Se c’è qualcosa che ti preoccupa: scrivilo, mettilo in una busta e sigillala!
Questo faciliterà la tua chiusura psicologica del problema. Almeno a quanto detto da Li Xiuping.
Il ricercatore ha selezionato degli studenti di una nota scuola di business e ha chiesto loro di descrivere (su carta) una recente decisione della quale si erano pentiti. Alla metà di loro è stato chiesto di consegnare la descrizione all’interno di una busta sigillata, mentre alla rimanenza di consegnare semplicemente il foglio.
I risultati hanno mostrato che coloro che avevano chiuso lo scritto all’interno della busta hanno successivamente mostrato un ricordo meno negativo delle decisione errata presa, rispetto a chi invece non aveva “sigillato” il ricordo.
Lo stesso risultato è stato successivamente replicato con un gruppo di 40 studentesse a cui è stato chiesto di descrivere un loro forte desiderio non soddisfatto.
Due ulteriori indagini hanno recentemente fatto un pò di luce sul meccanismo cognitivo in questione: l’atto fisico di sigillare (confinando) l’elemento dissonante all’interno di una busta permette di ridurre sensibilmente l’impatto emotivo negativo e la memoria episodica dell’evento associato. Allo stesso modo, sigillare un semplice pezzo di carta, privo dell’aspetto emotivo (e quindi vulnerabile) personale non ha alcun effetto facilitante sull’archiviazione del problema.
Infine, tenere in una busta la rievocazione di un ricordo spiacevole, riduce sensibilmente la componente emotiva negativa legata all’evento, poiché non si riduce semplicemente ad un agglomerato di fogli con su scritto una brutta esperienza, ma ad una riflessione, rielaborazione e ristrutturazione del problema.
Questa ricerca ha inoltre mostrato come i soggetti siano stati i mediatori di loro stessi, agendo sul coinvolgimento psicologico personale determinante il legame tra il materiale d’analisi e la componente emotiva ad esso associata, costituendosi come unici agenti della loro soddisfazione.
Fonte: BPS Research Digest