Titolo originale: Agora
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Richard Durden, Sami Samir, Manuel Cauchi, Homayoun Ershadi, Oshri Cohen, Harry Borg, Charles Thake, Yousef ‘Joe’ Sweid, Andre Agius, Paul Barnes, Christopher Dingli, Clint Dyer, Wesley Ellul, Jordan Kiziuk, George Harris, Amber Rose Revah, Angele Galea, Alan Meadows
Distribuzione: Mikado, Spagna, 2009
Alessandria d’Egitto, 391 d.C. La città è un fervente centro culturale e religioso nel quale convivono pagani, cristiani ed ebrei. La filosofa, matematica e astronoma Ipazia (Rachel Weisz), figlia del filosofo Teone (Michael Lonsdale), insegna nella biblioteca della città ed è amata e rispettata dai suoi allievi e anche dal suo schiavo Davus ( Max Minghella), che ha una vera e propria ammirazione per lei. Tuttavia, la situazione tra i vari gruppi religiosi è destinata ad esplodere e i capi delle diverse fazioni cercheranno di sfruttare le lotte nelle strade per salire al potere. Ipazia e le sue conoscenze sono in serio pericolo.
Finalmente, dopo dibattiti e critiche, è arrivato anche in Italia questo bel film realizzato da Alejandro Amenábar, regista di Mare dentroe di The Others. Alla sua uscita si erano scatenate le critiche del Vaticano che accusava la pellicola di essere anticlericale. Questo è vero ma solo in parte e va inserito in un discorso più ampio e importante. Sicuramente il cristianesimo non ci fa bella figura, così come anche la religione ebraica o lo stesso culto pagano di Serapide, ma il punto è proprio questo: il film non è un attacco ad un particolare culto, ma è un attacco al fanatismo, all’estremismo cui ogni religione può portare, al fondamentalismo. Così nel film di Amenábar, i pagani trucidano i cristiani il cui culto si sta diffondendo a macchia d’olio in città, i cristiani a loro volta attaccano e uccidono gli ebrei e li spogliano delle loro ricchezze e gli ebrei aloro volta organizzano imboscate per trucidare i cristiani. E’ un circolo vizioso e senza fine, un circolo che appare insensato a Ipazia, il cui primo insegnamento ai suoi allievi è proprio quello dell’uguaglianza indipendentemente dalle credenze e dalle idee di ognuno. Tuttavia a causa del fanatismo religioso è costretta ad abbandonare la biblioteca in tutta fretta assieme ai suoi allievi, portando con sé solo pochi dei preziosissimi volumi in essa contenuti, e a rinunciare all’insegnamento ai ragazzi, ripiegando su quello ai bambini, e dedicandosi quasi esclusivamente allo studio, in particolare alla sua ossessione per la dimostrazione della teoria eliocentrica di Aristarco rispetto a quella tolemaica vigente. Davus l’ha abbandonata per unirsi ai cristiani e dopo la morte del padre, colui che la segue nei suoi ragionamenti e nei suoi esperimenti è il fido schiavo Aspasio (Homayoun Ershadi). Inoltre può contare sull’amicizia e la protezione di Oreste (Oscar Isaac) suo ex allievo da sempre innamorato di lei che nel frattempo è diventato prefetto dell’Impero. Tuttavia, quando il nuovo vescovo Cirillo (Sami Samir) decide di sfruttare la parola di Dio e la fede dei cristiani per salire al potere, la vita di Ipazia, personaggio scomodo in quanto donna libera e in più rappresentante del libero pensiero, sarà in serio pericolo.
La trama è molto avvincente ( anche se qualcuno storcerà il naso trovandola essere eccessivamente semplicistica!) e le scenografie di Guy Hendrix Dyas sono stupende. Il regista inoltre mantiene un distacco quasi documentaristico rispetto ai personaggi: le inquadrature, le immagini, i particolari dicono ci svelano molto, senza che lo facciano i personaggi. Il cast è ottimo, a partire da una Rachel Weisz dominatrice assoluta, intensa e commovente nel suo amore per il sapere e per la propria libertà di pensiero, e continuando con Max Mighella e Oscar Isaac, i cui personaggi sono diversi per classe e ruolo sociale ma uniti dall’amore incondizionato per Ipazia. Stupendo inoltre Homayoun Ershadi nel ruolo del saggio e quasi paterno schiavo Aspasio.
Unico neo: l’eccessiva lunghezza della pellicola (128 minuti) che la rende un po’ pesante.
In definitiva una pellicola molto interessante e ben realizzata che rende giustizia ad una donna coraggiosa e colta, e di fatto dimenticata dalla storia.
Conclusione: Consigliatissimo.
Voto: 8