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E le sirene avvertono del pericolo di un imminente tsunami.
Eli Roth ha una faccia da pirla che più pirlesca non si può e questo film da lui cosceneggiato in cui si diverte a recitare ( male) ne è testimonianza inoppugnabile. Eppure questo signore ha fatto arrivare la sua longa manus anche in Cile, si è riuscito a procurare un assegnuccio da dieci milioni di dollari , magari non tantissimi per gli standard americani ma andatelo a dire a gente come Zuccon o i Manetti bros che con un budget del genere farebbero letteralmente faville, per far dirigere Aftershock a Nicolas Lopez, un trentenne ( ma che ne dimostra il doppio) con un brillante avvenire dietro le spalle e con una faccia da pirla che rivaleggia con quella di Roth a vedere le foto su imdb.com.
L'ideuzza che sta alla base di Aftershock è semplicissima: girare un disaster movie come se fosse un horror.
Se nei film su catastrofi naturali la riuscita è direttamente proporzionale alla tenuta ansiogena delle scene di massa e relativi effetti speciali che simulano la distruzione totale , in Aftershock è tutto girato in campo più stretto, quasi a voler privatizzare l'apocalisse e renderla tale solo per il gruppetto di personaggi che ne è protagonista e per quello che sta loro intorno a corto raggio. E il tutto viene girato con abbondanza di effetti splatter , cosa che in genere nel disaster movie viene evitata proprio per dargli carattere il più universale possibile.
Il problema di Aftershock è che soffre di tutti quei difetti endemici al nuovo cinema horror americano: si parte con la solita mezz'ora in cui non succede praticamente nulla , anzi sembra di trovarsi a una versione cilena di Una notte da leoni ( c'è anche tale Nicolas Martinez, nella parte di Pollo, che sembra una versione in scala ridotta di Zach Galifianakis in panza e barbona) e vengono introdotti personaggi uno più detestabile dell'altro, si cerca addirittura di dotarli di una parvenza di background, i dialoghi sono sul filo dell'inascoltabilità come se regista e sceneggiatori sapessero che di questa prima parte non interessa a nessuno.
Poi quando parte la mattanza ( e in fondo noi siamo qua per questo ) il film sale di giri mostrando un'apprezzabile fotografia notturna che dona al tutto un aspetto livido ed emaciato in cui risalta il sangue, sembra quasi percepibile l'olezzo di morte in una città praticamente rasa al suolo e letteralmente stracolma di belve ( gangs, evasi dalle prigioni, sciacalli che fanno incetta di merci di ogni genere).
Il ritmo è alacre, morte e mutilazioni sono in bella mostra ( forse pure troppo) e il film procede spedito verso il suo finale spiazzante che per un attimo fa dimenticare le numerose assonanze di questo Aftershock con l'horror di stampo rothiano, vero e proprio deus ex machina di questa operazione.
Gli attori non sono propriamente all'altezza ( addirittura c'è un'algida Andrea Osvart nella parte dell'unica nella compagnia che mostra un briciolo di cervello, certo è un triplo salto mortale partire dal palco di Sanremo e trovarsi in un horror cileno) trattati più o meno come carne da macello e poi c'è Eli Roth : sarà un bravo ragazzo , sarà anche simpatico ma credo che quella dell'attore non sia la professione che fa per lui.
Forse neanche quella del regista ma almeno in questo campo qualcosa di decente ha fatto.
Aftershock è stato un disastro al box office americano( nella prima settimana ha raccolto poco più di 40mila dollari ) anche perchè incappato in un divieto per i minori di 17 anni che ha costretto i produttori a tagliarlo per arrivare a una fetta più consistente di pubblico.
Ma in fondo ha una sua sciocca piacevolezza: se si eliminasse la prima mezz'ora sarebbe anche un bel film.
Oddio bello forse no. Ma almeno divertente.
( VOTO : 5,5 / 10 )
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