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I Cari Mostri di Stefano Benni, che Poi Sono Anche un Po’ i Nostri

Creato il 24 giugno 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
I Cari Mostri di Stefano Benni, che Poi Sono Anche un Po’ i Nostri

Lo immaginavo ma non potevo credere ai miei occhi, mentre osservavo con curiosa sorpresa l'umanità variegata che mi circondava. L'evento era la presentazione dell'ultimo libro di Stefano Benni, Cari mostri, edito da Feltrinelli e presentato per l'appunto alla Feltrinelli di Catania. Benni, il mio probabilmente è un giudizio di parte, è uno dei pochi scrittori italiani leggibili ed apprezzabili oltre che per lo stile anche per l'arguzia e l'intelligenza delle sue opere, ma non pensavo potesse accogliere attorno a sé un gruppo così eterogeneo di personaggi.

Ho visto attempate signore sgomitare per un posto e poi una firma e una foto, parlo di quelle signorotte perbene da letture pomeridiane in libreria avvolte in morbidi abiti di foggia orientaleggiante corredati di belle collane di pietre dure, giusto per rendere l'idea. C'erano ragazzi poco più che adolescenti, molte ragazze a voler essere precisi, dai look disparati oscillanti tra l'ostentazione dell'alternativo tendente al dark o all'anonimato, molti erano anche accompagnati dai genitori. È stato bello vederli frementi come davanti ad una rock star. I miei preferiti però sono stati la coppia davanti a me innamoratissima e incinta che non facevano altro che accarezzarsi, baciarsi e scambiarsi parole d'amore; e la bella signora con il figlio grande e vaccinato, apparentemente trentenne, che presentava a tutti la sua progenie spiegando alle "amiche signorotte" che aveva fatto la tesi su Benni ed era lì per fargli delle domande, domande di difficile composizione che aveva preparato su un foglio di cui è riuscito a leggerne con cantilena scolastica solo una liquidata dal Lupo con un "OK, la seconda". Mi scuso con il ragazzo se leggerà mai quest'articolo, ma gli raccomando più naturalezza la prossima volta e magari di lasciare la mamma a casa.

Ma veniamo al libro, una raccolta di racconti sulla scia horror. Ma l'horror di Benni e i suoi venticinque racconti di varia lunghezza presentano tutte le sfaccettature dell'umana - e della soprannaturale - paura. La crudeltà e il grottesco fanno i conti con la realtà che ci circonda. Un mostriciattolo dalle fattezze orrende diventa la scusa della violenza umana, due amiche si contendono malamente un unico biglietto per il loro gruppo preferito, Hansel e Gretel sono riscritti in chiave pedo-social.

Benni gioca anche con la tecnologia, la ridicolizza e la estremizza: immagina realtà in cui tutti i supporti telematici smettono di funzionare simultaneamente o società in cui le donne sono bellissimi prototipi elettronici pronti a soddisfare tutti gli appetiti sessuali di ricchi signori. Poi c'è profumo di vendetta da parte di mummie, gatti e secchioni sfruttati dalle belle della classe. Non manca nulla. Tutti i racconti hanno un loro significato, hanno tutti una chiave di lettura terribilmente attuale e mostruosamente accostabile alla nostra società, non ci sono solo paure personali ma orrori collettivi. Come l'autore ha spiegato durante l'incontro, le paure personali stanno da una parte e sono paure intime e motivate, ci sono però accanto a queste dei terrori collettivi e condivisi perpetrati e instillati dai potenti che diventano successivamente paure soggioganti ma immotivate.

Lo stile è in continuo cambiamento come le tematiche: i discorsi diretti lasciano spazio a racconti dal sapore più classico, scritte in gattese si alternano a scritte telematiche, il tutto condito dalla sperimentazione linguistica a cui Benni ci ha ormai abituato. E che i suoi lettori amano tanto.

È una raccolta di racconti intelligente, divertente e ironica ma che fa riflettere. È estate, cosa c'è di meglio di una lettura "paurosa" sotto le stelle?


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