Agata Amantia: un Delicato Gioco tra Sorelle

Creato il 17 luglio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Gli effetti devastanti di un amore malato: così potrebbe essere riassunto il libro di Agata Amantia Un gioco tra sorelle edito da Gruppo Albatros Il Filo nel 2011. Si parla di una storia d’amore che inizia e finisce nelle prime pagine, ma che influenzerà la vita della protagonista fino alla fine. Il racconto si apre con la descrizione di Tilde: una vecchia seduta in poltrona, a cui la malattia, oltre che il corpo, ha indebolito anche la mente. Tutto il romanzo è costruito su una serie di confusi flashback che seguono il filo dei ricordi di una donna ormai alla fine della sua vita. Vediamo allora il personaggio alle prese con il primo amore, e subito dopo la dolce nostalgia di quando, da bambina, giocava con la sorella ed il padre nel giardino di casa. Un continuo rimando che, però, non disorienta il lettore, ma gli fa costruire i tasselli di un’esistenza che a poco a poco si svela. Il personaggio ci mostra la parte più intima di sé, rendendoci partecipi dei suoi primi ricordi di infanzia, dell’indifferenza di una madre quasi assente e dell’affetto del padre, morto troppo presto. Proprio a questi difficili rapporti si devono le sue scelte e le sue azioni. Si spiega, quindi, l’amore misto a gelosia provato per la sorella, che vede come la preferita dalla madre, e la costruzione di una relazione morbosa e soffocante con un collega di università, che non si rivelerà l’uomo giusto. L’alter ego della protagonista è la sorella Ada, che rappresenta tutto ciò che Tilde non è mai stata: sue caratteristiche sono la spensieratezza, la leggiadria, uno straordinario senso pratico ed un forte attaccamento alla madre. Insomma, Ada e Tilde sono dei mondi complementari e paralleli destinati a non incontrarsi mai.

Lo sfondo è “la città del sud”, che ha tutte le caratteristiche di Catania, ma non ne viene mai esplicitato il nome. Troviamo il paesaggio fatto di mare e montagna, l’atmosfera del mercato cittadino, il caldo che si fa asfissiante d’estate. Il clima è un fattore di non poca importanza nel romanzo, perché spesso rappresenta l’esternazione dello stato d’animo della protagonista. Si tratta di un racconto che segue la psicologia del personaggio e cerca di disseminare, all’interno della narrazione, degli indizi che anticipino le sue mosse e i suoi pensieri. Infatti è lei a raccontarci la sua vita, ponendoci davanti solo il suo punto di vista. Questo modo di raccontare, se da un lato ci fa penetrare a fondo nell’anima della protagonista, dall’altro risulta soffocante. La realtà e l’obiettività lasciano spazio a lucidi ricordi di una mente che non riesce ad essere ragionevole. Il ritmo del romanzo è lento, caratterizzato da una quasi totale assenza di dialogo, che rende la prima parte del testo un blocco quasi monolitico nel quale non si vede una fine. La chiusura di Tilde nei confronti del mondo è evidente anche nello stile che imprigiona il lettore e non dà spazio a una conoscenza obiettiva degli altri personaggi. Un racconto sofferto che tocca temi quali l’abbandono, la pazzia, la solitudine visti dal punto di vista femminile di un’anima malata.


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