Ministri ed esperti da tutto il continente per discutere di acqua, energia, ICT, trasporti e filiera agroalimentare in occasione di un Summit promosso dall’Unione Africana in novembre
La Commissione dell’Unione Africana ha organizzato un evento (Africa Climate Resilient Infrastructure Summit) dedicato ai temi energia, acqua, infrastrutture di trasporto, ICT e agricoltura con la partecipazione prevista di più di 90 Ministri e 800 delegati dai 54 Paesi africani. L’obiettivo è di mettere in contatto i decision maker africani con investitori e operatori di tutto il mondo.
Agricoltura. L’Africa è l’area del mondo con la più vasta estensione di terre arabili non coltivate e il 65% della popolazione africana è coinvolta in attività collegate all’agricoltura. Eppure il Continente non è in grado di soddisfare il proprio fabbisogno e il costo delle importazioni agricole necessarie per la popolazione in continua e crescita e con abitudini cambiate (anche in regioni della crescente urbanizzazione) sono pari al doppio dei ricavi delle esportazioni. Serve un salto in termini di produttività e la sfida riguarda l’adozione di tecniche più moderne, lo sviluppo dell’irrigazione, la costruzione di impianti e infrastrutture logistiche adeguate (prima lavorazione dei prodotti, stoccaggio, trasporto). Tra le istituzioni maggiormente coinvolte nello sviluppo del settore la Nepad (www.nepad.org) a cui fa capo il programma di sviluppo agricolo africano (Common African Agriculture Development Program).
Sistemi idrici. Estese aree del Continente soffrono di siccità, un fattore che ha gravi conseguenze in termini di mortalità e malattie (dissenteria, colera, malattie epidemiche) e che colpisce anche la sicurezza alimentare (mancanza di irrigazione). Il problema richiede soluzioni in diverse aree che riguardano le infrastrutture (captazione, trattamento, canalizzazioni, reti idriche in aree urbane) e le tecniche e modalità di utilizzo.
Infrastrutture di trasporto. I Paesi africani sono caratterizzati, mediamente, dai costi di trasporto più elevati al mondo con un impatto negativo sulla competitività e anche su sviluppo e crescita dell’interscambio regionale e dei mercati locali. Molto spesso è più conveniente, per un Paese africano, importare dalla Cina che da uno Stato vicino. È stato calcolato ad esempio che la movimentazione di un container da Shanghai a Mombasa costa 600 dollari mentre per l’inoltro da Bujumbura (Burundi) a Mombasa (Kenya) e viceversa, ne servono 8mila. Il problema ha diverse radici: inefficienze nella rete aeroportuale, reti stradali inadeguate, scarsa sicurezza.
Energia. I dati sono evidenti: l’intera potenza istallata in Africa subsahariana è pari a 64 gigavatt, più o meno l’equivalen- te della rete spagnola. In pratica, nella regione, solo una persona su cinque ha accesso alla rete e i consumi pro capite, ammontano a soli 124 Kilovattora annui. In pratica un Kilovatt ogni tre giorni. La maggior parte dei Paesi soffre di periodici black out elettrici. In realtà il potenziale africano sia attraverso fonti tradizionali che rinnovabili è ancora molto vasto ma occorre lavorare su diversi fronti: interconnessioni, reti locali, nuove centrali, diminuzione delle perdite, regolamentazione delle tariffe e dei mercati.
ICT. L’obiettivo è di valutare gli interventi e le infrastrutture necessarie per consentire un utilizzo esteso di informatica e telecomunicazioni al servizio di diverse attività: grazie a informazioni mirate ed efficaci sono possibili forti incrementi di efficienza nei trasporti, nelle transazioni finanziarie e bancarie, l’erogazione di informazioni utili a diverse categorie, iniziando dagli agricoltori, l’introduzione di sistemi di pagamento efficienti nei servizi pubblici.
Fonte: Diplomazia Economica Italiana 9/14