Potremmo ribatezzarli "Gruppi di difesa del territorio". È questa la nuova sfida che si prospetta per i Gruppi di acquisto solidale: non più “solo” consumatori responsabili, oggi i Gas (non tutti, naturalmente: coesistono diversi gradi di “maturità”) chiedono di essere veri attori politici, intendendo per “politico” la capacità di esercitare un cambiamento, nel caso specifico un cambiamento del territorio. Lo strumento per raggiungere questo scopo è l’agricoltura. Fondamentale
per questo salto in avanti: una collaborazione stretta tra consumatori e produttori agricoli e, quindi, la nascita di comunità territoriali composte dai Gruppi di acquisto insieme alle reti contadine.
Motore del cambiamento
Cambiamento significa salvare le piccole aziende agricole del proprio territorio, che chiudono i battenti una dopo l’altra sotto i colpi della concorrenza dell’agroindustria, dei prezzi stracciati pagati dalla Grande distribuzione per i prodotti ortofrutticoli, della cementificazione selvaggia e della competizione del biogas. «L’esperienza dei Gas in questi anni ha dimostrato che il loro supporto può anche determinare la sopravvivenza di un produttore e la salvezza di un territorio», spiega Giuseppe De Santis del Des Brianza.
Basta pensare all’ormai famoso caso Tomasoni, il caseificio salvato dal fallimento dall’alleanza tra Gas e Mag2. O al progetto Spiga e madia, che ha permesso, grazie a una trentina di Gruppi di acquisto della Brianza, di ridare vita alla filiera del pane, ormai estinta in quella zona. Filiera corta e prezzo giusto, perché anche il prezzo è uno strumento di cambiamento se viene sottratto alle logiche di mercato e deciso sulla base di una equa e trasparente remunerazione di tutte le fasi.
I Gas possono essere attori politici e di cambiamento anche mobilitandosi contro gli interventi di cementificazione che mettono a rischio suolo e territorio agricolo, come hanno fatto i gruppi della Brianza contro il progetto della tangenziale Est di Milano che rischia di distruggere proprio il progetto Spiga e madia.
Ma produrre un cambiamento può anche significare “violare” le regole di selezione dei fornitori stabilite dai Gas pur di salvaguardare un pezzo di territorio. «È necessario – spiega Davide Biolghini, del Tavolo Res, Reti di economia solidale – che i Gas comprendano il ruolo che può giocare l’agricoltura per il cambiamento del territorio. Non ci si può più limitare ai “vecchi” discorsi secondo cui si acquistavano prodotti da piccoli agricoltori ovunque essi fossero, purché biologici. In Lombardia abbiamo la concentrazione maggiore di Gruppi di acquisto e la più bassa di agricoltori biologici. Per cui ci si rivolge a produttori di altre regioni, dicendo addio alla filiera corta e al proprio ruolo di attori del cambiamento del territorio. Nel Parco agricolo Sud Milano siamo partiti tre anni fa con produttori agricoli che non erano né bio, né solidali e neanche di alta qualità. Dopo numerosi incontri, oggi abbiamo 15 agricoltori che hanno effettuato un percorso di trasformazione della propria produzione e che soddisfano gli standard richiesti dai Gas. Questo significa prendersi carico del proprio territorio».
Produttori e consumatori
«Perché le scelte di consumo dei Gas abbiano un peso politico è necessario costruire un’alleanza con i produttori», aggiunge Giuseppe De Santis. Un’idea che si sta rafforzando tra i Gas: “lavorare” insieme, consumatori e agricoltori, per affermare un nuovo modello di agricoltura.
«A Kuminda si inaugurerà il primo Comitato di coordinamento per la terra e per il cibo a livello lombardo», spiega Davide Biolghini, del Tavolo Res. «Uno strumento di coordinamento tra consumatori e contadini responsabili affinché il tema delle nuove forme di agricoltura e quello della sovranità alimentare possano essere affrontati in modo più organico». «È fondamentale che i tavoli di lavoro abbiano un carattere locale e coinvolgano tutti gli attori di quel territorio – precisa Roberto Schellino, agricoltore, tra i coordinatori della campagna nazionale dell’agricoltura contadina – perché ogni zona ha esigenze e caratteristiche diverse».
E fondamentale è il ruolo delle reti contadine per raccogliere le istanze degli agricoltori. In Italia ne esistono diverse: Ari, Asci, Civiltà contadina Aiab. Una necessità di collaborazione tra produttori e consumatori che ha portato l’Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica) a coinvolgere i Gas nei propri processi decisionali.
«Abbiamo sempre pensato al biologico – spiega Andrea Ferrante, presidente di Aiab – come un modello attraverso cui il produttore cambia il rapporto con la terra e il modo di produrre. Ma non basta, è necessario anche che il consumatore cambi modello di consumo. Ed è fondamentale il rapporto tra produttori e consumatori».
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