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Agroalimentare, il made in Italy vende ma all’estero

Creato il 24 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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Le aziende vendono, all’estero ma vendono. Una via d’uscita dalla crisi dei consumi la trovano, con esportazioni che potrebbero valere un investimento per tempi di ripresa, anche non ci ricordiamo bene che cosa sia la ripresa.
Ma i consumatori? Scelgono la convenienza? Alcuni si accontenteranno di una qualità peggiore, qualcuno mangia di meno e lo dice.
C’era una volta il prezzo politico per i generi di prima necessità, messi dallo Stato democristiano fuori mercato. Era una bella cosa, perché permetteva di comprare pane e companatico. Vecchi ricordi ormai ridicoli.

Rapporto annuale Istat: si spende sempre meno per alimenti

“Una delle cause determinanti dell’attuale recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, è la caduta del reddito disponibile delle famiglie, che ha determinato una profonda contrazione dei consumi, anche alimentari”. Lo sottolinea Confagricoltura commentando i dati del “Rapporto annuale sulla situazione del Paese” dell’Istat.

Il Centro Studi di Confagricoltura calcola che, nel 2012, si è registrata una flessione in termini reali della spesa di beni alimentari del 3% (3,6 miliardi di euro in meno), il secondo calo per intensità degli ultimi sei anni (solo nel 2008 c’era stato una diminuzione peggiore). E dal 2006 si è perso praticamente il 10% degli “scontrini” delle famiglie, 13 miliardi circa che mancano nelle entrate delle imprese agricole e agroalimentari.

In questa situazione di calo dei consumi interni, le imprese agroalimentari – osserva Confagricoltura – puntano sempre più sull’export di cui si stima una crescita, nel 2013-2014, di oltre l’11%.

Il cibo, fino a pochi anni fa, non era messo in discussione. Su tutto si risparmiava tranne che sugli alimenti e sulla qualità da portare a tavola. Ora, il fenomeno che si registra – anche a causa della crisi economica – è una differente percezione, da parte dei consumatori, del rapporto prezzo/qualità per i beni alimentari; è un aspetto che preoccupa Confagricoltura “perché diminuisce l’attenzione verso il made in Italy, la tipicità, le vocazioni produttive del territorio”.

Confagricoltura ricorda che negli ultimi 5 anni si è assistito tra l’altro all’aumento delle famiglie italiane che privilegiano, come luogo di acquisto dei beni alimentari, gli hard discount (+2,5%): “Una crescita probabilmente dovuta proprio ad una maggiore attenzione alla convenienza, più che alla qualità”.

Fonte: Confagricoltura

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