Magazine Cultura
La voce limpida di un maschietto, uno di quelli che ultimamente mi sta dando delle belle soddisfazioni, ha ribadito: "Io lo so di cosa ho bisogno, maestra, di rivedermi le materie di studio"
Ecco io a proposito di questa discussione sui compiti sì, compiti no, non ho molte cose da dire, anche perché in questo blog ne ho già parlato tantissimo. Nel tempo ho cercato di inventarmi una strada, anzi l'abbiamo cercata con i colleghi, che insegnasse l'importanza di un impegno minimo anche a casa, attraverso il metodo si è cercato di evitare che fosse necessaria la presenza di un adulto durante i compiti almeno dalla terza, consapevoli del fatto che non sempre per chi lavora è possibile un lavoro di affiancamento. Abbiamo cercato di evitare le invasioni di campo nel tempo della famiglia e del bambino, non dando mai compiti di domenica e dandone pochi durante le vacanze e sempre sollecitando l'autonomia, cioè il fare secondo i bisogni. Abbiamo cercato di insegnare che ci sono impegni per tutti e in misura minima anche per i bambini, considerato che il tempo scuola normale non è sufficiente a garantire il consolidamente che servirebbe. Abbiamo lavorato tenendo presente la prospettiva del futuro scolastico, quando la richiesta di impegno a casa sarà maggiore.
Non sempre questo è bastato: ci sono bambini che continuano ad avere bisogno di aiuto nei compiti, ci sono perfino genitori che ritengono che i compiti siano troppo pochi, altri che non ne vorrebbero per lo stress che comportano. Ci sono coloro che apprezzano i compiti alternativi, come li chiama anche Profumo, ce ne sono altri che non ne colgono la correlazione con le materie di studio. Ci sono bambini che non amano i compiti e passerebbero il loro tempo a giocare o davanti alla tv. Ci sono bambini che non vedono l'ora di eseguirli e di portarli a scuola.
Non esiste un unica ricetta sui compiti, che tenendo conto degli obiettivi che la scuola si propone di far raggiungere e delle variabili individuali possa soddisfare pienamente la scuola, i bambini e le famiglie. Esistono situazioni come quella sopra da gestire di volta in volta, senza rigidità da parte di nessuno e soprattutto confrontandosi con le difficoltà, parlandone sempre e trovando la mediazione che soddisfi entrambe le parti. E non sono parti che stanno al lato opposto del tavolo come in una trattativa, al contrario entrambe siedono a fianco al bambino, si tratta solo di accordarsi sulle modalità più percorribili per la riuscita del progetto scolastico.
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