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Agosto; l'editoriale.

Creato il 01 agosto 2010 da Manuel
Agosto; l'editoriale.
GLI AVVENIMENTI PRINCIPALI DEL MESE APPENA PASSATO ERANO DUE. DEL TOUR SE NE SONO LETTE DI TUTTI I COLORI. DEL GIRO-DONNE POCO O NIENTE, MA ORMAI E’ ABITUDINE.
ABITUDINE CHE DIPENDE ANCHE DALLE OCCASIONI GIOCATE MALE.
L’impressione è che il ciclismo rosa sia seguito molto meno di quanto gli appassionati delle corse delle ragazze dicano o scrivano. Ma dall’ambiente stesso sono pochi gli sforzi per provare a dare un giro di vite al “movimento” rosa, per quella che è la promozione al pubblico. Hai voglia che l’atleta di primo piano vada in tivù (avvenimento mooolto raro), a dire; “Ehi, guardate anche noi!” se poi si sprecano occasioni. Poi anche la base di tutto, le cicliste, potrebbero aiutare ad attirare quel che serve per farsi sentire; i soldini. Come fai ad interessare il pubblico? Ti apri ad esso!
Presentare il Giro d’Italia solo agli addetti ai lavori è stata un’occasione giocata male per far conoscere il ciclismo rosa al pubblico. Il ciclismo femminile vuole veramente farsi conoscere, o è una frase messa lì per attirare attenzione? Avvicinalo alla gente tanto per cominciare, poi stai tranquillo che gli sponsor ci pensan loro ad avvicinarsi quando sentono odor di business.
Le foto che ormai riempiono il web (su Facebook a quintali), dovrebbero fare posto al ciclismo raccontato. Il ciclismo è diventato sport nobile, l’altro è la boxe, grazie ai racconti dedicati agli atleti. Nessuna disciplina ha mai avuto scrittori così famosi, come lo sport del ciclismo per farsi conoscere. Si lavori in questo senso anche con le ragazze. Quanti appassionati di ciclismo femminile sanno chi era Alfonsina Strada? Forse nemmeno tante cicliste. Non è sufficiente una foto per raccontare tutto quello che c’è intorno. Ed è un peccato, perché il ciclismo dell’altra metà del sellino ha diverse cose che varrebbe la pena raccontare.
Le atlete possono fare la loro? Possono regalare un po’ di pazienza in più verso la loro professione, visto che praticare ciclismo con serietà sfiora la professione. Con questo, è sbagliato andare a pretendere che una persona viva 23 ore su 24 per la bicicletta. Ma se in gara non ne azzecchi una, prima di cambiarti dopo aver finito la tua corsa, meno corse verso il telefonino per l’SMS e “lavora” altri dieci minuti a scambiare due parole con il diesse. Col tempo si migliorerebbero così le atlete, quindi il modo di correre, quindi ecco una qualità delle corse più alta.
Sperare che il ciclismo femminile diventi importante, vuol dire accettare che tra il pubblico e le atlete si materializzino quelle centinaia di transenne che i maschietti hanno sempre intorno. Lo vogliamo veramente così importante? Prima di farlo diventare grande, iniziamo con il renderlo migliore. Quest’anno al Giro si sono visti spogliatoi improvvisati a bordo strada, perché le ragazze potessero cambiarsi. Robe da matti!
Situazioni come queste (viste a Biadene dopo la crono del Giro), dovrebbero anche essere dette e resi note. Ma non per cattiveria. Per il motivo che altrimenti tutto viene preso così com’è, andrà sempre bene, e le cose che puoi rendere migliori con poco resteranno sempre lì, mentre quelle che non funzionano idem. Quindi anche chi del ciclismo rosa ne scrive spesso perché ha l’occasione di seguirlo di qua e di là, può fare la sua parte, ma se si raccontano solo le cose che funzionano si finisce con il suonarsela e cantarsela.
Credo che queste saranno le ultime righe che il sottoscritto metterà su questo sito, per quest’anno, sull’altra metà del sellino (anche se ci sono i Mondiali, dove l’FCI davanti alle tivù tornerà a voler bene alle ragazze, specie se porteranno ancora medaglie!). Come scritto poco sopra, lasciamo perdere il discorso del voler fare grande il ciclismo delle ragazze, e cominciamo con il cercare di renderlo migliore. Chi ci lavora, chi lo racconta, chi lo rappresenta con il proprio lavorar di gambe.

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