Arriviamo al secondo giorno di Agora99 a Roma, quello dedicato ai workshop e gli incontri tematici, costruiti e proposti direttamente a livello transnazionale. Una giornata lunghissima che proviamo a restituirvi solo parzialmente, dopo quindici workshop ricchi di interventi e contenuti, ognuno dei quali ha provato a darsi una prospettiva di lavoro condiviso per i prossimi mesi.
Blockupy – Dopo le due edizioni del 2011 e 2012, in cui ampie manifestazioni europee hanno attraversato il cuore della city finanziaria europea alle porte della BCE, il processo di Blockupy continua ad allargarsi. Quest’anno a maggio non ci sarà una manifestazione centrale, ma una settimana di mobilitazione diffusa, aspettando di tornare a Francoforte in autunno per assediare la nuova EuroTower. La proposta è quella di costruire delle mobilitazioni comuni nella finestra temporale delle elezioni europee, inserendo nel dibattito pubblico i temi – assenti da una campagna elettorale probabilmente orientata in via populista – di un’Europa “of democracy and commons”, da agire attraverso azioni coordinate che condividano dispositivi comunicativi e tecnopolitici, oltre che una campagna virale da attivare in rete. Tra pochi giorni, invece, ci sarà la Blockupy Action Conference dal 22 al 24 novembre a Francoforte, nuova occasione europea di scambio e costruzione di quest’agenda comune. Un workshop sulla tecnopolitica tenterà di immaginare quali strumenti specifici allestire per questo tipo di prospettiva di medio termine.
Diritto all’abitare – Incontro promosso dalla PAH, la rete che in Spagna si sta mobilitando dopo lo scoppio della bolla immobiliare iberica per impedire sfratti e pignoramenti. Al workshop hanno partecipato anche i movimenti protagonisti dello Tsunami Tour e della rete Abitare nella crisi, gli studentati occupati. Il diritto all’abitare è stato inteso come terreno in cui coinvolgere, oltre ai senza casa, anche chi non può pagare un mutuo o l’affitto, come riappropriazione indiretta di reddito e di redistribuzione della ricchezza. Dai vari interventi è emersa la necessità, non solo di scambiare informazioni ed esperienze, ma di misurarsi su terrenti comuni, immaginando azioni coordinate all’interno della settimana di mobilitazione europea lanciata dalla coalizione di Blockupy, oltre a un lavoro di inchiesta e condivisione.
Precarietà e nuove forme di organizzazione del lavoro – Precarietà, disoccupazione e povertà: questo lo scenario che ci consegnano i processi di deregolamentazione dei mercati del lavoro. Nel workshop si sono confrontate esperienze diverse che si misurano sul terreno dell’autorganizzazione del lavoro precario, immaginando e sperimentando nuove forme di biosindacalismo. Alla fine della discussione si è deciso di avviare un’inchiesta sulle lotte precarie e una mappatura delle nuove migrazioni intraeuropee che i giovani precari stanno tracciando, al di là dei confini nazionali. I partecipanti al workshop hanno ribadito la necessità di impedire lo sfruttamento del lavoro e di lanciare mobilitazioni e picchetti precari e mobilitazioni dislocate. Creare una sorta di “european agency” degli sportelli che hanno partecipato all’incontro è uno degli obiettivi più rilevanti di cui si vorrebbe discutere in un prossimo meeting all’inizio del 2014.
Università, saperi, ricerca – E’ stato questo uno dei momenti più partecipati a livello italiano ed europeo. La discussione è partita dall’analisi degli effetti del Bologna Process sulle università europee, i processi di privatizzazione del sapere e l’attacco al diritto allo studio tramite la mistificazione del discorso sul merito, interrogandosi su come rilanciare le lotte dopo i cicli di mobilitazione che hanno caratterizzato diversi paesi a livello globale negli scorsi anni. Da più parti è stata ribadita la necessità di lottare fuori e dentro le università, connettendo le battaglie sul terreno dei saperi con quelle per il diritto ad un nuovo welfare e di contrasto alla precarietà. Inoltre, è stato deciso di scrivere un manifesto europeo condiviso dalle lotte universitarie presenti e una rete di scambio e informazione permanente a livello transnazionale.
Fabbriche occupate e autogestione della produzione – Al centro tre esperienze di fabbriche occupate la Ri Maflow di Milano, la Vio.Me di Salonicco e chiaramente le Officine Zero che ospitavano il workshop. Tanti i partecipanti provenienti da diversi paesi europei: attivisti, collettivi di lavoratori precari, esperienze di coworking, a dimostrare che il sostegno alle fabbriche occupate è una priorità estremamente attuale che riguarda tutti. Come rimettere in produzione le fabbriche? Come costruire processi di esproprio collettivo delle stesse? Come dotarsi di dispositivi comuni rispetto alla distribuzione dei prodotti e per il sostegno alla produzione autogestita? Questi i temi al centro della discussione da cui è emersa la volontà di dare continuità alla discussione, aprendo una fase di ricerca di una strategia comune, produrre un’inchiesta e una mappatura delle esperienze di autogestione e occupazione in Europa; oltre a lanciare una campagna collettiva di sostegno alle fabbriche recuperate a livello internazionale che vuole essere estesa, in particolare, a molte esperienze dell’America Latina.
Europa migrante – All’incontro hanno partecipato realtà italiane, greche, polacche e tedesche. Nel workshop si sono confrontate le esperienze di autorganizzazione e welfare dal basso, e si è discusso delle politiche europee, proponendo di fare rete per organizzare nuove pratiche comuni relative a diritto d’asilo, confini e cittadinanza. Dal workshop sono uscite molte proposte, tra diverse occasioni di incontro e mobilitazione da qui ai prossimi mesi, alla necessità di connettere sul piano comune europeo progetti e lotte riguardanti la questione delle migrazioni, non intesa come questione “a parte” o “settoriale” ma piuttosto come una dimensione centrale della lotta per la democrazia.
Processo costituente europeo – Il workshop è stato proposto da Fundación de los communes e DinamoPress, un momento di discussione che ha iniziato a districare la complessa matassa di problemi che ruotano attorno al tema del processo costituente. La Carta per la Democrazia scritta in Spagna è un esempio di come questi processi stiano vivendo all’interno dei movimenti europei: la Carta vuole essere uno strumento utile a costruire un processo aperto e multidimensionale che consideri l’importante distinzione tra processi materiali e formali e opporre al vuoto delle istituzioni rappresentative il pieno della democrazia reale. Come includere all’interno di questo processo la dimensione postcoloniale delle metropoli europee? Quale rapporto intercorre tra processo costituente e destituente? Come le lotte locali possono essere generalizzate a un livello più ampio per connettere esperienze metropolitane rompendo i confini nazionali? Come ricostituire l’Europa a partire dai suoi bordi? I contributi dalla Spagna, Italia, Polonia, Grecia e Romania hanno restituito una densa complessità e deciso di proseguire il dibattito attraverso meeting e seminari che si svolgeranno nei prossimi mesi, assumendo il problema della generalizzazione del dibattito sul processo costituente. Si è anche discusso della possibilità di costruire una serie di campagne che, a partire dalle lotte metropolitane e locali sia in grado di definire uno spazio costituente europeo.
Salute e sanità – Al tempo della crisi e della privatizzazione dei servizi e del welfare, la salute è violentemente sotto attacco. Negli ultimi anni, sono nati pratiche e percorsi di difesa in diversi paesi europei, connettendo lavoratori e utenti in una maniera inedita. Dall’Italia hanno partecipato al workshop tante realtà da Roma, Milano, Napoli e Padova che intervengono sul terreno del diritto alla salute; dagli altri paesi c’è stata un’importante presenza delle cliniche autogestite di Atene e Salonicco e della campagna spagnola Yo Si Sanidad Universal. Tra narrazione e confronto delle pratiche di resistenza e di riflessione nel campo della sanità si è arrivati alla volontà di costruire campagne e proposte a livello comune, uscendo dalla semplice dicotomia tra sanità pubblica e privata, ma interrogando quale spazio del comune è possibile costruire tra operatori della sanità e utenti, tra esperienze storiche del lavoro di cura e i nuovi spazi di autogestione nati con la crisi.
Diritto alla città – Le metropoli sono sempre di più terreno di accumulazione e saccheggio da parte del capitale e della rendita. Anche i grandi eventi, come l’Expo del 2015 a Milano per rimanere agli interventi italiani al workshop, si configurano proprio come dispositivi di cattura della ricchezza comune delle città, opportunità per la rendita e la speculazione. Servizi, spazi e vivibilità delle città come terreno di conflitto e ricomposizione, spesso a partire dalla riappropriazione di spazi, occupazioni di nuova generazione come a Roma il Cinema Palazzo e il Teatro Valle Occupato, che mettono al centro della propria azione proprio il diritto alla città. Al centro dell’incontro pratiche di creazione di comune e di resistenza da socializzare e costruire assieme.
Lotte territoriali – Le lotte contro le grandi opere e contro la devastazione ambientale in Italia (No Grandi Navi, Stop Biocidio, No Expo, No Muos e altre ancora) hanno incontrato le battaglie in altri paesi sugli stessi temi (Polonia, Romania, Grecia, Spagna, Germania). Territori e risorse sono sempre più al centro del saccheggio e della valorizzazione del capitale, passando sopra alle popolazione locali e ai processi democratici. Movimenti radicali e determinati si stanno dispiegando a partire da specifiche vertenze assumendo sempre di più valenza generale, riuscendo in processi di ricomposizione sociale robusti e mettendo spesso in crisi i progetti di lobby economiche e governance.
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