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Africa subsahariana /Economia in salita e disuguaglianze sociali

Creato il 12 marzo 2013 da Marianna06

 

 

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  Raccoglitori di cotone nei campi del Benin

 

Secondo il presidente della Banca di Sviluppo Africana, mister Donald Kaberuka, il dato positivo in ascesa della crescita economica per l’Africa subsahariana è , a tutto oggi, del 58%.

Un trend decisamente in salita e da salutare con piena soddisfazione.

E’ anche un dato molto apprezzabile rispetto alla crescita economica del continente europeo,di cui è notoria di questi tempi la crisi produttiva e poi, di conseguenza, quella occupazionale.

Quello che però continua a destare meraviglia e sconcerto è che in Africa le disuguaglianze sociali ed economiche nell’area sub sahariana permangono da sempre immutabili.

E questo significa che più della metà della popolazione anche nel Sahel ha uno standard di  vita ancora povero, che sfiora in certi casi addirittura la condizione di miseria.

Gente, in breve, che trascorre tutta la vita avendo a disposizione sempre e solo l’equivalente di meno di un dollaro al giorno.

Cambiare le cose, sempre che ci sia la volontà di farlo, vuol dire intervenire politicamente in un’ottica di democrazia reale per mettere un freno all’accaparramento di certi contesti elitari, costituiti dai soliti pochi noti, che fanno esclusivamente propri i profitti che derivano tanto dal settore agricolo che da quello estrattivo.

Se ci fermiamo a riflettere,  ci accorgiamo che il benessere che madre- terra offre in quelle zone c’è e come.

Si tratta semplicemente, con modalità adeguate, di saperlo e volerlo  distribuire intelligentemente, dando a tutti l’opportunità di sedersi alla mensa.

E soprattutto, tenendo conto dei disagi del clima e delle carenze delle infrastrutture, che lì sono una realtà, di fare uscire i Paesi del Sahel, per sempre e con una certa progettualità mirata, da quell’immagine stereotipa dell’Africa “stracciona” bisognosa di continuo degli aiuti esterni e/o pronta a migrare per costruirsi un avvenire decente.

 

  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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