garantendosi l’attenzione di promoter e gestori di locali poco propensi al rischio, oppure provare a percorrere una strada meno sicura ma più stimolante come quella di comporre e proporre musica propria ?
E’ meritoriamente la seconda opzione a prevalere e gli Aeternal Seprium nel 2007 sono pronti per pubblicare il loro primo demo, “A Whisper From Shadows”, che viene accolto favorevolmente dagli addetti ai lavori.
Nel 2010 esce un nuovo demo, “The Divine Breath Of Our Land”, che come il precedente ottiene unanimi consensi e mostra una band già pronta per pubblicare il primo full-length.
Ed eccoci arrivati ad oggi, con “Against Oblivion’s Shade” , che costituisce una summa di quanto prodotto dai varesini negli ultimi 4 anni , riprendendo tutti i brani già presenti nei demo con l’aggiunta di 3 inediti.
Pur mantenendo il proprio background influenzato da Iron Maiden e Manowar, la band ha sviluppato uno stile personale che può richiamare alla mente certo heavy metal epico in stile Warlord, senza dimenticare quanto già fatto sul suolo italico dai Domine (in particolare per la voce di Stefano che ricorda molto da vicino quella di Morby) e dai Doomsword, quando i nostri passano a brani dai ritmi più compassati.
Dal punto di vista lirico risulta invece apprezzabile la volontà di non omologarsi a tematiche fantasy o legate alla mitologia nordica, scegliendo di raccontare le vicende legate alla propria terra e le gesta di personaggi che hanno caratterizzato la storia delle popolazioni del nord Italia.
Sotto l’aspetto musicale il disco mantiene un’apprezzabile omogeneità stilistica nonostante i brani più datati (quelli del 2007) possano risultare in certi passaggi un po’ slegati con gli altri e meno originali rispetto al contesto.
Le composizioni più recenti peraltro dimostrano un freschezza ed una varietà eccellente come per esempio l’iniziale “The Man Among Two Worlds”, con il suo intro epicheggiante che fa da subito intuire il trademark stilistico della band, o “In The Sign Of Brenno”, che con il suo riff cadenzato e doomeggiante, risulterà essere uno dei picchi qualitativi dell’album.
A differenza di quanto accade in molte occasioni, quando i musicisti sparano le migliori cartucce all’inizio provocando con il resto del lavoro un inevitabile calo di attenzione nell’ascoltatore, gli Aeternal Seprium ci riservano nel finale due brani piacevolmente sorprendenti : “L’Eresiarca” , il brano più lento del lotto, cantato interamente in italiano, con una pregevole prestazione di Stefano, il quale dimostra di possedere una voce versatile ed evocativa che riesce a valorizzare al massimo quando non si fa prendere da tentazioni “kiskeiane”, e “The Oak And The Cross” che, anche grazie all’apporto di tre componenti dei Furor Gallico, acquisisce un flavour folkeggiante che apre un altro fronte molto interessante per la band.
Il disco si chiude con l’anthem “Under The Flag Of Seprium” che ci lascia l’impressione di una formazione che, mettendosi in gioco e lavorando intensamente dal vivo in tutti questi anni, ha raggiunto una cifra stilistica di livello ragguardevole ma non per questo priva di ulteriori margini di miglioramento, soprattutto alla luce della maturata consapevolezza di avere alle spalle un’etichetta in grado di fornire il giusto supporto.