Magazine Cinema
di MN Shyalaman
con Will Smith, Jaden Smith
Usa, 2013
genere, fantascienza
durata,100'
L'inizio fu un colpo di fulmine con un film come "Il sesto senso" (1999) capace di viaggiare sul filo che separa la realtà da ciò che viene dopo. Il seguito invece fu una striscia vincente di opere capaci di aggiornare l'immaginario contemporaneo alle istanze di un nuovo sincretismo religioso, riflesso di quel melting pot culturale e spirituale nel quale si era formato il suo autore, il regista MN Shylaman. Il risultato fu un nuovo modo di raccontare, che pur continuando ad appoggiarsi alla tradizione classica del cinema hollywoodiano si contaminava di una consapevolezza capace di rispondere alle ansie del nuovo millennio. Shyamalan in poco più di un decennio ci ha parlato di mondi - reali ed ultraterreni - convergenti, di minacce epocali e di paure contemporanee facendo coincidere la salvezza delle nostre esistenze con quella delle famiglie che hanno attraversato le sue storie, riuscendo quasi sempre a fare breccia nel cuore del suo pubblico. Un consenso fondamentale per il regista quando si è trattato di imporre scelte coraggiose e visioni personali, e che ora, alla luce della delusione commerciale dei suoi ultimi film, è forse la ragione principale, più ancora di un eventuale mancanza di ispirazione, del cambiamento radicale che prima "L'ultimo dominatore dell'aria" (2010) ed ora "After Earth" hanno determinato. E se nel primo caso poteva trattarsi di un'eccezione, il nuovo film, ideato e sponsorizzato da Will Smith sembra confermare la tendenza del nuovo corso, con Shyalaman impegnato a realizzare progetti altrui.
Il soggetto scritto dallo stesso Smith e sviluppato dal regista, autore (in comproprietà) della sceneggiatura, non si discosta di molto da uno dei temi più ricorrenti dell'ultimo cinema di fantascienza, che vede nella diaspora e nel successivo esilio della razza umana, costretta a fuggire dalla Terra per ragioni di varia invivibilità, il motivo principale di una malinconia struggente e dolorosa. Alle ragioni del cordoglio collettivo "After Earth" aggiunge un sottofondo più intimo e privato rapprensentato dal lutto che ha colpito il generale Cypher Rage (Will Smith) e la sua famiglia, sconvolti dalla morte della figlia uccisa da un Ursa, essere mostruoso creato dagli alieni per uccidere gli umani e colonizzare Primi Genia, il pianeta dove gli uomini si sono nel frattempo stabiliti. A fare le spese di questà tragedia è Kitai (Jaden Smith), figlio di Cypher, afflitto dai sensi di colpa per non essere riuscito a salvare la sorella, e di conseguenza convinto di doversi riguadagnare la fiducia del genitore. L'occasione per riuscirci avverrà nella maniera più drammatica quando Kitai ed il padre, miracolosamente sopravvissuti ad uno sciame meteorico ed al rocambolesco atterraggio sulla terra, si troveranno ad affrontare i pericoli di un ambiente pericolosamente ostile.
Se il filo conduttore della storia è il percorso ad ostacoli che Kitai dovrà superare per far scattare i soccorsi, le modalità d'esecuzione, con il padre immobilizzato tra i rottami dell'astronave ed impegnato a guidare il figlio attraverso le strumentazioni di bordo, innescano una serie di dinamiche tra i due personaggi in cui la poetica di Shyalaman, da sempre attento ai rapporti tra figli e genitori, sembra trovare il terreno fertile. Assistiamo così ad un vero e proprio racconto di formazione, in cui la lotta per la sopravvivenza costellata di fughe e di imboscate, procede di pari passo con l'emergere di una nuova consapevolezza (un altro leit motiv di Shyalaman) che permetterà al giovane apprendista di guarire le vecchie ferite ed esorcizzare le proprie paure.
Realizzato con possibilità faraoniche e cura di dettagli "After Earth" è impressionante quando si tratta di rendere la bellezza sublime ed insidiosa del paesaggio in cui si svolge la vicenda, con la natura rigogliosa e primordiale che ripropone in versione moderna dell'epoca preistorica. Diversamente quando si tratta di dare sostanza alla storia Shyalaman fa esattamente il contrario di quello che sa fare. Invece di lavorare in direzione di una verosimiglianza e di una tensione che nei suoi film migliori scaturivano dalla decisione di delegare al fuori campo la materia del fantastico, "After Earth" mette la "meraviglia" al centro dello schermo, dandogli fiato con una CG tanto perfetta quanto deleterea in termini di empatia e di sorprese. A pagarne le spese sono soprattutto i personaggi e la loro storia, privata di una concreta umanità a favore della prevalenza fisica ed agonistica. Senza il vero Shyalaman "After Earth" mantiene in nuce le sue potenzialità, limitandosi - nel suo significato più importante - a fare il verso a "Star Wars", con le cognizioni e la disciplina che Kita apprenderà nel corso della vicenda ricalcata sul concetto della "forza" espressa nella celebre saga di George Lucas.
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